"Ognuno sta solo
sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera."
S. QuasimodoPOV ALLIE
Mi rigiro sul divano: i cuscini sembrano sulla mia pelle fastidiose lastre di ghiaccio, persino la coperta è gelata e rigida mentre i miei capelli, infreddoliti sulla cute, si attaccano ai braccioli come calamite.
Mi volto e con un ultimo sbuffo salto a sedere. Le lacrime si sono ghiacciate sulle mie guance, rendendole scivolose e bagnate, infastidita cerco di asciugarle con il dorso della mano.
Mi sento inutile e spossata, quasi impotente e abbandonata su quei cuscini gelidi, in bilico sugli aghi dell'imbottitura e persa nell'inverno.
Non riesco nemmeno a percepire l'aroma maschile del professore sulla coperta, o contro la spalliera del sofà: tutto appare vuoto e senza senso, come me e la mia filosofia.Come è semplice perdere le speranze, gettare tutto al vento e restare soli.
Se solo fosse così facile anche ricostruire il tutto.
Mi alzo, facendo cadere il copriletto a terra e raggiungendo la finestra: la persiana è abbassata e il cielo invisibile.
Poco male, sicuramente sarà buio e vuoto.
Il corridoio è a soli pochi passi da me, lo imbocco senza pensare.
Da sotto una porta accostata proviene un bagliore di luce, mi avvicino e strizzo gli occhi: Downey deve essere ancora sveglio.
Che cosa diavolo stai facendo, Allie?
Qualcosa nella mia testa mi spinge a posare la mano sulla maniglia, con un colpetto sulla superficie mi faccio spazio ed entro.
L' abat-jour è accesa sul comodino e un fievole chiarore rischiara la stanza, delimitandone le forme.
È identica a come la ricordavo: i libri sparsi per terra e gli appunti sulla scrivania disordinata. Sposto gli occhi con un sorrisetto, scorgendo il letto e intravedendo una figura distesa.
Avanzo con calcolata lentezza, facendo attenzione a non pestare niente.
Il professore giace supino sul materasso, elegantemente scomposto: le gambe aperte e il braccio posato sulla pancia. La vestaglia è quasi del tutto aperta, slacciata in vita cade con morbidezza lungo le sue gambe, scoprendo i polpacci muscolosi e lasciando intravedere l'interno coscia.
Deglutisco davanti a quella visione paradisiaca, la testa reclinata all'indietro sul cuscino sollevato e la bocca semi aperta quasi mi spinge a mettermi a cavalcioni su di lui.
All'improvviso mormora qualcosa nel sonno, serra gli occhi e piega la testa con una smorfia sofferta; mi accorgo che sta scivolando pericolosamente verso lo spigolo del comodino e con un saltello mi avvicino a lui, posandogli le mani sulle guance per sorreggerlo.
"Che cosa?" sussulta spaventato, ritirandosi contro la spalliera e puntando le mani sul copriletto.
"Stava scivolando con la testa contro lo spigolo..."
Mi osserva, facendo scivolare lo sguardo sulla mia figura e improvvisamente compre le mie mani con le sue, facendo sì che le premi con più forza contro il suo volto.
"Sbatto spesso contro quel maledetto tavolino." sussurra con voce roca, passandosi la lingua sul labbro inferiore per inumidirlo.
Continua ad osservarmi con audacia, disegnando piccoli cerchi immaginari sui miei dorsi con i pollici: subito dopo, forse accorgendosi del suo gesto sfacciato, ritira le mani con uno scatto facendomi sussultare.
"Scusa."
Scuoto la testa, abbozzando un sorriso.
Dio, non aveva proprio nulla di cui scusarsi.
Allontano svogliatamente i palmi dalle sue guance e faccio un passo avanti.
Il professore cerca di sistemarsi diritto sul materasso, si sporge per chiudere dei libri e involontariamente scopre ancora di più le sue gambe; sembra non accorgersi né dei vistosi boxer neri evidenti sopra il copriletto, né della mia espressione stralunata e imbarazzata.
"Che cosa non va, Allie? Quel divano è proprio scomodo, non è vero?"
Si volta verso di me, sistemandosi i capelli indietro e accingendosi a scendere dal letto.
"Stenditi qui, io vado in salot-"
"No, la prego!"
Premo le mani sul suo petto, spingendolo nuovamente contro il cuscino: sul suo volto appare una espressione maliziosa e piacevolmente sorpresa che quasi mi mette a disagio. Distolgo lo sguardo dagli occhi di Downey sentendo improvvisamente un senso di oppressione nel petto, la certezza di non poterlo mai avere e la consapevolezza di essere sola sul cuor della terra e di affrontare la sera senza nemmeno una coperta sulle spalle.
