"E non ho voglia di essere triste oggi."
POV ALLIE
Abbiamo imboccato una strada periferica e ci stiamo allontanando dal centro di Londra.
Scosto la schiena dal sedile, affacciandomi al finestrino e percependo la velocità contro il vetro.
Sospiro pesantemente, non riuscendo a trattenere un sorriso e volto nuovamente la testa.
Il professore sta ingranando la marcia pronto a svoltare all'angolo; incrocia il mio sguardo e abbozza un'espressione imbarazzata.
"Stai bene, Allie?"
Annuisco, soffermandomi sui lineamenti del suo volto.
"Dove sei nato?"
Lui sobbalza alla domanda
"Non te l'ho mai detto? Sono di New York, dall'altra parte dell'oceano, la grande mela..."
Alza le spalle e ridacchia, io, contagiata dal suo buon umore, lo imito.
"Non credere, basta sentirti parlare per capire che sei statunitense, Downey..."
"Robert." mi interrompe, rivolgendomi di scatto la testa e correggendomi.
"Chiamami Robert."
Il mio sguardo è attratto inevitabilmente dalle sue pupille scure, brillano risaltando sulla stoffa chiara della sua camicia, illuminandogli il viso di una malinconica luce.
"Sì, scusa."
Continua a fissarmi, in attesa di qualcosa. Le auto ci sfrecciano accanto sulla carreggiata e per un attimo temo possano venirci contro.
"Robert."
Solleva le guance e apre la bocca soddisfatto, mostrando un ghigno sfacciato che mi fa girare la testa.
"Hai dormito bene stanotte?" continua lui, forse facendosi travolgere dal l'euforia del momento.
Quasi avvampo presa alla sprovvista: la frase mi ha spiazzato, anche se, inconsciamente, non vedevo l'ora di sentirla dalla mattina. Forse avrei preferito che me la sussurrasse all'alba tra le coperte calde, avrei mugolato qualcosa con un sorriso felice e lui avrebbe capito e soffiato sulla mia pelle, circondato le spalle nude e baciato il collo.
Perché si è alzato?
All'improvviso quella domanda sorge spontanea nella mia testa e quasi mi stupisco di non essermela posta prima.
Perché non ha aspettato che mi svegliassi accanto a lui?
"Avevi da fare qualcosa stamattina?"
Lo interrompo, facendo scivolare via il suo sorriso malizioso.
Downey alza le spalle e indica qualcosa sul sedile posteriore.
"Sono andato da tua madre, volevo prendere i tuoi libri di scuola ma lei mi ha mollato anche altra roba tua, i vestiti e il resto, così ho caricato tutto in macchina... ah, siamo arrivati."
Mi stupisco nel vederlo parcheggiare al bordo di una strada deserta, ampia e solitaria si affaccia su uno strapiombo immerso nella natura, circondato da alberi e coronato di arbusti sembra una spezzato di campagna ai margini della città.
Il professore frena bruscamente sull'asfalto e poi scende dall'auto, infilando elegantemente le mani in tasca e soffermandosi ad ammirare un pittoresco edificio proprio ai limiti dello strapiombo.
"Lo vedi quello?" dice, avvicinandosi a me e indicando le finestrelle del locale.
"È il fast-food migliore d'Inghilterra, gestito da veri americani..."
Scoppio a ridere, portandomi la mano alla bocca e piegando la testa.
Lui, fingendo di non comprendere il mio divertimento, alza le spalle scettico e mi fissa.
"Abbiamo fatto tutta questa strada per un hamburger?" riesco a dire tra le risate.
Robert, aggiustandosi la camicia e mostrandosi infastidito, fa schioccare la lingua ed inizia ad allontanarsi.
"Allora non vieni?"
Lo guardo entrare dall'ingresso, impettito e arrogante sembra sorridermi prima di sparire all'interno.Il posto sembra accogliente, forse un po' trascurato nella scelta dei colori delle pareti e dei tavoli ma in compenso molto intimo e soprattutto deserto.
Già, deserto, Downey, poco gettonato per essere il miglior fast-food di Inghilterra vero?
Penso con un sorrisetto, mentre lo guardo sporgersi sul bancone per chiamare qualcuno.
