- Cap. 20

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"Niente vale mai la pena
di essere fatto, ma forse,
quando il sole muore
e le stelle sorgono,
qualcosa, talvolta,
assume un senso."
Prof. Downey

POV DOWNEY

Attraverso il corridoio, stringendo il corpo di Allie tra le braccia e sostenendole la testa reclinata all'indietro.
La sento respirare con fatica, il viso schiacciato sul mio petto e le braccia ciondoloni lungo i fianchi.
Cazzo Robert, avresti dovuto portarla subito al pronto soccorso invece di cedere alle sue carezze.
Ma Cristo. Era impossibile non cedere di fronte a quei baci e alla sua lingua bagnata sul mio labbro.
Sussulto, sentendo ancora il membro duro premere sulla patta dei pantaloni, svolto l'angolo e il desiderio è quello di farla mia contro quel muro.
"Fanculo! Fanculo, fanculo!"
Ringhio più al rigonfiamento che a me stesso: dovrei vergognarmi, cazzo, ha diciassette anni, potrebbe essere mia figlia.
Un infermiere mi corre incontro, insieme ad altri due caricano la ragazza su una barella.
"Cosa è accaduto?" mi domanda cortesemente. All'improvviso mi accorgo di star tremando e di non riuscire a parlare.
"Era in discoteca, ha bevuto troppo, io..."
Quasi perdo l'equilibrio rovinando a terra, questo mi afferra per un braccio invitandomi ad accomodarmi su una sedia nel corridoio.
"Stia tranquillo, pensiamo noi a lei, vuole, le porto dell'acqua?"
"No, sto bene." scuoto la testa nascondendo il viso accaldato con i palmi.
Se solo sapesse il motivo per il quale sono tremante e paonazzo: cazzo Robert, dovresti scavare una fossa proprio qui e buttartici dentro.
"Dov'è il bagno?" domando, cercando di non guardarlo.
"Svolti l'angolo e lo trova infondo sulla destra."
Balzo in piedi e mi precipito nella direzione indicata senza nemmeno ringraziare.
Posati i palmi tremanti sul lavandino apro il rubinetto e mi sciacquo la faccia, guardandomi grondante allo specchio.
La mia immagine riflessa sembra farmi ribrezzo.
Ho le guance arrossate e lo sguardo lucido, visibilmente eccitato e arrogante.
"Dio..." sussurro strofinandomi gli occhi per scacciare via quell'orrenda espressione.
Abbasso lo sguardo incontrando la patta rialzata e quasi mi viene la voglia di sbattere la testa contro il vetro.
Afferro il pacco e mi chiudo dentro un cubicolo con un tonfo, abbassando subito la cerniera dei pantaloni e liberando il membro dai boxer.
Cazzo, è peggio di quello che pensavo.
Dolorante ed eretto sembra fissarmi supplicante.
Lo nascondo subito e do un colpo alla porticina chiusa con il pugno.
Non avevo mai guardato le ragazzine in questo modo.
Scuoto la testa e poggio la fronte sulla superficie fredda del muro, trovando sollievo.
Eppure Allie è diversa.
Beh, in realtà non lo era più di tanto prima di essere riuscita a tenermi al caldo per un'intera notte.
Nessuna donna lo aveva mai fatto. La sensazione di freddo e di solitudine mi assaliva dall'adolescenza e in nessun modo ero riuscito a mandarla via. Non ne valeva la pena cercare un rimedio. Niente vale la pena, in realtà, ma stringere quella ragazzina... quello mi era sembrato importante.
Sospiro, sentendo l'eccitazione scemare e abbottonando con lentezza i pantaloni.
Niente vale mai la pena di essere fatto, ma forse, quando il sole muore e le stelle sorgono, qualcosa, talvolta, assume un senso.

Mi siedo sul divanetto della stanza.
Allie sta riposando tranquilla sotto le coperte del letto, la testa reclinata sul cuscino e le braccia sotto la coperta.
Appoggio le spalle sentendomi spossato. Neanche avessi fatto sesso per ore intere.
Dio Robert!
Ancora con queste cazzo di idee!
Ma in realtà mi risulta difficile non pensarci osservando il suo viso giovane e le labbra socchiuse e rosee.
Mi alzo e non riuscendo a trattenermi, mi avvicino alla sua figura accomodandomi sul bordo del letto.
"Ti prego, non farlo mai più..."
Mi viene da sussurrare, alzando la mano e sfiorando la sua guancia con i polpastrelli.
L'ultima cosa che voglio è che butti via la sua vita, bevendo alcol e andando con uomini ai quali non tiene realmente.
Per un attimo, stretto dalle sue braccia nell'angolo del locale, avevo creduto che mi volesse seriamente.
Solo me, non chiunque.
Poi avevo scorto i suoi occhi lucidi e lo sguardo infelice e, tentando di far finta niente, avevo continuato a stringerla.
C'era qualcosa di più del piacere fisico nel mio corpo. Sì, lo so, era di più.
Mi ero sentito desiderato, quasi quel sentimento mi aveva animato di una concezione ottimista ed anche in quel momento qualcosa aveva avuto un senso.
Lei aveva senso, ed io anche.
Entrambi eravamo e non potevamo non essere; come in quelle complicate riflessioni di Parmenide non vi era una spiegazione certa e semplice.
Solamente avevo sentito, forse per la prima volta, di essere.
Di pensare, di desiderare e la mia coscienza si era ridotta in frantumi, non riuscendo a sostenere quella percezione.
I sensi, al contrario del pensiero del filosofo, avevano svolto un ruolo importante, ma poi la mente, sincera e coscienziosa, aveva rovinato tutto, come sempre.
Sospiro rumorosamente, liberando il petto e facendo vibrare l'aria.
Scosto la mano e abbasso lo sguardo.
Allie si muove nel letto con un singulto e spalanca gli occhi.
"Professore!" geme, fissandomi spaventata.
"Hey, sono qui, tranquilla, resto..."
Lei scuote la testa, alza le coperte e quasi si nasconde contro il materasso.
"Il suo volo professore, le conferenze..."
Comincia, singhiozzando rumorosamente e liberando le lacrime sul viso.
"No, no, non parto più..."
Sobbalza, fissandomi sconvolta.
"No non voglio questo, non può perdere quest-"
"Smettila."
La interrompo, afferrando i lembi delle lenzuola e sistemandole con foga.
"Ha senso restare, Allie, capisci?"
Sento le mani tremare e una sensazione di timore scuotermi il busto.
Non avrei dovuto dirlo, ora mi fissa intontita e confusa.
"Ho- ho fin- finalmente trovato un posto dove è importante che io resti..."
Quasi sussulto nel dire quelle parole, abbasso lo sguardo e un freddo abbandono mi avvolge.
Cosa ti fa pensare di essere così importante per lei, Robert?!
Dio, quanto sei stupido.
Alzo la testa quasi annaspando alla ricerca di aria e di scampo. Spero soltanto che domani non si ricordi delle mie parole.
Mi sorprendo nel vederla sorridere teneramente, muove l'angolo della bocca e abbandona la nuca sul cuscino.
"La trovo qui domani mattina?"
Annuisco con un mezzo sorriso guardando il corridoio deserto. All'improvviso mi rendo conto che, forse, non sono l'unico solo in questo mondo.

SPAZIO AUTRICE
MADOOO
Povero Robert è proprio cotto mi sa...
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A presto
Minea

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