Off Stage Part 33

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Il weekend dello spettacolo, in casa Dong, l'agitazione era palpabile. Sicheng non aveva mai visto il nonno tanto teso per un'esibizione, tanto più che non si trattava di un concorso e quindi non erano previsti né vincitori né vinti.

Venerdì sera, a cena, il nonno fece il terzo grado a Linchen. La interrogò sui passi, su quante ora si era esercitata durante la settimana, e si accanì addirittura sui suoi capelli. <Entro domenica devi tagliarli.> aveva detto perentorio.

Lin si era girata verso la madre. <Devo?>

<A me veramente sembrano a posto, papà.> obbiettò lei.

<Con la frangia troppo lunga non vedrebbe niente.> La forchetta del nonno cadde rumorosamente sul piatto.

Sicheng serrò le labbra e cercò gli occhi di Lin, che però stava facendo di tutto per evitare il suo sguardo. Possibile che non gli andasse di ridere insieme a lui? Era una la cosa più assurda che il nonno avesse mai detto. La sua frangia arrivava a malapena alle sopracciglia, e inoltre non si era mai lamentato di questa cosa. Ma Linchen, cocciuta com'era, tenne gli occhi fissi sul piatto.

<Bene.> intervenne il padre, <Possiamo parlare di altro, per favore?>

Nessuno si informò sulla coreografia di Sicheng. A quanto pare, c'era una specie di tacito accordo di non parlarne di fronte a Lin e al nonno. In un paio d'occasioni, i suoi genitori e Jongseok gli avevano chiesto come stesse procedendo la preparazione, ma solo se erano soli. Per il resto, sembravano tutti impegnati a recitare una sorta di messa in scena collettiva.

Adesso, dopo un paio di settimane di relativa convinzione e serenità, l'ansia cominciava a farsi sentire. Da quando erano iniziate le vacanze natalizie, Sicheng aveva troppo tempo libero a disposizione.

Sabato, tra l'agitazione per l'imminente esibizione e il terrore di finire nell'ennesimo battibecco con qualcuno della famiglia, finì con l'aggirarsi per casa di soppiatto, cercando di non vedere né farsi vedere da nessuno. In mattinata uscì a fare shopping, nella speranza di riuscire a trovare la camicia giusta per presentarsi allo spettacolo, anche se poi si sarebbe dovuto cambiare.

La trovò in un negozio di abiti abbastanza economico non troppo lontano da casa sua. Era molto semplice, era di un color azzurro cielo che si abbinava perfettamente alla cravatta blu notte che aveva deciso di indossare per quell'occasione. Assomigliava molto alla camicia lilla che aveva messo alla cena dove aveva conosciuto Yuta per la prima volta, anzi, era identica, solo più pesante.

Sempre in quel negozio trovò un fermaglio argentato, impreziosito da alcuni diamanti, finti ovviamente. Non resistette e lo comprò per regalarlo a sua sorella, come portafortuna. Anche se in realtà non aveva idea di quando glielo avrebbe dato, considerato che lei continuava a evitarlo come un appestato.

Quel pomeriggio telefonò Taeyong.

Sicheng non rispose. Era in camera sua, coricato per terra con a fianco il cellulare, e stava cercando di concentrarsi sulla respirazione e di tenere l'ansia sotto controllo. E se Taeyong lo stava chiamando per dirgli quanto fosse pessimo come amico, beh... non era quello il momento giusto per sentirsi dire certe cose. Aveva già troppi pensieri che gli frullavano per la testa.

Il telefonino squillò di nuovo. Era Yuta.

Sicheng rispose con un: <Aiutami a non uscire fuori di testa, per favore.>

<Perché? cosa succede, tesoro?>

Il minore arrossì l'ennesima volta al nomignolo.

<Niente... é solo che non riesco a respirare, tutto qua.>

<Beh, si dà il caso che io prevedevo che avresti avuto qualche problemino di ansia. E... che ne dici di andare a prendere un caffè assieme?>

Just Me, You, and the Music [Yuwin]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora