"Forse, lo ammetto, ho mandato via tutti gli studenti
per restare solo con lei."POV DOWNEY
Si avvicina alla cattedra, chinandosi leggermente sulla superficie e mettendo il risalto il sedere. Posa i gomiti sui compiti e sorride maliziosamente, sento le mani tremare e le premo contro i pantaloni per nasconderle.
"Hai davvero voglia di correggere le verifiche?" chiede, tirando l'angolo delle labbra.
"È il mio lavoro, e il tuo è guardare il filmato."
Solleva lo sguardo e mi fissa.
"No." pronuncia con un soffio di voce, poi distoglie gli occhi e ridacchia.
La imito, sentendo il busto sciogliersi a quel limpido suono, allungo il braccio e strofino il palmo sul suo fianco.
"Vieni qui..." sussurro, invitandola a sollevarsi ed ad avvicinarsi alla mia sedia. Lei mi raggiunge, facendo ondeggiare un po' i fianchi e mordendosi il labbro inferiore.
Sorride sincera, e, dopo aver controllato l'entrata dell'aula, posa le mani sulle mie spalle e mi avvicina a sé.
"Che cosa vuoi, Downey?" domanda divertita.
"Che cosa vuoi tu Taylor, eh?"
Fa scontrare il suo petto con il mio, respirando pesantemente e chinando la testa. Di scatto premo il palmo sulla sua guancia e gliela sollevo.
"Allie... potrebbe entrare qualcuno..."
"Non c'è nessuno." continua, liberandosi dalla mia presa e premendo il volto contro il mio collo.
Sospira e schiocca un bacio sulla giugulare, spostandosi poi sulla mascella e passando la lingua sulla barba. Un brivido mi attraversa la schiena, trattengo un gemito quando inizia a stuzzicarmi la mandibola con i denti e serro le mani attorno ai suoi fianchi.
Cazzo. Accidenti a Eraclito, Socrate, Platone, Kant e Popper.
Se Parmenide avesse conosciuto le labbra di Allie sulla sua pelle forse non si saprebbe fatto troppe seghe sulla natura dell'essere.
Dio Robert, ma cosa stai dicendo.
Inclino la testa all'indietro e trattengo gli ansimi, la ragazza, muovendosi leggera, divarica le gambe e si accomoda sulle mie cosce.
"Allie, basta..."
Non mi risponde ed inizia a strofinarsi contro di me, di colpo trattengo il fiato e cerco di ricacciare indietro l'eccitazione.
"Non far cazzate, per favore..."
La spingo via, premendole le mani sulla pancia e cercando di alzarmi; lei continua a fissarmi con malizia, mi aggiusta il ciuffo sulla fronte e inclina la testa.
Sollevo lo sguardo, sentendo il corpo vibrare scosso da una vena di euforia.
Se fosse questo la vita, se fosse il suo sorriso nel buio, le sue mani sulla mia pelle, la sua risata tra le mura e i suoi passi nella notte, allora avrebbe un senso. Un bellissimo senso, quasi perfetto come lo sfero dei filosofi, un archè meraviglioso e limpido, una soddisfazione profonda, una semplice gioia.
Ma la vita non è questo.
La vita è la preoccupazione di non poter avere per sempre le sue braccia attorno ai fianchi, di perdermi nei miei dubbi e di soffrire il freddo, di lasciarla andare un giorno e di restare solo.
Ed il gelo punge di più, dopo che si è scottati dal calore.
"Smettila di pensare..." mi sussurra all'orecchio.
"Smettila, Robert..."
Volta la testa e cattura le mie labbra in un bacio, sobbalzo e la stringo a me, facendo scivolare le mani sulla sua schiena e poi premendole sui suoi glutei. Mi guida in un dolce lento tra le nostre lingue ed io, abbandonandomi a lei, abbasso le palpebre.
È quasi come una carezza dell'anima.
Come se mi toccasse nel profondo, liberandomi dal senso di angoscia e regalando sollievo, come se, stringendo le mani tra i miei capelli, spingesse via il peso insoddisfatto della mia vita.
Cazzo Robert, ti piace questo bacio o cosa?
Che cosa Robert?
Che cosa senti adesso?
Che cosa dice il tuo corpo?
Ti amo.Stringo i palmi sui suoi glutei, massaggiandoli con prepotenza e spingendo Allie contro di me.
