Off Stage Part 24

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Sicheng e Linchen scesero a salutare la madre e il nonno. Sicheng realizzò in quel momento che sua madre avrebbe avuto da ridire sul colore dei capelli, e si pentì di non aver aspettato ancora qualche giorno, almeno finché non avessero avuto la possibilità di parlarsi. Il messaggio di scuse che le aveva lasciato in segreteria era stato un buon inizio, ma avevano ancora molte cose da dirsi.

Stavano scendendo l'ultima rampa di scale quando il nonno sollevò lo sguardo verso di loro. Il suo volto si illuminò di un sorriso.

"È contento di vederci" riconobbe Sicheng con una certa sorpresa. Perché questo lo stupisse, non avrebbe saputo dire. A ogni modo la contentezza del nonno fu contagiosa, e Sicheng gli sorrise a sua volta. Nel sorriso del nonno aveva scorto le tracce del suo lato più dolce, quello di una persona la cui colpa più grande nei suoi confronti derivava da un sentimento positivo: l'orgoglio per il successo della famiglia. Un orgoglio esagerato, forse, che il denaro e la posizione sociale avevano reso ancora più eccessivo, ma pur sempre orgoglio per il suo nipotino.

Erano tutti lì, radunati nell'ingresso: i suoi genitori, il nonno, Jongseok, circondati da valigie, borsoni e quella che sembrava una cassa di vino. Sicheng e Linchen si fermarono sull'ultimo scalino. Per quando a lui non piacesse, ricevettero entrambi un abbraccio. A Sicheng toccò pure un bacio sulla guancia che lo face rabbrividire. <Stai benissimo.> gli disse il nonno.

Parole che costrinsero la madre di Sicheng, che per tutto il tempo aveva armeggiato con le valigie con il preciso obbiettivo di evitare lo sguardo di suo figlio, a girarsi verso di lui. Lo fissò a lungo, come se stesse cercando di capire cosa avesse di diverso.

<Sicheng...stai molto bene. Ti donano i capelli così.> disse infine. <Perché non ci abbiamo pensato prima?>

Sicheng decise di sorvolare su quel "abbiamo" e la salutò, anche lei con un abbraccio. Aveva un profumo diverso. Sedile d'aereo, o forse una nuova fragranza. <Bentornata.> disse Sicheng.

Sua madre si staccò. Indicò due borsoni per terra e si rivolse a Jongseok. <Quella è tutta roba da mangiare. Ingredienti speciali che si trovano solo a Shanghai, come diceva sempre la nonna. Abbiamo anche portato del vino di un nostro vigneto.>

<Cosa stiamo aspettando? Andiamo in tavola e stappiamo subito una bottiglia!> disse il nonno.

🎶

Per tutta la cena Sicheng si sentì addosso gli occhi di sua madre. Dovette resistere alla tentazioni di toccarsi i capelli.

Jongseok servì vari piatti cinesi.

<Sta arrivando l'inverno.> esordì il nonno. <Si sente. È nell'aria.>

<Se volete, dopo cena accendiamo il camino.> suggerì il papà di Sicheng.

<E come sono andate le lezioni di danza, Linchen?> chiese sua madre.

<Okay.> rispose lei, con aria poco interessata, impegnata ad allontanare sul bordo del piatto le cose che non gli piacevano.

<Okay?> ripetè il nonno. <Spero sia andata meglio di okay. Come procede la coreografia per lo spettacolo?>

<Lin si è esercitata tantissimo. Potete essere fieri di lei.> intervenne il padre di Sicheng.

Linchen posò il cucchiaio e diede al nonno l'attenzione che esigeva e la risposta che si aspettava: <Yuta ha detto che sono pronta. Che la coreografia la faccio già bene. E che mi aiuterà a renderla perfetta.>

Il nonno sorrise. <Ottimo. Poi bisognerà cominciare a pensare al concorso. Quanto prima dobbiamo invitare Yuta a cena. Voglio parlargli.>

<Anche Naomi?>

<Naturalmente.>

Sia Sicheng, che Linchen erano scontenti di questa  riposta, ma sorrisero comunque per non far sospettare nulla.

Finirono di mangiare. Sicheng si aspettava che la mamma e il nonno raccontassero qualcosa del loro viaggio, della famiglia della nonna, del momento in cui avevano sparso le ceneri. Non era passata neanche una settimana dalla sua piccola cerimonia al fiume Han, ammesso che la si potesse definire tale. Un settimana. Dopo più di tre anni che si erano trascinati praticamente tutti uguali, nel giro di una settimana era cambiato tutto, e nulla era più come prima.

Tranne sua madre e suo nonno. Loro erano esattamente come prima. Seduti lì, a parlare di Lin, delle sue lezioni, dei suoi prossimi impegni.

Sicheng osservò la sua famiglia, seduta attorno al tavolo.

La vita non poteva essere solo una scalata al successo, una continua dimostrazione di chissà cosa a chissà chi, secondo un'ipotetica, assurda tabella di marcia.

Lui voleva di più. Per se stesso. E per loro.

Posò il tovagliolo, deciso a chiedere a suo nonno di raccontargli qualcosa del viaggio. Ma in quel momento lui lo guardò, con quello sguardo affettuoso, visibilmente felice che fossero lì, e gli mancò il coraggio.

Era una bella cena. Non voleva rovinare tutto.

🎶

Quando tutti furono andati a letto, Sicheng mise, a volume basso, della musica. Aprì armadio e cassetti e tirò fuori ogni singolo indumento in suo possesso. Poi, con l'intero guardaroba ammucchiato su letto e pavimento, cominciò la selezione.

Provò ogni capo, fatta eccezione per maglie e felpe della divisa scolastica. Per ognuno di essi si guardava allo specchio e interrogava il suo riflesso, "sono io?".

Perlopiù, la risposta fu "no".

Stava facendo come Taeyong, che aveva svuotato il suo armadio dopo il divorzio dei genitori, anche se in quel caso l'obbiettivo era stato eliminare ogni riferimento al padre. Per Sicheng si trattava più che altro di capire ciò che per lui era importante, e ciò che non lo era. Come suggeritogli da Yuta.

Voleva gettare via, uno dopo l'altro, tutti gli strati che si sentiva incrostati addosso. Lì sotto, un giorno, avrebbe trovato la sua vita, quella vera, ad aspettarlo.

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Ahh, ci stiamo avviando verso la fine...
E io ho scritto a malapena due o tre mezzi capitoli per il sequel.
Ops, spoiler.

Comunque, voi siete già rientrati a scuola?
Devo ammettere che la mia prima settimana è andata piuttosto bene. Mi sento già più legata a questa nuova classe che a quella vecchia. Credo sia un miracolo.
Però ovviamente non potevano non fare di già figuracce. Per esempio ho saltato la prima lezione di educazione fisica perché non trovavo la porta da cui entrare. No, ma davvero, ne ho provate almeno cinque, la prima dava sul parcheggio sotterraneo mentre le altre quattro erano chiuse a chiave, pure quella di emergenza. Adesso ditemi, CHI CAZZO CHIUDE LE USCITE DI EMERGENZA A CHIAVE?!

Happy Hyunsuk Day!

Just Me, You, and the Music [Yuwin]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora