"Forse è il buio che vedono i miei occhi,
o il gelo nelle mie ossa
a tenere le redini
del mio destino."POV ALLIE
Rimango immobile sulla sedia, forse da ore, quasi mi sembra di aver trascorso lì l'intera mattinata.
Le lacrime si sono asciugate sulle guance, rendendole umide e fredde, mentre gli occhi, appannati e rigidi, si rifiutano di distogliere lo sguardo dal muro bianco del corridoio.
La porta della presidenza è alla mia sinistra, la Peel vi è entrata circa mezz'ora fa e non si è più fatta viva, mentre mio padre... di lui neanche l'ombra. Un senso di inquietudine mi opprime, la rabbia rovente sembra svanita ma in cambio sono sorte tutte le preoccupazioni.
Se Robert verrà trasferito in un'altra scuola non potrò più vederlo.
E mio padre? Che cosa dirà della mia relazione con un professore? Sarà infuriato, non è forse così?
Denuncerà Robert alla polizia?
E il preside? Mi caccerà dalla scuola?
O farà il solito discorso con il dito alzato: "hai sbagliato ragazzina!" tentando di insegnarmi la morale.
E poi io.
Io che cosa farò?
Senza Robert, lontana dal suo profumo maschile di tabacco e cuoio e magari nuovamente a casa con mia madre.
Sarà tutto come prima no?
Sporco e lucido, senza un briciolo di filosofia e senza senso.
Già qui sul sedile mi sembra di percepire nuovamente quel fastidioso freddo nelle ossa.
"Allie! Cosa cazzo hai fatto!"
Ecco papà, a ridosso del muro del corridoio, rosso dalla rabbia e con gli occhi sgranati. È vestito elegante, sistemato nella sua giacca grigia e con i pantaloni stirati, forse appena di ritorno da un colloquio di lavoro.
Abbasso lo sguardo mentre lui si avvicina e mi spinge leggermente per farmi alzare.
"Mi ha convocato la tua insegnate di lettere, ha detto che sei un brutto guaio..."
Già, brutto guaio. Il mondo è crollato, siamo tutti in un brutto guaio.
Lo guido davanti l'ufficio del preside, lui bussa leggermente e ci ricevono."Signorina Taylor, credo che lei sia la persona più adatta per raccontare a suo padre l'accaduto, noi non interferiremo."
Il preside, un uomo basso e con la testa piena di riccioli grigi, siede impettito alla scrivania, mi fa cenno di iniziare a parlare con quella sua voce bassa e tonante.
L'unica cosa che mi viene in mente è di mandarlo a quel paese.
La Peel mi fulmina con lo sguardo da dietro le lenti, forse intuendo la mia reazione.
Mi mordo la lingua e a denti stretti volto la testa verso mio padre.
Lui mi fissa, impaziente ma già furibondo e senza alcun timore inizio a parlare.
Robert ha ragione.
Non mi importa più di niente adesso.
"Non mi interessa che cosa direte!"
"Taylor!" la Peel mi interrompe subito, zittendomi prima che la situazione inizi a degenerare.
"Signor Taylor..." comincia, costringendomi a rimanere in silenzio.
"Siamo venuti a conoscenza di una relazione tra sua figlia e un professore, supponiamo che sia stata una cosa di brave durata, forse solamente qualche incontro, comunque non deve preoccuparsi, lui è già stato allontanato dalla scuola."
Pronuncia tutto in un solo soffio di voce, terminando subito e mostrando un falso sorriso.
Ma lei non conosce mio padre, non riuscirà a tenere a freno la sua furia.
"UNA RELAZIONE?!" sbraita lui balzando dalla sedia.
"E me lo dite così? Non deve preoccuparsi? Ma chi diavolo si crede di essere e chi cazzo è questo professore?! ALLIE!" si volta verso di me, le pupille sgranate e la bocca secca.
"Cosa cazzo ti ha fatto! Che cosa vuol dire 'qualche incontro'?! Sei andata a letto con lui?!"
Il preside si solleva dalla sedia, alza le mani e lo incita a far silenzio.
"Signor Taylor, la prego, sua figlia è cosciente dell'enorme sbaglio che ha commesso, mentre il professore è sempre stato una persona rispettabile, desolato ha chiesto subito il trasferimento, non infastidirà Allison."
"Desolato?!" sbotta ancora mio padre, rivolgendo a lui la sua ira.
"Prima va a letto con mia figlia minorenne e poi è desolato?! Chi cazzo è? Voglio vederlo!"
Per la prima volta vedo la Peel presa alla sprovvista: si appoggia alla scrivania e sembra tremare; io quasi scoppio a ridere dal nervoso.
"Sono sicuro che non vi sia il bisogno di intraprendere lunghe pratiche giuridiche, signor Taylor..."
"Ma quali pratiche preside! Io voglio solo spaccargli la faccia!"
"Papà..."
"La prego sia ragionevole."
"Il professore è stato trasferito in un'altra città, le assicuro che non si farà vivo di nuovo..."
"Sono qui."
Sento i muscoli delle braccia contrarsi quando la porta si spalanca all'improvviso e Robert appare sulla soglia.
È piuttosto pallido, le labbra serrate e lo sguardo teso conferiscono alla sua postura elegante ed eretta un alone di fierezza e sensualità, nemmeno la Peel sembra non accorgersene, volta subito la testa contro di lui e punta lo sguardo sul suo corpo.
"Figlio di puttana..." sibila mio padre tra i denti, sposta la sedia e appare pronto per attaccarlo alla gola.
"Signor Taylor, sono sicuro che pos-"
Il preside, forse in ansia per quello che potrebbe accadere, lascia la sua comoda seduta alla scrivania e si puntella con le mani sulla cattedra.
"Se metterai di nuovo le mani su mia figlia, giuro che..."
"Papà! Smettila!" intervengo io, sollevandomi.
"Lui non mi ha costretto a fare nulla, anzi, mi ha aiutato molto quando mamma mi ha allontanato di casa, ci siamo avvicinati e con il passare del tempo..."
Guardo Robert, lui abbozza un sorriso verso di me, fulmineo però indurisce nuovamente le labbra e mi precede.
"Abbiamo realizzato che quello che stava accadendo era terribilmente sbagliato. Volevo solo comunicarglielo di persona, signor Taylor, mostrarmi interessato a tutto questo senza scappare. E se vorrà farlo presente alle autorità, vista l'età di sua figl-"
"Sono sicuro che non ce ne sarà alcun bisogno!" esclama il preside allontanandosi finalmente dalla scrivania.
"Mi sembra già tutto risolto, non è vero?"
Si guardano tutti, mio padre, forse imbambolato dal discorso, sembra rabbonito.
Terribilmente sbagliato.
Continuo a pensare quando la Peel ci scorta fuori dall'ufficio.
Allora era questo che Robert pensava?
O ha finto?
Dal punto di vista legale è sbagliato certo, una minorenne con un cinquantenne, ma chi può giudicarlo dal punto di vista morale?
Solamente noi, non è così?
"Ti accompagno a casa di questo Downey, così prendi la tua roba e vieni con me a New York..."
"CHE COSA?!" sobbalzo per il corridoio, gettando un urlo da far tremare i muri.
"Non voglio andarmene, papà..." continuo con le lacrime agli occhi e scossa dai singhiozzi.
"Non hai altra scelta." conclude lui con un sospiro.
"Tua madre beve troppo ed è in cura per disintossicarsi, ed io ho un posto di lavoro lì, il giudice sarà d'accordo nell'affidarti a me."
Sento le braccia tremare e sono costretta ad appoggiarmi a mio padre per non cadere. Lui mi circonda le spalle, forse non si rende contro di tutto il dolore che mi sta provocando, forse, come Garrett, lo fa solo per il mio bene.
Ma lui non conosce la cura per i miei mali.
Mi volto di scatto, vedo Robert in piedi in mezzo al corridoio, singhiozzo forte quando noto che con la mano si strofina gli occhi, come per asciugarsi le lacrime.
Solleva lo sguardo e sembra riflettere perso nel vuoto: mi guarda ma chissà, forse non mi vede, forse non vede niente.SPAZIO AUTRICE
MAREMMA TROIA
Mi sto maledendo da sola.
Il prossimo capitolo sarà l'ultimo, non disperate vi prego, era inevitabile che succedesse una cosa del genere.E poi un giorno saranno felici.
Un giorno saremo tutti felici.
Forse.Mini
STAI LEGGENDO
Philosophy
FanfictionCosa spingeva la giovane Allie a sorridere al cielo? Forse era il desiderio di fare qualcosa di importante, di cambiare il mondo o era semplicemente la vena sarcastica della sua anima a mostrare il sorriso? E se un giorno Allie perdesse la capacità...