"Continua, ti prego..." mormora lei, allontanando la bocca dalla mia e fermandosi a mordicchiarmi il labbro inferiore. Lo stringe e tira con i denti, giocandoci con malizia e ridacchiando.
Poco dopo si allontana e mi scruta dall'alto.
"Stai bene, piccola?" le domando, senza riuscire a trattenere le parole, come se i miei pensieri vagassero euforicamente.
"Sei felice?"
Lei solleva gli angoli delle labbra, abbassa gli occhi e afferra i miei avambracci per invitarmi ad alzarmi dalla sedia.
Mi getta le braccia al collo e tira un sospiro di sollievo contro la mia guancia, la sento sorridere sulla mia pelle, mentre le nostre mani corrono alle curve dei reciproci corpi, accarezzandone le spalle e i fianchi, come se il contatto fosse in grado di infondere calore.
"Adesso sì." bisbiglia soddisfatta ed intimidita.
Annuisco rincuorato dalla risposta, percependo un sentimento simile anche nelle mie membra, tra gli ansimi dell'anima e avvolto sui pensieri.
E se fossi felice veramente?
Una felicità relativa forse, temporanea come la verità per Socrate, sfuggevole e magari vicina ad un carpe diem.
Ma per la prima volta, stretto tra le sue braccia, non mi importa della natura della felicità che sento.
Sospiro e tento di scostarmi, Allie subito rivolge uno sguardo al corridoio e, forse scorgendo qualcuno, allenta la presa e indietreggia di pochi passi.
"Downey? Sono tuoi i ragazzi in auditorium?"
Veronica Peel compare all'entrata, sorreggendo l'impermeabile scuro e l'ombrello bagnato.
"Sì Veronica, sono la mia classe. Perché, fanno confusione?"
"Oh no, si stanno solo lanciando palline di carta e penne, comunque non chiacchierano..." continua, con fastidiosa ironia.
Sollevo le spalle noncurante.
"Lasciali fare, tanto li interrogo tutti la prossima settimana."
Lei ridacchia civettuola, poi rivolge la sua attenzione ad Allie e il sorriso svanisce dal suo volto.
"Taylor? Perché non è anche lei in auditorium?"
Lei, forse presa alla sprovvista, non sa cosa rispondere.
"Dovevamo scegliere l'argomento per un approfondimento, va bene il Fedone signorina? Che cosa ne dice?"
Mi intrometto, fingendo di sfogliare il libro di testo.
"Sì, professore, mi sembra perfetto..."
Sorride, riesce bene a trattenere la risata, io invece quasi arranco e per nasconderla do un colpo di tosse.
"Sempre temi stupendi i suoi Taylor, meravigliosi gli aspetti filosofici, tutto merito dell'insegnante suppongo..."
Continua tentando di adularmi con un risolino fastidioso. Tiro un sorriso forzato e con una mano accenno un saluto.
"A domani eh, Veronica."
"Stasera siamo in quattro al gruppo di lettura, ti va di venire?"
"Ho un impegno, sarà per la prossima volta..."
"Giovedì prossimo intendi?"
Resto interdetto a fissarla, scopro i denti cercando una scusa per tirarmi fuori da quella situazione.
"Guardo l'agenda e ti faccio sapere."
Lei annuisce e con un frivolo saluto esce dall'aula.
"Viene con me Taylor? Ho un paio di cose da dirle sul suo tema di letteratura."
La ragazza sorride, appare svogliata mentre si dirige con lei verso il corridoio, si volta verso di me solo per un secondo e, vedendomi impalato alla cattedra, scuote la testa divertita.
Le faccio l'occhiolino tirando fuori la lingua come per fingermi sconvolto, poi mi accomodo e quasi non noto i volumi platonici sulla destra del banco, ai quali sono solito rivolgere una grande attenzione durante i momenti di pausa.SPAZIO AUTRICE
EEEHH SI HAI ALTRO A CUI PENSARE DOWNEY
Domani due ore di filosofia si volaaa
A presto
Mini
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Philosophy
FanfictionCosa spingeva la giovane Allie a sorridere al cielo? Forse era il desiderio di fare qualcosa di importante, di cambiare il mondo o era semplicemente la vena sarcastica della sua anima a mostrare il sorriso? E se un giorno Allie perdesse la capacità...