Il Duca scrisse velocemente la risposta alla sorella, raccontandole a grandi linee i fatti accaduti quella mattina, glissando però sull'identità delle vittime. Non voleva rischiare che quella lettera potesse finire nelle mani sbagliate: molti scozzesi sarebbero stati più che felici di presentarsi alle porte del suo castello per uccidere i due Principi. Le raccontò alcuni aneddoti avvenuti in quelle settimane, confermando poi la loro presenza il giorno di Natale. Mentre era intento a scaldare la ceralacca rossa per chiudere la busta, un picchiettio alla finestra lo distrasse. Tolse la ceralacca dalla fiamma della candela, poggiandola su un foglio di carta perché non sporcasse la scrivania, e alzò gli occhi verso la finestra. Sorrise quando vide il suo girfalco appollaiato sul davanzale. Si alzò e lo fece entrare, rabbrividendo quando una folata di vento gelido entrò nella stanza, e il rapace volò dentro per poi atterrare sul bracciolo della sedia.
"Mi domandavo dove fossi finito" disse il Duca tornando alla scrivania, prendendo posto sulla sedia. Altair, per tutta la risposta, arruffò le piume bianche ed emise un debole verso, scrollandosi poi i piccoli fiocchi di neve dalla schiena. L'uomo sorrise e riprese in mano la ceralacca, la fece sciogliere ne fece colare un po' sulla busta, imprimendo poi l'anello col sigillo su di essa. La poggiò su un lato della scrivania per farla asciugare e abbassò lo sguardo sul girfalco: un magnifico rapace dalle piume bianche come la neve, piccole macchie nere gli chiazzavano la schiena e le ampie ali. Le robuste zampe finivano con dei lunghi e affilati artigli neri, mentre il becco ricurvo era bianco come le sue piume. Gli occhi intelligenti, neri come quelli del padrone, scrutavano la stanza con circospezione.
Il Duca accarezzò piano il petto dell'animale con le nocche di due dita, osservando come Altair socchiudesse gli occhi a quelle carezze. Un nuovo bussare alla porta disturbò la tranquillità nello studio.
"Avanti"
"Signore, perdoni il disturbo, ma c'è una carrozza ai cancelli e chiede di entrare" disse Isabelle, aprendo appena la porta.
"Fatela entrare e avvisate la guardia carceraria di portare fuori il prigioniero" ordinò il Duca, senza smettere di coccolare Altair.
"Sì, mio signore. E... vi ho portato il guanto di cuoio. Ho visto il falco volare qui e ho pensato..."
"Mia cara Isabelle, cosa farei senza di voi?" disse il Duca con un sorriso, alzandosi dalla sedia per prendere il guanto da falconiere "Siete una manna dal cielo"
"Grazie, mio signore" mormorò la donna, arrossendo.
"Dico solo la verità" rispose l'uomo, tornando verso la sedia e, battendo il braccio destro con la mano per far segno al falco. Altair spalancò le ali e le batté una volta, aggrappandosi al braccio del padrone "Isabelle, più tardi, potresti spedire questa lettera a mia sorella Bianca?"
"Certo" il Duca pose la busta alla donna ed entrambi scesero e l'uomo uscì nel cortile e attese l'entrata dalla carrozza. I piccoli fiocchi di neve si impigliavano nella chioma corvina dell'uomo e sulla lunga giacca nera che indossava. Altair arruffò le piume e si mosse sul braccio del padrone, artigliando il guanto con le zampe possenti. Pochi minuti dopo una carrozza blindata trainata da quattro cavalli fece il suo ingresso, fermandosi davanti al Duca. Il cocchiere scese e andò verso il fondo della carrozza, aprendo le pesanti porte per accogliere il prigioniero.
"Ci avete chiamato per scortare un prigioniero, vero?" chiese l'uomo, burbero. Un cappello a tesa larga gli copriva buona parte del capo, il corpo era avvolto da un logoro mantello nero.
"Sì, ho dato l'ordine di portarlo qui" rispose pacatamente il Duca, accarezzando piano la schiena del falco. L'animale apprezzò le carezze, ma non perse di vista i movimenti del nuovo arrivato. Poco dopo due soldati scortarono il Cavaliere, le mani legate tra loro davanti a sé. L'uomo fece segno alle guardie di caricarlo sulla carrozza e quelle ubbidirono, chiudendo poi le pesanti porte.
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Duca Nero (Solangelo)
FanficLe impronte sulla neve si confondevano tra loro: gli zoccoli dei cavalli, le zampe di Sirio durante l'attacco e le impronte degli stivali si mescolavano tra loro senza un senso logico. Grandi chiazze di sangue si erano allargate sotto i freddi cadav...