Gabriel si era rintanato, come al solito, nell'immensa libreria del castello. Adorava rimanere seduto al centro di quella stanza enorme con un buon libro in mano e una tazza di tè, riscaldato dalle fiamma del camino, con la neve che cadeva leggera fuori dalla finestra. Quel posto gli comunicava un senso di pace e serenità unico: era il suo piccolo mondo personale dove poteva rifugiarsi dai problemi della vita reale per immergersi nei racconti che quelle pagine contenevano. Leggeva libri di qualunque genere: d'amore, storici, epici... qualsiasi libro gli capitasse sotto mano lo leggeva, lasciandosi conquistare dalle trame che si nascondevano in quelle pagine, come piccoli tesori in attesa di essere scoperti.
Voltò una pagina, continuando a leggere il libro poggiato sulle sue gambe: era un grosso tomo nero con il titolo scritto in lettere dorate. Era scritto in italiano, ma non aveva problemi con quello: fin da quando erano piccoli il padre si era premurato di insegnare loro a leggere, parlare e scrivere in italiano. Era la lingua madre della loro nonna e, il Duca, era cresciuto con quella lingua per alcuni anni. Victoria e Gabriel lo sapevano parlare in modo fluente, così come l'inglese, e, spesso, la usavano come una sorta di "lingua segreta": se dovevano dirsi qualcosa di segreto o, qualche volta, dovevano sparlare di qualcuno usavano l'italiano perché nessuno lo sapeva parlare. Certe volte anche il padre e la Duchessa Madre li assecondavano, nonostante i primi tempi li scoraggiassero nello sparlare di alcune persone in una lingua che non conoscevano. Ma d'altronde, se non puoi combatterli unisciti a loro. E così avevano fatto.
Prese la tazza di tè e ne bevve un sorso, senza però staccare gli occhi dalle pagine del libro. La trama lo aveva letteralmente conquistato, tanto che non si accorse che qualcuno era entrato nella libreria. Quando una mano si posò sulla sua spalla, sussultò per lo spavento. Alzò di scatto la testa e scoprì che si trattava solo di sua nonna.
"Scusa tesoro, non ti volevo spaventare" si scusò la Duchessa Madre con un sorriso. La donna si allontanò da lui e si sedette sull'altra poltrona.
"Cosa ci fai qui?" le chiese Gabriel in italiano. Raramente, dopo la morte del marito, sua nonna parlava in inglese. Certo, lo parlava fluentemente, ma preferiva rivolgersi al figlio e ai nipoti in italiano in parte per insegnarglielo e in parte perché le ricordava casa.
Era nata e cresciuta nella bella Venezia, figlia di un ricco mercante aveva attirato l'attenzione di suo nonno: Hades di Angelo, Duca di Highlands. Hades si era perdutamente innamorato di lei, sentimento corrisposto anche da Maria e, dopo alcuni mesi, convolarono a nozze. Fortunatamente il Duca aveva una seconda residenza a Venezia, così poté passare alcuni anni in Italia con la moglie mentre alcuni suoi consiglieri gestivano il castello in Scozia. Non passò molto tempo prima che arrivasse il loro primo figlio: era un maschietto, per la felicità del padre, e lo chiamarono Nicholas che, in futuro, sarebbe stato conosciuto come il Duca Nero. Due anni dopo ebbero un secondo figlio: una femmina di nome Bianca. Quattro anni dopo decisero di tornare nel castello in Scozia e far conoscere ai sudditi i due piccoli eredi. Un anno dopo Maria diede alla luce l'ultima discendente dei di Angelo: la piccola Hazel.
"Sono venuta a vedere dove ti fossi nascosto e devo dire che la ricerca è stata piuttosto semplice" rispose la donna con un sorriso, indicando con un blando gesto della mano la libreria.
"Mi conosci bene, allora" Gabriel rispose al suo sorriso, arrossendo leggermente.
"Sei il mio nipotino, è ovvio che ti conosca bene"
"Nonna non sono più piccolo! Puoi smetterla di chiamarmi nipotino!" protestò il ragazzo, facendo ridacchiare Maria.
"Per me sarai sempre il mio nipotino" ribatté lei facendo sbuffare Gabriel "Comunque, tuo padre nel pomeriggio deve andare in paese e voleva sapere se tu e Victoria volevate andare con lui. Ho appena parlato con tua sorella e mi ha detto che vuole rimanere qui. Tu cosa vuoi fare?"
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Duca Nero (Solangelo)
FanfictionLe impronte sulla neve si confondevano tra loro: gli zoccoli dei cavalli, le zampe di Sirio durante l'attacco e le impronte degli stivali si mescolavano tra loro senza un senso logico. Grandi chiazze di sangue si erano allargate sotto i freddi cadav...