- Cap. 12

1.5K 82 11
                                    

"Forse questa casa assomiglia veramente al qualche posto che avevo immaginato."

POV ALLIE

Con un sospiro Downey allontana i compiti di filosofia, relegandoli in un angolo del tavolo. Si alza rivolgendomi un sorriso, subito raggiunge la libreria dietro al divano ondeggiando leggermente sul posto e fermandosi a contemplare le coste dei libri.
Sembra canticchiare qualcosa a bassa voce mentre con eleganza oscilla i fianchi e picchietta le dita sul bordo della mensola.
"Ah! Trovato!" esclama afferrando un volume e tornando verso di me.
Di colpo abbasso lo sguardo per evitare che si accorga dei miei occhi puntati sulla sua schiena e senza pensare afferro uno dei compiti in cima alla pila. È privo di correzioni e senza voto: il professore deve essersi dimenticato di guardarlo.
Scorgo brevemente le domande: numerose imprecisioni sulla biografia di Anassimandro e un madornale errore sulla sua teoria astronomica.
'Anassimandro credeva che la terra fosse piramidale'
Certo.
Alzo gli occhi per guardare il nome dello studente.
George Lee. Certo, bravo George, la terra è piramidale come la tua testa.
Con una matita disegno un cilindro e un ciclo dell'acqua al lato della domanda successiva, poi un enorme mondo volante e una gigantesca x sopra alla risposta 'Anassimadro credeva che la Terra fosse sostenuta dalle spalle degli Dei'
Scoppio a ridere quando nella riga sottostante vedo scritto che per il filosofo l'aria è il principio di tutto.
"Che cosa c'è?" domanda il prof alla mia destra, sistemandosi le lenti sul naso e mostrando un sorriso incuriosito.
Alzo le spalle fingendo indifferenza.
"Niente, si è dimenticato di correggere questo compito ed è fatto piuttosto male." allontano il foglio temendo un suo rimprovero. Mi sorprendo di vedere la mano del prof sollevarlo e porgermelo nuovamente.
"Continua pure a guardarlo, io sono un po' impegnato al momento..."
Indica distrattamente il libro che tiene aperto tra le mani, con un sospiro smette di guardarmi e china la testa sulle pagine. Mi fermo per qualche secondo ad ammirare la vena del suo collo pulsare animatamente e il bordo della maglietta aderente sollevarsi ad ogni respiro, gonfiando i pettorali ben evidenti.
Aggiungo qualche considerazione personale e mi permetto di sistemare la sintassi delle altre risposte; solo dopo aver posato la matita sul tavolo mi accorgo che Downey ha smesso di leggere e mi guarda quasi perso e incantato, con un velo di tristezza davanti gli occhi e le labbra socchiuse.
Sono bagnate e lucide, dalla forma grande e dal tratto maschile ed in quel momento mi sembrano più invitanti del toast profumato che ho appena trangugiato. Le sue guance e le tempie rigate sembrano lisce al tatto, nonostante la pelle vissuta e la freschezza della gioventù che ha smesso di accarezzarle, ma al diavolo, ha lasciato spazio a quella fumosa aroma che mi fa girare la testa; se anche Peter avesse avuto un profumo così forse avrei realmente provato piacere a trascorrere del tempo con lui, sul freddo prato di quel parco.
Sembra muovere la bocca, forse nel tentativo di formulare una frase, ma qualcosa sembra farlo desistere dal suo intento e serra le labbra in un singhiozzo.
"H- Hai corretto il compito?"
Annuisco e tremante gli porgo il foglio, Downey si sfila gli occhiali e nasconde il volto dietro alla verifica, in modo da non potermi guardare.
Io stessa copro il viso con la mano, improvvisamente mi sento in un terribile imbarazzo... insomma, lui è il mio professore e per di più è vecchio, non dovrei fare certi pensieri.
Ma dove vecchio.
Sgrano gli occhi e li serro contro le dita dopo aver dato una rapida occhiata alla coscia muscolosa che spunta da sotto la tavola.
"Però... hai studiato bene Anassimandro a quanto vedo... e da qui sorge spontanea una domanda."
Sbatte il compito sulla superficie, posando i gomiti e fissandomi con un sorriso malizioso.
"Perché hai consegnato in bianco?"
Sussurra sporgendosi verso di me.
Deglutisco, forse a causa della domanda o della sua presenza così vicina. E all'improvviso il suo sguardo spento e arreso risveglia il gelo nel mio petto, con lentezza si propaga attorno al busto, raggiungendo gli arti e legandoli anch'essi a se.
Desidero rispondergli. Dio quanto desidero farlo per scacciare via quella tristezza dal suo viso squadrato e perfetto. Ma ho solo un altro problema.
Già, sono uno in più rispetto a tutti quelli che già accompagnano i miei passi. E il problema è che non so perché ho consegnato il compito in bianco e non ho scritto le risposte. Semplicemente mi sentivo inutile seduta a quel banco, che senso aveva, con quel freddo nei vestiti, compilare un questionario. Che senso ha sorridere e guardare il cielo, salutare gli amici e osservare il profilo maschile del prof.
No. Mi fermo abbozzando un sorriso davanti la sua espressione confusa.
Quello ha senso.
Perché?
Perché mi fa stare bene.
È perché mi fa stare bene?
Beh, questo non lo so.

"Non avevo la forza di farlo, prof. Non mi sentivo nemmeno in vena di leggere le domande..."
"Ti sentivi infelice, Taylor?"
Il suo tono è serio, quasi sembra capirmi.
Annuisco leggermente levando le spalle.
"Niente valeva la pena, capisce?"
"Niente vale mai la pena di essere fatto o detto, ma questo non vuol dire che noi uomini dobbiamo oziare dalla mattina alla sera e stare sempre zitti..."
La sua considerazione mi fa spuntare un breve sorriso.
"Ma se manca la voglia prof? Cosa devo fare se manca la voglia di fare qualsiasi cosa?"
Lui abbozza un triste sorriso, allontanandosi da me e lasciando cadere la schiena contro lo schienale.
"Fai quello che ti piace..." sussurra alzando il libro per farne un esempio.
"Ci sarà qualcosa che ti fa stare bene, no?"
Guardarla.
Oddio Allie smettila.
"Mi piace disegnare e scrivere poesie..."
"Perfetto!" esclama il professore con un ampio sorriso. Scopre i denti bianchi e tira fuori un foglio bianco da sotto la pila.
"Allora scrivi qualcosa, dai, vedrai dopo ti sentirai meglio..."
Sfiora distrattamente il dorso della mia mano con i polpastrelli quando avvicina il braccio per porgermi una penna. Lo sento irrigidire il polso e sussultare, io stessa spingo la mano contro la sua per aumentare il contatto.
È terribilmente calda e ruvida sotto il mio palmo, all'improvviso mi accorgo del mio gesto e tento di trasformarlo in un stretta di gratitudine.
"Grazie prof..." bisbiglio imbarazzata, per rafforzare la cosa. Downey annuisce, facendo scivolare via la mano e riportandola tra le pagine del libro.
Mi accorgo dell'impercettibile tremore che scuote il suo braccio quando lo stringe contro il busto, come a proteggersi. A volte faccio anche io lo stesso.

Afferro la penna e le parole scivolano sulla carta come se vi fossero impresse da sempre, come se i vocaboli conoscessero i miei pensieri meglio di me ma si nascondessero alla mia parola  facendola tremare sulla lingua.
Anche Downey si era procurato una matita e scarabocchiava sul margine della pagina: mi rivolge un paio di occhiate maliziose che mi fanno arrossire prima dirmi che avrebbe voluto leggere ciò che stavo scrivendo.
"Solo se lei mi fa leggere il suo, prof!" esclamo e per un attimo una vena di allegria sembra rischiarare il muro e la mia pelle; quella sensazione si aggrappa al mio corpo desiderando ardentemente di fondersi con lui e rimanervi per sempre. Quasi una vena di euforia mi attraversa quando adocchio il prof scuotere la testa e ridacchiare.
"Si vedrà, si vedrà Taylor... Alison giusto?"
"Oh no! Mi chiami Allie la prego, Alison è orrendo!" esclamo storcendo il naso in una espressione che sembra divertirlo.
"Allie è più carino lo ammetto..."
"Forse un po' infantile?"
Downey scuote la testa.
"Nah, è adatto ad una ragazzina."
Di colpo sento le dita irrigidirsi attorno alla penna. Non so perché, ma quella affermazione mi ha sorpreso. Per un momento avevo quasi dimenticato di essere una diciassettenne davanti ad un  insegnante di mezza età, affascinante e con ben altro nella testa che pensare alle adolescenti.
Dio che stupida.
Cancello con forza i versi sul foglio, nascondendoli con l'inchiostro per fare spazio ad altri più solitari e infelici.

SPAZIO AUTRICE
EHH SÌ
La felicità è una cosa difficile da afferrare mia cara Allie, ma non preoccuparti, ce la farai un giorno.
Commentate o votate ve ne pregooo
Ps: devo convincere mia madre a non farmi andare a scuola lunedì. Suggerimenti??
Minea

PhilosophyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora