- Cap. 10

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"Mia madre mi ha cacciato di casa"

POV ALLIE

"Che cosa?"
Con uno scatto blocca la gamba, lasciandola immobile tra le mie tremanti.
"Come è possibile che ti abbia cacciato di casa? Cosa diavolo è successo?"
Downey mi fissa sorpreso, allontana il volto e inclina la testa di lato per scrutarmi dubbioso.
"I miei hanno litigato, si sono lasciati ed è tutta colpa mia..." una pesante lacrima cade dalle mie ciglia, scivola e si infratta all'interno della mia maglietta. Vedo il professore seguire con lo sguardo il suo corso, sembra indugiare sulla pelle scoperta del mio collo e poi mi rivolge un triste sorriso.
"Non dirlo nemmeno per scherzo."
"Sì invece, ho alimentato le loro discussioni andando sempre contro a tutto e ora si sono lasciati, e mia madre mi dà la colpa."
Scuote vigorosamente la testa, mi rendo conto che nonostante abbia parlato il suo petto è ancora schiacciato contro il mio, il lavandino sul mio fondoschiena e quel profumo maschile nelle narici.
Mi sorprendo a sollevare una mano dal bordo dietro di me.
Dio che cazzo stai facendo, Allie?!
Indugio con i polpastrelli sul suo fianco e poi adagio il palmo, facendolo aderire completamente sulla stoffa dei pantaloni.
Un singulto mi scuote quando percepisco il suo calore sulla mia mano, alzo gli occhi e incrocio il sorriso cinico del professore e il suo sopracciglio alzato. Quasi il mio cuore perde un battito nel vederlo così.
"Dovrei chiamare tua madre a questo punto, sai?" continua con la stessa espressione.
"No, no la prego!"
Mi ritrovo con entrambe le mani sui suoi fianchi, è il maledetto coraggio che lo sta stringendo a me, non sono io.
"Professore non può chiamarla..."
Continua a fissarmi con un sorriso, beandosi della mie braccia attorno alla sua vita, il suo sguardo impassibile e malizioso allo stesso tempo mi provoca una crisi di pianto.
"Smetti di piangere." mi ordina con freddezza.
"Smettila e dimmi la prima cosa che vorresti fare, che cosa desideri, Taylor? Che cosa, dimmelo!"
Scaccia il suo busto contro il mio con forza, soffiandomi sul volto e premendo il bacino, mi ritrovo a fissarlo tremante, le braccia attorcigliate attorno alla sua vita e il desiderio di restare così per sempre.
La sua giacca svolazzante mi protegge dal freddo, sembra non vi sia alcun bisogno di porre domande in questo momento: il mondo, la vita e l'anima mi sembrano questioni così frivole e stupide; persino la voglia di tornare a casa sembra cancellarsi dal mio cuore ma poi sì, la sento, quella sensazione di stanchezza spossante, quel senso di oppressione che per un momento sembrava essersi nascosto.
Non capisco se è proprio della mia anima o se proviene da quell'insoddisfazione che corona i miei giorni, la paura di non essere abbastanza e di non fare a sufficienza, di morire domani dopo aver amato tutti ma nessuno a dovere, di guardare le stelle e di non riuscire a vedere niente.
Alzo lo sguardo e le mie pupille incrociano involontariamente le sue, legandosi e quelle iridi nocciola e luminose, affondando nella terra dei suoi occhi e naufragando tra quei colori caldi; quasi mi perdo in una incessante ricerca ma prima che possa scovare qualcosa il professore mi riporta alla realtà con un brusco strattone.
"Parlami, per favore, cosa?"
Sussulto quando la magia di quel momento viene spezzata dai suoi sonori sbuffi, si allontana da me ed inizia a camminare avanti e indietro per il bagno.
Continuo a piangere in silenzio, coprendomi il petto con le braccia cercando di attenuare il freddo.
"Perché diavolo non mi rispondi?"
Sbraita ancora, dando un colpo al muro con il pugno e serrando i denti.
Non capisco, cosa vuole che gli dica? Che cosa mi ha chiesto?
Scuoto la testa con violenza, tappandomi le orecchie e rannicchiandomi sul pavimento.
Cosa è successo? Che cosa gli è preso adesso?
E soprattutto.
Perché cazzo.
Perché ha smesso di stringermi.
"Taylor... mi dispiace Dio, è solo che non riesco a capire..."
Improvvisamente mi afferra, sollevandomi ma tenendosi a dovuta distanza.
"Che cosa non riesce a capire, prof?" domando scossa dai singhiozzi.
Qualcosa mi fa pensare che si stia rivolgendo più a se stesso che a me. Si morde un labbro e scuote vigorosamente la testa.
"Niente. Adesso chiamo tua madre."
"No! No, la prego!"
Si è rivestito di quella affascinante professionalità, volta la testa e mi sorride con distacco.
"Vedrai, si risolverà tutto."
"No! No cazzo!"
Lo afferro per un braccio, legando entrambe le mani alla manica della sua giacca.
"Per- per- per favore pp-"
Non riesco nemmeno a parlare, le lacrime si infrattano copiose tra i miei capelli come gocce d'acqua, scivolano sul viso coprendomi di ridicolo.
Vedo il professore ritirarsi davanti la mia figura sconvolta, allunga il braccio come per toccarmi ma si limita solamente a farmi cenno di stare tranquilla.
"Hey, se ti manda così in crisi non lo faccio ok?"
Dio, perché non mi abbraccia?
Sto vergognosamente singhiozzando davanti a lui, come se il mondo fosse precipitato di colpo sulla mia testa e lui cosa fa? Resta lì a fissarmi senza sfiorarmi di un millimetro.
Vedo mia madre sbattere la porta, mio padre con la birra in mano, George che tenta di baciarmi e Peter steso sopra di me. E poi guardo lui.
Il mio professore di filosofia e storia che da settembre ho sempre snobbato con eleganza, gettando qualche occhiata ai suoi glutei sodi prima di ridacchiare insieme a Betty durante le sue affascinanti sfilate in corridoio.
Vedo lui, e mi rendo conto che forse sto piangendo più per le sue mani lontane dal mio corpo che per lo schifo che ricopre la mia vita.
"Sei stanca Taylor? Lo vedo dalla tua faccia..."
Quasi ridacchia osservandomi con dolcezza, apre la porta e mi invita ad uscire.
"Avviati in segreteria ed aspettami lì, non posso certo interrogarti a storia... Devi prima dormire un po', vedrai dopo il nervoso ti passerà e potrai sentirti meglio..."
"Ok?" continua aspettando pazientemente che lo raggiunga.
"Ti fidi a venire con me o preferisci che chiami la Peel?"
"No!"
Scoppia a ridere fragorosamente, rivolgendomi un occhiolino con sfacciata naturalezza e continuando a picchiettare sulla maniglia.
"Anche tu non sopporti quella donna eh? Mi sequestra sempre il sigaro ogni volta che mi becca a fumare, neanche fossi uno studente!"
Sorrido, contagiata dal suo riso. Mi accorgo che ha infilato le mani nelle tasche dei pantaloni e sta giocando con la stoffa alzando e abbassando le dita, così da evidenziare i rigonfiamenti.
Allie ma cosa stai guardando?
Con una virata sposto lo sguardo ma... accidenti, si sta leccando i denti in un modo terribilmente seducente che mi provoca un ingorgo di saliva nella trachea.
"Tutto bene, vogliamo andare?"
Annuisco con vigore, cercando di buttare giù quell'ammasso di liquido appiccicoso.
Percorro traballante il corridoio, sentendo la testa girare quando, con un ultimo sforzo, mi appoggio al bancone dei custodi.
Downey mi raggiunge subito dopo: ha preso il mio zaino e tiene stretti i suoi libri sotto braccio.
"Sostituzione in B2 per favore, ho un impegno improvviso..."
Con un colpetto sulla schiena mi fa segno di avviarmi al portone, si sistema con la sua media statura davanti al bidello per coprirgli la visuale e farmi uscire indiscreta.
Mi affaccio fuori, sta piovendo, ma un debole raggio di sole illumina il cortile, rischiarando il prato.
Mi soffermo ad ammirare quel bagliore, la testa svuotata e i pensieri spenti, quando la porta si apre dietro di me e vedo Downey aprire un ombrello sopra la mia testa.

SPAZIO AUTRICE
HEYY
TORNATA
Scusate se ieri non ho aggiornato.
Vorrei ringraziare tutti quelli che apprezzano la mia storia e non smettono di ricordarmelo. Vi adoro.
Non so se lo avete capito ma nel prossimo capitolo Allie sarà a casa di Robert hehehhe
Conosceremo meglio il nostro professore preferito via
A presto
Minea

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