- Cap. 3

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"Per chi intraprende cose belle,
è bello soffrire,
qualsiasi cosa gli tocchi."
Platone

POV ALLIE

Alzo lo sguardo sorpresa, ritrovandomi di fronte l'espressione scocciata del professor Downey, il mio insegnante di filosofia e storia. Inclina la testa con un mezzo sorriso, vedendomi spaesata davanti ai suoi libri sparsi per il pavimento. I suoi occhi castani sembrano brillare dietro le strette lenti degli occhiali mentre le sue mani corrono veloci sulle maniche dell'elegante giacca firmata per spazzolare eventuali granelli di polvere; scivolano subito sui fianchi e si infilano con noncuranza nelle tasche dei pantaloni aderenti.
"Oh, signorina Taylor, per un momento l'avevo scambiata per il professor Hull, di solito è lui che mi fa cadere sempre tutti i libri per i corridoi..." afferma, liberando una leggera risata che sembra far vibrare il suo petto fasciato dalla camicia.
"O forse è lei, professore, che non guarda mai dove sta andando" lo contraddico con un sorrisetto, piegando la testa per imitare il suo divertito gesto di prima.
"Non mi perdo ad osservare l'ondata di noiosi studenti mentre sto leggendo."
Mi guarda ancora, muovendo le labbra e poi serrandole per forse trattenere una risatina.
Il suo sguardo insistente mi spinge ad abbassare gli occhi, questi però, involontariamente si posano sulla leggera barba castana del suo mento e lungo la mascella forte. Li sposto ancora, analizzando la pelle scoperta lungo il colletto sbottonato della camicia e la parte di petto lasciato intravedere dai primi bottoni aperti.
Dio Allie, cosa ti prende questa mattina? Prima Reed e ora lui? Tieni a posto quello sguardo!
"Allora? Vuole raccogliermi i libri o devo chiederglielo?" continua ancora con quell'espressione insistente dipinta sul volto. Si sposta con una mano il morbido ciuffo sulla fronte liberando un sospiro, mentre mi inginocchio ai suoi piedi per raccogliere i volumi.
"Anche gli appunti, sono volati da quelle parti..." seguo la punta del suo indice per scovare dei fogli sotto un armadietto sulla destra.
"Professore, ho lezione, devo andare..."
"Taylor? Prima le mie cose, poi tutto il resto."
Mi chino esitante accanto al mobiletto, traballo un po' sulle ginocchia e afferro l'anta per non cadere.
"Via, lasci perdere, faccio io."
Con agilità si sporge sotto il mobile, dandomi un colpo con il posteriore fasciato di nero. Quasi sussulto quando vedo quelle rotondità così vicine al mio viso e la stoffa dei suoi pantaloni tirarsi sulle cosce e sui fianchi evidenziando le forme.
Parliamoci chiaro. Questa notte non ho chiuso occhio e adesso sto fissando intontita il sedere del mio professore di filosofia di quanti? Cinquantuno, cinquantatré anni?
Sento qualcuno fischiare poco lontano.
"Ti piace Allie eh?" è Peter, un ragazzo di un anno più di me, con il quale frequento il corso di letteratura. Siamo usciti insieme qualche mese fa, ma non funzionava e non ho più accettato di andare al cinema con lui.
"Che cosa le piace?" domanda subito Downey, tirandosi sù da quella scomoda posizione con gli appunti stretti tra le mani e il ciuffo scompigliato sulla fronte.
"Niente. Ah, il suo libro, lo stavo sfogliando." mi rigiro tra le mani il volume, affrettandomi a leggere il titolo.
'Ai tempi di Platone' poi glielo porgo con un sorriso imbarazzato.
"Se le interessa posso prestarglielo signorina, come vede ne ho molti altri da leggere..." indica distrattamente la sua borsa traboccante, poi, con noncuranza, si tira i capelli all'indietro per sistemarli.
"Ok, la ringrazio, ora vado."
"Sì, a dopo, abbiamo compito se non sbaglio vero?"
"Sì, certo."
Compito?
Ma che diavolo, quale compito?
Perché non pensa a Platone quello invece di fare verifiche?
Mi dirigo di corsa verso il laboratorio, maledicendomi per aver dimenticato il compito e aver fatto ritardo. I corridoi sono ormai deserti e la porta dell'aula è socchiusa.
La spalanco di colpo, sorprendendo la Baron nel bel mezzo della lezione. Ha già distribuito i microscopi e assegnato i lavori.

Senza scusarmi mi siedo lontano dalla cattedra, attraversando l'aula con il suo sguardo puntato contro

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Senza scusarmi mi siedo lontano dalla cattedra, attraversando l'aula con il suo sguardo puntato contro.
"Un altro ritardo Taylor e la spedisco diretta dal preside, ci siamo intesi?"
Annuisco con vigore, prestando in realtà poche attenzioni alle sue parole. George e Betty mi fissano sconvolti seduti dietro  il mio banco.
"Cosa c'è?" sussurro rivolta a Betty, afferrando il microscopio e trascinandolo verso di me.
"Hai due occhiaie tremende... ti senti bene Allie?"
"Sto alla grande, abbiamo compito con Downey dopo? Su che cosa è?"
"Anassimandro, te lo sei dimenticato?" George mi fissa ancora più sbigottito di prima, sporgendosi verso di me per non farsi sentire dalla Baron.
"No, no, è solo che non ho avuto tempo per studiare ieri, comunque mi ricordo l'argomento."
Betty lascia cadere il vetrino sul banco con perplessità, io mi volto in avanti per non vedere le loro espressioni incredule.
So a cosa stanno pensando. Non è da me venire a scuola senza aver studiato per una verifica. Non è da me fare molte cose in realtà: non scusarmi con la Baron per il ritardo, non dormire la notte e nemmeno isolarmi dai miei compagni di corso.

Anassimandro concittadino e contemporaneo di Talete, nacque nel 611-610 mi sembra...
Volgo una rapida occhiata alla pagina del libro di testo mentre mi dirigo in fretta e furia nell'aula di filosofia. E morì nel 547-546. Anch'egli uomo politico e astronomo, è il primo autore greco di cui ci siano pervenuti gli scritti filosofici e sì, mi ricordo.
Continuo a sfogliare le pagine con energia quando un suono improvviso mi distrae. Ho dimenticato di spegnere il telefono. Borbotto tra me mentre lo estraggo dalla tasca, ma un messaggio attrae inevitabilmente la mia attenzione.

SPAZIO AUTRICE
EILÀ
Che roba sarà sto messaggio?
Casini in arrivo?
Votate o commentate se vi piace la storia e nulla
Al prossimo capitolo
Minea

Robert in questo capitolo, più o meno.

Robert in questo capitolo, più o meno

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