<Non era poi così vecchia!> La madre di Sicheng, alta ben dritta davanti al bancone della cucina, sbatté una bistecca sul tagliere.<Era preistorica.> fece notare Sicheng scivolando nella dispensa tra al cucina e la sala da pranzo. Suo padre era seduto al bancone, su uno sgabello, accanto a Lin.
Insieme formavano una provvidenziale zona cuscinetto che separava Sicheng da sua madre. Si era già beccato una sgridata per non aver avvisato né i suoi genitori né il nonno, e neanche Jongseok, il loro domestico, che quel pomeriggio non era in servizio.
<Tanto non potevate certo resuscitarla.> Si era difeso Sicheng. Osservazione che sua madre non aveva affatto apprezzato.
Intervenne suo padre: <Sicheng ha ragione. A quell'età puoi andartene da un momento all'altro.>
<Aveva il collo tipo dinosauro.> aggiunse Linchen.
<Lin! Un po' di rispetto!> disse Sicheng.
<Scusa.>
Suo padre mandò giù un sorso di whisky mantre sua madre batteva la bistecca con il batticarne. Era stranissimo, ma da quando la Temnikova se n'era andata, era come se riuscisse a sentire il lavorio del cuore, polmoni e di tutti gli organi che lo tenevano in vita.
<Comunque sia non ci voleva proprio, non adesso.> disse sua madre. Mise la bistecchiera sul fuoco e si diresse con passo minaccioso verso Sicheng. Lui indietreggiò, allarmato, ma poi capì che non era lui il bersaglio della donna, bensì il calendario sulla parete della dispensa.
<Sette settimane.> disse lanciando un'occhiata al figlio. <Anzi no, in realtà sono sei e mezzo.>
Una delle tante aperture di spettacoli, spesso chiamavano Lin proprio per questo tipo di eventi.
"Mamma, vorrei farti notare che cercare di rianimare una persona vera per la prima volta non è così facile come sembra in TV", pensò Sicheng.
<Lin sarà prontissima, è già pronta adesso.>
<Certo che lo è. Adesso.> Sua madre tornò al bancone e adagiò la carne sulla bistecchiera. Fumo. Sfrigolio.
<Ma non lo sarà tra sei settimane se non la segue nessuno. E come faccio a trovare un insegnante ad anno già iniziato? Con le feste di Natale alle porte poi.>
<Mamma tranquilla, mi esercito da sola.> Disse Linchen.
<Cara, è solo una piccola esibizione.> disse loro padre, rigirandosi il bicchiere in mano. <Non è un concorso, riuscirà a cavarsela.>
Forse suo padre aveva dimenticato che nel lessico della loro famiglia il verbo "cavarsela" non era contemplato.
Quando un Dong saliva sul palco qualsiasi fosse la ragione non era sufficiente che riuscisse a cavarsela. Doveva fare molto di più.
<Subito dopo ci sarà il concorso internazionale di danza, come la mettiamo adesso.> Notò la donna. <Farò un giro di email stasera e ne parlerò con il nonno quando torna. Bisogna capire chi è disponibile e cominciare subito. Di sicuro non sarà il meglio sulla piazza.>
Sicheng si azzardò a fare qualche passo e si piazzò davanti al calendario.
<Lin potrebbe prendersi una breve pausa. Lo fanno in tanti. Pare che sia molto utile. E dop- >
<Perdonami Sicheng.> lo interruppe bruscamente la madre. <Ma tu sei proprio l'ultima persona che può dispensare consigli su questa faccenda.>
<Tesoro...> intervenne suo padre. Sicheng attese il seguito, di certo non si sarebbe fermato lì. Avrebbe preso le sue difese, o almeno ci avrebbe provato.
E invece no. Nulla. Come sempre.
<Mamma apparecchio?> chiese Lin.
<Ti do una mano.> disse Sicheng, seguendola nell'ampia ed elegante sala da pranzo.
<Apparecchiate per quattro, il nonno è a cena fuori.> disse la madre dalla cucina.
Considerato com'erano andate le cose quando era morta la nonna, non c'era da meravigliarsi se il nonno, dopo aver appreso della Temnikova, si era riguardato bene da cancellare tutti gli impegni per correre a casa. Certo, come no.
Una reazione glaciale che non aveva stupito nessuno.
Apparecchiarono con tovagliette e tovaglioli freschi di bucato, piatti piani, piattini da insalata, forchetta, coltello, cucchiaio e forchettine da insalata. Niente posate per il dolce, quello solo nei fine settimana. Bicchieri da vino per gli adulti. Bicchieri da acqua per tutti.
Nonostante l'accaduto, nonostante l'assenza del nonno, le consuetudini andavano rispettate. Non che di solito a Sicheng desse così fastidio. Però sarebbe stato piacevole, ogni tanto, poter fare come famiglie normali che dopo giornate come questa ordinano le pizze e le mangiano in cucina. E magari parlano tra di loro, e ammettono che accidenti, è davvero brutto e triste che una persona sia appena morta in casa loro.
<Ottimo lavoro Linchen!> osservò Sicheng, mentre controllava la tavola per la seconda volta. Con un panno eliminò le gocce d'acqua dal coltello da burro.
Jongseok non avrebbe mai permesso che un coltello non perfettamente lucidato andasse in tavola.
Lin, in piedi dietro una sedia, le mani posate sullo schienale, annuì. Sicheng le si avvicinò. Non era certo una tipa da lacrime facili, però accidenti!
Le Temnikova non c'era più. Semplicemente... non c'era più.
Come la nonna. Salvo che la nonna era la nonna. Quindi non era proprio la stessa cosa. Anche perché Sicheng non c'era lì, quando la nonna era morta. E adesso, dopo aver visto la morte da vicino, non riusciva a non pensare a quell'altra morte, quella che lui si era perso.
Passò un braccio attorno alle spalle della sorella e si abbassò per guardarla dalla stessa altezza.
<Mi dispiace per non essere riuscita a salvarla.>
<L'hanno detto anche i soccorritori Sicheng, non potevi fare niente.>
<Forse hai ragione.>
Sicheng si tirò su in piedi.
<Non sei triste? Neanche un po'?>
<Boh. Non so. Tu?>
<Mi viene da pensare alla nonna.>
Linchen annuì e si andò a sedere al suo posto.
Aprì il tovagliolo e se lo adagiò sulle gambe, con fare adulto e compostissimo. Da piccola non era mai stata disordinata. A tavola non l'avevano mai dovuta riprendere. Non aveva mai fatto capricci. Per i loro genitori, tutto ciò era motivo di orgoglio. Sicheng invece si domandava quanto fosse normale che una ragazzina di sedici anni si comportasse così, a lui non spiaceva che si lasciasse un po' andare.
Che si abbuffasse di dolci, che dicesse qualche parolaccia, che uscisse di nascosto per fare un giro con le amiche.
Ma a casa loro l'infanzia, così come il dolore, era considerata niente più che una fastidiosa parentesi. Un ostacolo che intralciava l'unica vera missione nella vita: dimostrare al mondo e a se stessi che non si è lì semplicemente a occupare spazio.
Giusto per non sentirsi sotto pressione.
Prese posto davanti a Lin e con un gesto estremamente teatrale dispiegò il tovagliolo. Così, tanto per strappargli un sorriso.
Forse doveva ringraziare che lui fosse una ragazzina perfetta. Se non altro poteva sentirsi libero di sbagliare per tutti e due.
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Ehi! Come va?
A qualcuno di voi piacciono gli Stray Kids? A me sì, non vero l'ora del loro nuovo comeback.
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Just Me, You, and the Music [Yuwin]
FanficDove Sicheng ha mollato la danza E Yuta è l'insegnante di ballo di sua sorella