I miei occhi scorrono sulle sue natiche e per la prima volta senza imbarazzo, lascio che Downey si accorga del mio interesse per le sue curve. Lo vedo sorridere maliziosamente mentre, all'improvviso un anziano signore spunta fuori dal retro e ci invita a sedere.
"Che cosa vi porto?" domanda, tirando fuori il blocchetto e una penna dal taschino del grembiule.
Robert si sistema sul divanetto davanti a me e, dando un rapido sguardo al menù sul tavolino, sembra decidere subito.
"Cheeseburger per me, doppia porzione di patatine e poi uno di questi frappé con la panna... Allie?"
"Lo stesso."
Guardo il signore allontanarsi e l'espressione soddisfatta sul viso del professore.
"Cosa c'è?" chiede scrutandomi divertito.
"Nulla è solo che, insomma, non ti facevo persona da hamburger e patatine..."
"No?" alza un sopracciglio dubbioso prima di domandare ancora.
"E come mi facevi?"
Sollevo gli occhi, incrociando il soffitto crepato e immaginando il professore seduto ad un elegante tavolo, lo smoking stretto in vita e un tovagliolo bianco sulle gambe, con il viso, avvolto da un'espressione assorta e disinteressata, adagiato arrogantemente sul palmo della mano.
"Mi accorgo quando stai fantasticando su di me, lo sai?" sussurra, sporgendosi con il busto e sfiorandomi le guance con il respiro.
Ridacchio cercando di nascondere il nervosismo.
"Ti stavo immaginando seduto in una sala da tè, in realtà, niente di interessante..." dico facendo spallucce.
"Uh capisco, sono anche tipo da sale da tè comunque, circoli eleganti e noiosi, ristoranti di lusso... camere da letto sfarzose..."
Deglutisco, presa alla sprovvista, tentando in ogni modo di trattenere la fantasia mentre lui mi provoca spudoratamente.
Tira un ghigno malizioso e con calcolata lentezza infila in bocca una metà di un grissino.
"Ecco le ordinazioni."
Mi lascio apparecchiare, inebriata dal profumo del cheeseburger mentre lo sguardo di Robert si fa insistente sulla mia pelle.
Divertita cerco di non dargli soddisfazione e inizio a magiare.
"Allora com'è? Ti piace?"
Annuisco con la bocca piena e con un colpo svuoto il contenitore di patatine sul vassoio.
"Ma che fai?" brontola lui con una mezza risata ed io, fingendo uno sguardo colpevole, sollevo gli occhi intimidita.
Allungo le braccia verso di lui e di scatto rovescio anche il suo sacchetto, seminando sale e patatine ovunque.
"Allie ma dai! Se fossimo a casa mi prenderei la rivincita!"
Entrambi sussultiamo al suono di quella frase.
"Cosa faresti se fossimo a casa?" chiedo in un sussurro, fissandolo immobile con le mani sul tavolo.
Dai, dillo Downey, cazzo.
Dillo cosa mi faresti.
Cazzo, mi lascerei fare qualsiasi
cosa da te.
Lui sembra intuire i miei pensieri e sornione aggiunge:
"Oh beh, forse ti piacerebbe..." poi, ricomponendosi, prende un lungo sorso dal frappé e si perde nei suoi pensieri.
Scuoto la testa e mi concentro di nuovo sulle patatine, domandandomi quando lo sentirò di nuovo tremare dentro di me e soprattutto quando, mi sveglierò la mattina e lo troverò addormentato al mio fianco.
"Stai ancora fantasticando su di me eh?"
"No, sull'hamburger, è buonissimo..."
Robert scrolla la testa e ride.
"Sì, certo, come se ti avessi portato qui per questo."SPAZIO AUTRICE
SONO VIVAAA
SCUSATE L'ASSENZA MA HO AVUTO LA VARICELLA E SONO STATA MALISSIMO.
Tranquilli continuerò ad aggiornare regolarmente, non tutti i giorni perché la scuola mi uccide e poi non voglio finire subito questa storiaaa
A presto
Minea
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Philosophy
FanfictionCosa spingeva la giovane Allie a sorridere al cielo? Forse era il desiderio di fare qualcosa di importante, di cambiare il mondo o era semplicemente la vena sarcastica della sua anima a mostrare il sorriso? E se un giorno Allie perdesse la capacità...