Mi volto e tento di raggiungere la porta per nascondere le lacrime, mentre il sorriso scompare dal volto del professore.
"Allie, cosa sta succedendo?"
Sento la sua mano stringersi attorno al mio polso per trattenermi.
"Scusa non volevo infastidirti..."
Si è messo seduto sul bordo del materasso, i piedi nudi posati in terra e gli occhi lucidi.
"Possiamo stare insieme in cucina se vuoi, p-posso leggerti qualcosa, m-mi piace leggere per qualcuno..."
Indica nervosamente i libri sul letto, la voce gli trema e all'improvviso mi rendo conto che forse non vuole che vada via.
Forse non rischio di annoiarlo se gli dico la verità.
"Ho freddo professore, e non riesco mai a dormire per questo, nemmeno le coperte mi danno calore..."
Abbasso lo sguardo subito dopo, per fortuna la stanza è in penombra così da non permettergli di notare le mie gote arrossate; ma lui sembra capire di cosa sto parlando.
Annuisce con malinconia, scandendo i secondi con i respiri affannati e mostrandomi tutta la sua comprensione.
"Non penso di essere abbastanza, Allie, non credo di riuscire a darti sollievo..."
"Che cosa sta dicendo?"
Lo fisso interrogativa, lui scuote la testa con un triste sorriso.
"Non sono mai riuscito a trovare qualcuno che fosse capace di tenermi al caldo, quella sensazione di cui tu mi stai parlando io i-"
"Io la conosco." continua dopo un profondo respiro.
"Nemmeno io riesco a liberarmene, è per questo che non sono in grado di aiutarti... non posso aiutarti, Allie..."
"Ne è sicuro?" domando subito dopo, lasciando scivolare una lacrima lungo il collo.
"Prima, sulla porta, sembrava esserci riuscito professore..."
Lo vedo alzare lo sguardo incredulo e fissarmi, subito gli rivolgo un sorriso riuscendo ad addolcire la sua espressione rigida ed infelice.
Apre le braccia e mi tira verso di lui, cingendomi la vita e invitandomi a sedere a cavalcioni sulle sue ginocchia.
Premo il petto contro il suo e lo sento liberare un gemito, con audacia alzo le gambe e le avvolgo attorno ai suoi fianchi.
"Così, Allie? Ti dà sollievo?" sussurra sfiorando i miei capelli con i profondi respiri.
"Sì..." gemo contro di lui, invasa da quella sensazione di calore e stringendo in una folle stretta le sue spalle.
Mi muovo sopra di lui, afferrandogli i capelli e tentando di tenere stretto il suo busto.
"Dio, hai ragione..."
Lui stesso preme sul mio collo, affondando il viso contro la mia pelle e gemendo rumorosamente: asseconda i miei movimenti, strofinando il petto contro il mio come per dare fuoco ai vestiti e ansimando tra i miei capelli.
Di colpo sento la sua patta sfiorare il mio inguine, anche Downey se ne accorge con un sussulto e improvvisamente si ferma.
"Basta, basta io-"
Fingo di non capire e non gli permetto di sciogliere la presa, nonostante il suo membro fasciato e tremante pulsi tra le mie gambe.
"Allie..." continua ansimando, mi accarezza un braccio e tenta di scostarsi.
"La prego professore, resti con me."
È tentato di farlo, me ne accorgo dalla sua espressione accaldata e confusa, mi fissa con un debole sorriso ed inclina la testa.
Tenta di sistemarsi sul letto, afferrando il cuscino e facendomi cenno di sdraiarmi accanto a lui.
Poso la testa sul suo petto, sentendo bruciare il padiglione auricolare e la guancia contro la sua pelle, avvicino la mano e scosto i lembi della vestaglia.
Lo sento liberare un lungo sospiro quando gli sfioro i pettorali con i polpastrelli infuocati, sposto la mano e adagio il palmo sul suo petto nudo sentendolo sussultare sotto di me.
"Che cos'è il freddo che sentiamo?"
domando con un filo di voce, strofinando il viso sul suo torace caldo e beandomi di quella vicinanza.
Downey rafforza la presa attorno alla mia vita, schiacciandosi contro di me e lasciandosi sfuggire un gemito.
"La solitudine, Allie, è quella che tormenta, è quella."SPAZIO AUTRICE
HEYY BELLA GENTEE
Commentate vi prego o votate se vi è piaciuto il capitolo sono curiosa
Questi due cominciano a far scintille, letteralmente.
A presto
Minea
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Philosophy
FanfictionCosa spingeva la giovane Allie a sorridere al cielo? Forse era il desiderio di fare qualcosa di importante, di cambiare il mondo o era semplicemente la vena sarcastica della sua anima a mostrare il sorriso? E se un giorno Allie perdesse la capacità...