- Cap. 34

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"Guardando le stelle
vedo sempre il cielo.
Ma quando guardo il cielo
non vedo mai le stelle."
Prof. Downey

POV DOWNEY

Inspiro e getto fuori una nuvoletta di fumo, scontrandosi con l'aria fredda quasi condensa e cade sull'erba bagnata. Di colpo infilo la mano sinistra in tasca, sentendola rigida e gelata la premo sulla stoffa, mentre la destra, con la sigaretta tra le dita, quasi appare come un pallido stoccafisso.
Lo sguardo scorre sul cortile affollato, gli studenti calcati negli angoli e la nebbia sui loro volti; posizionati sistematicamente ridono e scherzano sotto il cielo scuro, come se l'importante non fosse la luce, cammino della nostra vita, ma un qualche show televisivo, il voto al compito e un ragazzo carino.
E poi qualcuno di questi, con gli occhi spenti e l'espressione ingenua, sembra camminare solo contro tutti, il peso del mondo sulle spalle e una dolorosa insoddisfazione sulla pelle. Forse, mentre si aggiusta timidamente il ciuffo chiaro dietro le orecchie, riflette sull'oscurità del cielo, la ragione per la quale tutto è così nero e vuoto, da dove provenga quel freddo nelle ossa e soprattutto se vale la pena camminare ancora su quell'erba bagnata.
E poi, alzando lo sguardo verso la mia figura, rigida e appoggiata allo stipite del balcone, in qualche modo sembra trovare una risposta.
Non so quanto senso possa avere questa risposta, non so nemmeno se si possa considerare tale, forse lei ha occhi diversi dai miei e non vede le numerose contraddizioni del mondo della percezione a cui sta andando incontro. Chissà come mi guarda, con quegli occhi giovani e ingenui, forse immagina un affascinante filosofo pieno di risposte, probabilmente non riesce a vedere i dubbi che mi assalgono, le insoddisfazioni e i vuoti nell'anima.
Forse dovrò rivelarle un giorno che guardando le stelle vedo sempre il cielo, ma quando guardo il cielo non vedo mai le stelle.

"Professore, mi interroga a filosofia?"
Mi domanda Allie, come se niente fosse, fermandosi davanti a me.
"Devo interrogarla signorina Taylor?"
Faccio scorrere il fumo tra i denti e poi lo dirigo maliziosamente contro il suo volto, riuscendo a strapparle un sorriso.
Inclina la testa e solleva le spalle.
"Mi manca un voto..."
"Uhm, va bene, si accomodi, appena inizia la lezione le faccio qualche domanda."
"Perfetto professore..." continua lei, superandomi e sfiorandomi con il braccio, sento la sua mano scorrere indifferente sul mio fianco e per un attimo ho paura che possa saltare tutto.
Si allontana, con un sorrisetto divertito, mentre io, impietrito sulla porta, quasi trattengo il respiro.
Robert, cazzo, devi contenerti, fingi che sia tutto normale e andrà alla grande.
Tutto normale un corno.
Solo due giorni fa ho fatto l'amore con lei, e stamattina mi sono risvegliato al suo fianco, con il suo braccio attorno alla vita.
La situazione sta degenerando, notevolmente; ma al solo pensiero di non poterla stringere durante la notte un vuoto si apre nel mio petto e mi sembra di precipitare. Mi volto di scatto e la osservo mentre si sistema nei banchi davanti, quasi sollevato tiro un sospiro e spengo la sigaretta nel posacenere sul davanzale.
Sì, me ne rendo conto, ormai ci sono dentro fino al collo.

