"Mentre parliamo,
il tempo invidioso sarà già fuggito:
cogli l'attimo, confidando
il meno possible
nel domani."
OrazioPOV ALLIE
Passeggio per il cortile, il libro di filosofia aperto tra le mani e i capelli sciolti. Mentre qualche ciuffo ricade sulle pagine nascondendo le parole, il vento mi accarezza la nuca, facendo vibrare i pensieri e portandoli via con sé, lontani dalla mia figura e dalla filosofia che stringo tra le dita.
Eppure, nonostante il vento e il cielo nuvoloso, sento quasi un lembo di felicità sfiorarmi la pelle, soddisfazione forse o comunque una sensazione diversa dal triste abbandono.Chiudo il volume con un leggero tonfo, sorridendo al profilo della scuola e accavallando le gambe sulla panchina.
Per fortuna che Downey aveva un libro di testo nel cassetto della cattedra, perché di tornare a casa non ne ho la minima voglia. Solo varcare la porta e trovare mia madre in cucina mi mette i brividi, e poi, certamente non vorrà più saperne di me dopo avermi visto sbattere il portone di casa ieri sera, come mio padre.
Sollevo le spalle in un gesto naturale, rendendomi conto che in questo momento la questione non sembra sfiorarmi più di tanto; ho trascorso l'intero pomeriggio nel cortile della scuola, sorprendendomi di aver anche trovato la voglia di studiare, e adesso l'unico problema che sorge nella mia mente è dove trascorrere la notte ora che il sole sta tramontando.
In realtà non è nemmeno un problema.
Rifletto con un sorrisetto sornione.
L'ho detto solo perché ho una voglia matta di pensare a lui, al professore, alle sue braccia calde e al letto morbido e ricoperto di fogli.
Mi alzo, infilando il libro sotto braccio e dirigendomi al cancello, lo attraverso e con una soddisfacente allegria giro l'angolo.Sento le chiavi girare nella serratura e attendo impaziente.
"Oh, Allie..."
Downey mi rivolge un ampio sorriso, molleggiando sui piedi e appoggiandosi infine allo stipite.
Solo in questo momento, rapita dal suo sguardo, mi rendo conto che non ho preparato alcun discorso da presentargli.
Deglutisco imbarazzata, distogliendo gli occhi dalla sua camicia.
"Per caso qualcosa non ti torna di filosofia?"
È lui a spezzare il silenzio con sfacciata naturalezza, indicando il libro di testo quasi per fingere che non sia successo niente tra di noi.
Perché infatti, beh, non è successo nulla, rifletto con un sospiro.
Però ho dormito con lui, stretta al suo petto e al professore sembrava piacergli molto. Dovrà pur significare qualcosa?
Alzo lo sguardo, sorridendogli tristemente e scuotendo la testa.
Mi accorgo che la felicità che sembrava lambirmi era solo un'illusione.
"No professore, è solo che, insomma..."
Non so dove andare.
È la prima cosa che mi passa per la testa, ma risuona troppo sciocca e frivola e quindi serro le labbra.
"Non puoi restare, Allie."
Downey mi precede, forse intuendo i miei pensieri. Abbassa la testa con un velo di freddezza e lascia cadere le braccia sui fianchi.
Il mondo sembra atterrare con un tonfo sulla mia schiena, rotola e si va a sistemare tra le scapole, piegandomi in due.
"Perché?"
È la prima parola che mi viene in mente, non si mostra né come un perché filosofico né come un capriccio.
Sussurro e un singulto mi scuote quando lo vedo scuotere la testa dispiaciuto.
"Mi hanno chiamato per tenere un ciclo di conferenze alla Columbia University la prossima settimana, parto domani per New York..."
"New York?" ripeto con un filo di voce, figurandomi l'oceano e l'infinita lontananza.
Lui annuisce sollevando le spalle.
"Non starò via per molto, qualcuno mi sostituirà e a febbraio sarò tornato..."
"A febbraio?!" sgrano gli occhi, ormai colmi di lacrime e mi lascio sfuggire uno spasmo sofferente.
Tra più di tre mesi.
No, non posso resistere così tanto.
Non riuscirò a vivere tanto a lungo.
Mi volto, ignorando i suoi richiami e raggiungo il cancelletto con una leggera corsa.
"Allie! Taylor ti prego! Per favore dove stai andando?!"
A passo spedita attraverso la strada; non desidero allontanarmi da lui in realtà, ma in questo momento, solo in questo attimo, mi sembra la cosa più giusta da fare.
Lui non ha tempo per me.
Penso scossa dai singhiozzi mentre la luce della luna illumina la targa della discoteca all'angolo.
Ma io invece, avrei tanto tempo per lui.~
"Tutti siamo spinti
in uno stesso luogo."
OrazioPOV DOWNEY
"Cristo!"
Borbotto mollando un violento pugno sulla superficie del portone dopo averla vista scomparire nel buio del quartiere.
Mi precipito dentro casa, maledicendo le mie parole arroganti e la mia boccaccia sempre aperta. Afferro la giacca dall'appendiabiti e mi dirigo fuori casa, cercando di scrutare qualcosa nell'oscurità della sera.
La mia vista limitata non me lo permette e con un sonoro sbuffo tento di seguire dei suoni provenienti dal fondo della strada.
Dio, Robert.
Perché hai detto a Taylor della conferenza?
Beh cazzo, non potevo non farlo...
Domani altrimenti sarebbe arrivata a scuola e avrebbe trovato un supplente al mio posto e forse, più arrabbiata di adesso, si sarebbe cacciata in qualche brutto guaio.
Sì, ma avresti potuto farlo con più tatto.
Sbatto il palmo sulla coscia, accelerando il passo e scorgendo le finestre illuminate della discoteca all'angolo.
Sospiro pesantemente, con la cruda sensazione di poter vedere la sua figura sconvolta e ubriaca attraverso i vetri appannati.
Un singulto mi scuote, ripensando a me, ventenne, inerme sul pavimento di casa dei miei zii, annebbiato e infelice con mille domande confuse per la testa.
La filosofia aveva rovinato la mia vita, facendomi sentire impotente e inutile nel mondo; non potevo assolutamente permettere che spezzasse anche quella di Allie.
Mi faccio largo tra i giovani, sgomitando per raggiungere l'entrata e allungando il collo.
È tutto molto scuro e i flash lampeggianti delle lampade non mi aiutano di certo.
Qualcosa mi dice che la troverò lì.
Qualcosa, forse un legame immaginario che stringe Allie e me, i suoi principi persi e valori soli così simili ai miei, la filosofia da quattro soldi che non ci permetterà mai di far carriera, la solitudine e il freddo nelle membra.
Sono più simile a lei di quanto creda, e ho una paura terribile che questa somiglianza segni inevitabilmente il suo destino.
La vedo di colpo, schiacciata tra la porta dell'antibagno e il corpo di un ragazzo. Le mani di lui la toccano ovunque e sento una rabbia cieca montarmi in viso. Mi avvicino, afferrandogli le spalle e staccandolo con forza.
Senza pensare mi ritrovo a soffocarlo contro il muro, tenendolo ben stretto per la gola.
"Se la sfiori soltanto un'altra volta io ti faccio nero." sibilo, ribollendo dentro.
Sposto lo sguardo e lo riconosco, frequenta la Emanuel School e sembra non essere una gran cima.
"Peter..." lo richiama Allie, barcollando sulle gambe privata del suo appoggio.
Lui con una spinta si libera della mia stretta e raggiunge l'uscita di sicurezza, mentre io, senza aver capito bene, mi ritrovo avvinghiato tra le braccia di Taylor.
"Va tutto bene..." sussurro, alzando le mani e accarezzandole i capelli.
Lei solleva lo sguardo e mi punta contro i suoi occhi chiari, sono spenti e colmi di lacrime e quasi, vedendola così, mi viene voglia di sbattere la testa per il senso di colpa.
Mi stringe la vita in una morsa soffocante, poi senza permettermi di proferir parola, si avvicina al mio volto e mi bacia di slancio, togliendomi il fiato.SPAZIO AUTRICE
NON VI PREOCCUPATE
Il bacio continua nel prossimo capitolo.
E scusate se scasso con Orazio ma io lo adoro troppo. Cioè sembra avermi letto nel pensiero, forse ha detto quello che ha detto per dare un senso ai miei capitoli.
Vabbè, commentate o votate ve ne pregooo
A presto
MineaPs: cos'è sta storia che non rispondete alla bacheca della mia scrittrice preferita ovvero Shinimal ??🤨
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Philosophy
FanfictionCosa spingeva la giovane Allie a sorridere al cielo? Forse era il desiderio di fare qualcosa di importante, di cambiare il mondo o era semplicemente la vena sarcastica della sua anima a mostrare il sorriso? E se un giorno Allie perdesse la capacità...