- Cap. 28

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"È a causa del sentimento
della meraviglia
che gli uomini ora,
come al principio,
cominciano a filosofare."
Aristotele

POV ALLIE
Due settimane dopo.

Allungo il braccio e lo avvolgo attorno alla sua vita, abbassando la mano accarezzo il fianco e, con calcolata lentezza, infilo le mani sotto la sua maglietta, sfiorandogli la pelle calda e sentendolo sussultare al tocco.
I nostri respiri sono l'unico rumore che percepisco nella notte, a volte si mescolano al fruscio delle coperte o al rumore dei clacson lontani; le stelle sono alte fuori alla finestra, illuminano il 'qualche posto' rischiarando i nostri corpi vicini e le coperte leggere.
Robert si muove al mio fianco, allarga la mano sulla mia pancia e mi avvicina a sé, avvolgendo il braccio attorno alle mie spalle e infilando le dita tra i miei capelli. Vegliamo entrambi, forse da ore, nel silenzio della notte, muti per non turbare quella serenità, e mi domando, se i pensieri di Downey corrano attorno al calore del mio corpo ed imitino i miei.
Sospira al mio fianco, respirando sulla mia guancia e schiacciando le labbra sulla mia pelle. Il suo cuore batte accelerato nel suo petto, forse cercando di non dimenticare i limiti del nostro rapporto, gli stupidi ruoli e di non fraintendere l'abbraccio...
Se solo si lasciasse andare una volta per tutte e mi dicesse qualcosa.
Qualcosa di quella volta e delle nostre strette, degli sguardi e delle notti calde dei nostri corpi; la mia voce freme di rivolgersi a lui e di parlargli ma chissà, forse Robert nasconderà tutto e negherà ogni cosa.
Affondo il viso nel suo petto, respirando il suo odore maschile e fumoso e cogliendo l'attimo.
Se solo l'attimo durasse più di una notte e si lasciasse afferrare anche di mattina invece di lasciare il letto vuoto e le coperte gelide: Dio, che attimo sarebbe, l'attimo di una vita traboccante di euforia.
Raggiungo con la mano i suoi capelli scomposti sul cuscino, lisciandoli tra le dita ed accarezzando la nuca. Downey mormora qualcosa, solleva la mano e sfiora il mio volto.
"Dormi Allie, forza, che cosa aspetti?"
Quasi immagino di vedere il suo sorriso soddisfatto nella notte, le labbra schiuse e gli occhi luminosi.
Sospiro sulla stoffa della sua maglietta, sentendo un leggero formicolio sotto il naso e il petto vibrare.
"Mi leggi qualcosa?"
"È notte fonda, davvero vuoi farmi leggere?"
Ridacchia sollevando un poco la testa, ignorando quella situazione e fingendo normalità nell'abbraccio.
"Per favore..."
"Va bene, ho capito."
Lo sento allungare la mano ed accendere la lampada sul comodino, un secondo e la stanza è rischiarata dalla flebile luce, appare così piccola e intima, le nostre gambe scomposte sotto le lenzuola e il pavimento ricoperto di libri.
Mi aggrappo istintivamente a lui, afferrando il suo bicipite muscoloso e avvinghiando le dita; Robert prende un libro sulla coperta accanto a lui e lo apre al segno tenuto da un foglio di appunti.
"L'anima sussiste quale principio degli esseri viventi; l'indagine sull'anima reca grande contributo alla scienza della natura, e si pone tra le più degne forme del sapere..." inizia, con voce profonda e sospirata.
"Obbiettivo della ricerca è conoscere l'essenza e le proprietà dell'anima; raggiungerlo, è arduo: si presentano questioni di metodo, si frappongono difficoltà nel puntualizzare e circoscrivere i problemi, nel dare loro soluzione certa."
Rilasso la testa sul cuscino e non faccio difficoltà a chiudere gli occhi, cullata dalle sue parole.
"È necessario definire a quale categoria l'anima appartiene; stabilire se essa esiste in potenza o in atto perfetto; se è divisibile o indivisibile..."
Respiro profondamente accanto a lui, sentendolo rilassato e perfettamente a suo agio tra le pagine del libro, quasi non mi accorgo, immobile con il suo braccio attorno alla vita, che di tanto in tanto controlla il mio respiro.
"... se tutte le anime sono o no della stessa specie, e se si dà dell'anima un'unica definizione."
All'improvviso Downey si ferma, con gli occhi serrati aspetto che posi il volume al lato del materasso e che spenga la luce. Prima di farlo un cigolio del letto mi fa presumere che si sia chinato sopra di me con il busto per accertarsi che stia realmente dormendo.
Socchiudo le labbra e tento di respirare profondamente, lui, forse soddisfatto, si sistema sotto le coperte.
Percepisco il suo respiro sulla fronte, e poi, un calore improvviso, come se si fosse accostato a me più del dovuto; lo sento spostarsi lentamente e avvicinare il viso al mio, solo adesso mi rendo conto che la sua guancia è umida, come bagnata dalle lacrime: trema leggermente e sfiora le mie labbra con le sue.
Mi sforzo di restare immobile e di non ricambiare il bacio quando inizia a leccarle dolcemente, ho una paura tremenda di spaventarlo o ancor peggio di farlo allontanare e perciò serro le mani attorno alle lenzuola, sperando che non si accorga di niente.
Una lacrima nel buio scende dalle sue ciglia e scivola sulla mia mandibola, sta piangendo, proprio sopra di me, ed io, con le labbra sulle sue e un nodo allo stomaco, non ho proprio idea di cosa fare se non fingere di dormire.
Continua a baciarmi lentamente, senza far pressione con la bocca forse per paura di svegliarmi e solo quando un flebile singhiozzo lo scuote si allontana bruscamente. Faccio finta di nulla, continuando a respirare profondamente, Robert, con un doloroso sospiro, si piega nuovamente e continua a bagnare il mio volto di nuove lacrime con il suo lento bacio.
Quasi cedo alla voglia di spalancare gli occhi e saltargli addosso, ma quel pianto silenzioso quasi mi annulla nel pensiero di farlo soffrire quando le stelle sono alte.
Forse non sono proprio io a farlo star male, forse è l'intera situazione, il carpe diem, la vita o il 'qualche senso' nel 'qualche posto'. Forse è la notte a farlo piangere, o magari le mie labbra socchiuse o il De Anima* di Aristotele, la solitudine o il freddo quando le coperte sono vuote, la mancanza della mente e il desiderio del corpo.
L'unica cosa bella delle mie giornate ora sta pensando chissà a quale tortura e non riesce a vedere una via d'uscita; lui, il professore di filosofia che per i corridoi appariva invincibile con i suoi libri sotto braccio, lo sguardo sognante e perso in forse mille riflessioni.
Proprio lui, che sembrava possedere una filosofia solida e stabile, elegante e spiritosa nei suoi modi e gentile nei gesti, sicura nella sua andatura e nelle sue idee.
Non riesco a capire se quelle lacrime mi facciano sentire persa oppure se la mia mente, troppo eccitata per prestarvici attenzione, sia più concentrata sulla sua lingua contro il mio labbro inferiore.
L'unica domanda che compare davanti alle mie palpebre abbassate è confusa ed emozionata.
Chissà quante volte mi ha baciato di nascosto in quelle due settimane mentre ero avvolta nel sonno e non me ne sono mai accorta.

*De Anima, trattato di Aristotele.
I pezzi che Robert legge nel capitolo sono presi dalle prime pagine del libro

SPAZIO AUTRICE
HEHE
GIÀ ALLIE
CHISSÀ QUANTE VOLTE LO HA FATTO E TE COME UNA CRETINA DORMIVI.
Capitolo colmo di roba di Aristotele che nonostante tutto non è tra i miei preferiti
(volete mettere con Platone eh)
Comunque
tutti a leggere il De Anima susu
(scherzo è una pizza, dopo il libro secondo mi so addormentata)
COMMENTATE O VOTATE PERFAAAVOO
A PRESTO
MINI

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