"Bene ragazzi, fin dove siamo arrivati?" Avanzo tra i banchi, John Garrett allunga una mano e tenta di sfogliare il libro di Allie, sembra passarle qualcosa, forse un foglietto.
"Vuole stare seduto al suo posto, signor Garrett?"
"Sì professore, mi scusi."
"Siamo arrivati a Protagora..." mi rispondono dai banchi infondo.
Annuisco fingendomi assorto, subito dopo mi siedo sul bordo della cattedra e mi rivolgo ad Allie.
"Vuole parlarmene, Taylor? Che cosa intende Protagora con l'affermazione 'L'uomo è misura di tutte le cose'?"
La guardo muoversi elegantemente sulla sedia, accavalla le gambe e si schiarisce la voce.
"La frase può essere letta con tre livelli differenti: il primo, prendendo in considerazione la soggettività dell'individuo, ogni cosa infatti appare diversa a colui che la giudica, il secondo considerando l'uomo come società, che produce dei valori comuni, il terzo intendendo l'università dell'uomo..."
Mi soffermo ad osservare le sue labbra, perfette e socchiuse, i capelli che le ricadono dolcemente sul viso e poi le curve del corpo, dai seni ai fianchi, modellate e armoniose, come la sua voce.
Non mi accorgo nemmeno che ha finito di esporre e sta aspettando la seconda domanda.
"Perfetto, andiamo un po' indietro adesso, i pluralisti, chi sono?"
"La filosofia del pluralisti rappresenta un primo tentativo di sintesi tra l'eraclitismo e l'eleatismo, essi cercano di raccordare le intuizioni di Parmenide con quelle di Eraclito..."
Percepisco un brivido attraversami la schiena quando comincia ad illustrarmi l'essere di Parmenide, quasi sento le gambe tremare e sono costretto a sostenermi con le mani sulla superficie della cattedra.
Allie apre leggermente le cosce e mi sorride durante l'esposizione, sembra perfettamente a suo agio nel parlare, sicura di sé e maledettamente sensuale.
Cazzo Robert!
Smettila di fantasticare e ascolta quello che dice.
"Va bene?"
"Perfetto, e di Socrate? Com'è il rapporto del filosofo con i sofisti e con Platone?"
Decido di accomodarmi sulla seduta, sicuro che non riuscirei a contenere l'esaltazione di ascoltare Allie mentre illustra il concetto di verità di Socrate.
Lei si solleva un poco con il busto, schiacciando il petto contro il bordo del banco e mettendo così in risalto il seno.
Travolto da una vampata di calore distolgo per pochi secondi lo sguardo.
"Ottimo, mi sembra abbastanza, è stata molto brava, il voto glielo dico domani."
"Va bene, grazie professore."
Sollevo lo sguardo sulla classe e notando il loro disinteresse quasi mi vien voglia di far chiudere tutti i libri.
"Facciamo una cosa ragazzi, ho da correggere i vostri compiti, vi faccio mettere in auditorium un filmato di una conferenza sull'Apologia di Socrate e poi mi fate la relazione per la prossima settimana, mentre io mi porto avanti con le correzioni."
Un velo di brio sembra animare la massa quando disordinatamente si alzano per riversarsi nel corridoio.
"Non fate rumore e prendete appunti."
"Sì, certo..." sbotto tra me e me quando tuti gli studenti scompaiono dalla mia vista.
Mi lascio andare contro lo schienale della sedia e porto una mano al ciuffo, tentando di aggiustarlo sulla fronte.
Subito dopo mi sporgo di nuovo, facendo traballare la sedia, e dopo aver controllato che l'intero corridoio sia deserto intrufolo la mano in tasca e ne estraggo le sigarette.
"Com'è professore, non le piace più il sigaro?"
Una voce maliziosa mi fa sobbalzare, roteo gli occhi e la vedo, appoggiata alla porta con le braccia incrociate al petto.
"Allie vai a vedere il filmato."
"No."
"Vuoi farmi arrabbiare?" continuo, indurendo lo sguardo seppur poco convinto.
"Perché no, mi piace quando lo fai."
Ridacchia e quel suono mi fa girare la testa.
Forse, lo ammetto, ho mandato via tutti gli studenti per restar solo con lei.

SPAZIO AUTRICE
UUUOPS CONTINUAA
Prossimo capitolo sempre dal punto di vista di Robert, commentate vi pregoo e ditemi cosa ne pensate
Siamo quasi giunti alla fine della storia? Mah, diciamo che siamo a più di metà, non so quanti capitoli partorirà ancora la mia testa.
Comunque avviso importante sotto:

Ho intenzione di scrivere un sequel per la storia, ho già in mente il titolo e la trama, fatemi sapere che cosa ne pensate nei commenti.

Prima del sequel però vorrei pubblicare una storia su Tony Stark (post IW) e nel mentre una raccolta di one shots su Robertuccio (anche su richiesta e tutte col bollino rosso) forse inizierò con le shots anche dalla settimana prossima.
Ho in mente mille storie cazzooo vorrei avere più vite così da scriverle tutte contemporaneamente
Mini

PhilosophyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora