"Amare è gioire,
mentre crediamo di gioire solo
se siamo amati."
AristotelePOV ALLIE
Sollevo assonnata una palpebra; venendo investita dai raggi del sole che filtrano dalla persiana quasi sbotto infastidita dal mattino.
Il mattino ha l'oro in bocca, il mattino qua e il mattino là, tutte frasi da conversazioni smielate o padri noiosi.
La mattina andrebbe cancellata dallo scorrere del tempo, insieme alla sera e alla notte.
O forse la notte no.
Tiro un sorriso rammentando le ore buie appena passate, le mani di Robert sulla mia pelle, le sue labbra sulla mia intimità e i suoi gemiti profondi.
Alcune notti andrebbero lasciate, e se fossero tutte come quella precedente imposte in ogni momento del giorno.
Imposte e vissute ripetutamente, come un carpe diem che non termina mai.
Tiro un sospiro, voltandomi verso destra mi aspetto di sentire il materasso cigolare e le lenzuola fredde, all'improvviso però un braccio nudo mi trattiene, serrandosi attorno alla mia vita.
"A che cosa stai rimuginando?" mi chiede una voce arrochita.
Con un colpo di tosse frena una risatina e mi avvicina maggiormente a sé, facendo aderire il suo petto e la mia schiena.
"Sei ancora qui?" chiedo timidamente, per paura di far risuonare la domanda tra le mura.
Robert aspetta a rispondere, sento il suo respiro sul mio collo e il palmo aperto sul mio ventre.
"Sarei dovuto restare anche la scorsa volta, e dirti quanto fosse stato bello, invece ho avuto paura e mi sono alzato prima che ti svegliassi..."
"E sei uscito di casa." aggiungo, forse con una nota rigida nella voce.
Quasi annuisce sul cuscino, subito dopo lo sento sollevarsi e sporgersi sopra di me.
Ha il ciuffo spettinato e gli occhi stanchi e languidi.
"Ho sbagliato. Mi dispiace."
Sorrido, afferrandogli i riccioli e scoprendo involontariamente il mio petto nudo.
"Non fa niente. L'importante è che tu sia rimasto adesso, ne sono felice."
Lui con malinconia imita la mia espressione spensierata, quasi perdendosi nei miei occhi ed inclinando leggermente la testa, poco dopo si piega sopra di me, premendo i pettorali scolpiti sui miei seni e lasciandosi sfuggire un sospiro.
"Sono stato così bene stanotte, Allie..."
Annuisco fingendo indifferenza e continuando a giocare con i suoi capelli.
"Mi dica professore..." inizio divertita.
"Una sola parola per descrivere il tutto."
Downey ridacchia, puntandosi con i gomiti sul materasso per mantenersi in equilibrio sopra di me.
"Nah, nemmeno il vecchio Socrate sarebbe in grado di trovarla..."
"Io ce l'ho invece." ammetto fingendomi soddisfatta.
"Davvero Taylor? Bene, allora sentiamo."
Annuisco trattenendo il divertimento davanti alla sua espressione curiosa e aumentando la suspense.
"Filosofico."
Robert scoppia a ridere, si porta la mano alla fronte e scosta il ciuffo scomposto.
"Cioè, fammi capire, trovi filosofico fare l'amore con me? Mi prendi in giro vero?"
Fisso il suo volto paonazza e poi lo seguo a ruota nel riso.
"Boh, saranno tutti questi libri che fanno atmosfera, non so che dirti..."
Si china e mi sfiora la fronte, io subito premo sulla sua nuca e lo sospingo sulle labbra per baciarlo.
Gioco un po' con la sua lingua e poi mi stacco lasciandolo con le labbra socchiuse.
"Vuoi giocare con me, piccola?" domanda, cercandomi per un altro bacio.
Io però premo un dito sulle labbra e lo fermo.
"Che cosa siamo noi adesso?"
Lui resta immobile, stranamente però non appare confuso o sorpreso: sembra capire la mia domanda e sorride con malinconia.
"Quelli di prima suppongo, forse un po' meno soli ma con la stessa corona di spine e il mantello invernale..."
"Ma io non ho freddo adesso."
Dico, quasi senza far caso a quelle parole, gettandole nell'aria e lasciandole sospese.
Robert annuisce ripetutamente, inclina le labbra in un lieve sorriso e poi sembra perdersi nelle sue riflessioni.
"Nemmeno io, Allie, nemmeno io."La solitudine è un concetto relativo, persino la felicità forse e il freddo.
Per non parlare dei minuti che non sembrano farmi invecchiare, seduta sulle sue gambe al tavolo di cucina.
Sento i suoi respiri profondi dietro di me e pur non guardandolo in viso, lo immagino sorridere.
"Sei contenta?" mi domanda in un fil di voce, allungando una mano e accarezzandomi la schiena con disinvoltura.
Annuisco, portando alle labbra il bicchiere e buttando giù un sorso di succo. Mi volto verso di lui e sorrido, sfiorandogli le guance con le dita negli angoli leggermente ricoperti dalla ricrescita della barba.
"Sono le nove passate..."
"È il mio giorno libero." mi interrompe con una risatina sfacciata.
"E ormai è troppo tardi, non posso accompagnarti a scuola."
Mi giro nuovamente, dandogli le spalle e staccando un morso dal toast.
"Che peccato..."
Lui ridacchia, intrecciando il palmo tra i miei capelli e disegnandomi cerchi sulla maglietta.
"Sono felice, Allie." pronuncia all'improvviso, quasi sorpreso delle sue stesse parole.
"Però forse è solo il momento che mi fa sentire così..."
Deglutisco, spaventata dalla sua voce rotta e quasi le parole mi muoiono in gola.
"Pensi che finirà?" chiedo, insicura.
Si estinguerà il carpe diem, come ogni altro sogno e aspettativa, come la luce del sole e la vita degli uomini, perché tutto, prima o poi, giunge al termine.
"Penso sempre che ti stancherai di me prima o poi, ed io ormai sarò così coinvolto che non riuscirò a sopportarlo..."
"Intendi quando inizierai ad amarmi?"
Dio, mi sono spinta troppo oltre: lo vedo sobbalzare sulla seduta e quasi sgranare gli occhi dalla sorpresa.
"Io amo s-"
"Ah già, certo, tu ami solamente la luna alta nel cielo, le tue riflessioni e quei maledetti libri, qui non si sta parlando di amore, vero?" continuo con durezza, fissandolo negli occhi spaesati e sorreggendomi fiera sulle sue gambe.
"E di cosa si tratta allora? Della solitudine, del senso della vita, della felicità?"
"Allie..." afferra la mia mano, trattenendola tra le sue e la sua espressione si scioglie in un sorriso.
"Dovremmo cercare di riscattare il dolore dell'insensatezza, e piegare i nostri giorni, renderli più leggeri diminuendo il carico e compensandolo con le cose piacevoli, e tu lo fai, ogni volta, quando mi guardi, alleggerisci il mio carico."
Resto a bocca aperta ad ascoltarlo, forse comprendendo la metà delle sue parole ma ammaliata dalla cadenza della voce, dalla piega delle sue labbra e dalla fronte rilassata.
"Quindi che cosa sono io per te?" chiedo in un sospiro.
Perché tu sei il mio archè, la filosofia e il principio di tutto, il senso della vita e il sorriso sul mio volto, non so Robert, se riesci a capirlo dal mio sguardo.
Ridacchia felice, portando di nuovo la mano alla mia chioma e accarezzando il ciuffo chiaro.
"Sei Allie Taylor, la ragazza che scrive sempre la sua opinione sui compiti al posto delle risposte teoriche e che mi ha fatto girare la testa, che mi manda in estasi quando mi accarezza le spalle e i capelli, che illumina le mie giornate e nello stesso tempo le rabbuia quando, con sguardo spento, la vedo rintanarsi sotto la coperta."
Solleva le spalle come se non fosse importante.
"E quasi mi fa sbattere la testa contro il muro quando, con quel visino, mi ricorda che ha solo diciassette anni e che l'ho fatta mia già due volte."
Scuoto la testa, non riuscendo a trattenere un breve sorriso.
"Non fartene una colpa Robert, ero consenziente..." scherzo forzando una risatina.
Lui scuote la testa fingendosi arreso, sorride e ruota le pupille verso il soffitto.
Non si è accorto nemmeno del temporale fuori dalla finestra, della nebbia che ha appannato i vetri e del freddo nelle ossa.SPAZIO AUTRICE
NON SI È ACCORTO DI NULLA È PROPRIO UNO SCEMO.
O UNO INNAMORATO.
TANTA FILOSOFIA DOWNEY E POI VA TUTTO A GAMBE ALL'ARIA
A presto
Mini
STAI LEGGENDO
Philosophy
FanfictionCosa spingeva la giovane Allie a sorridere al cielo? Forse era il desiderio di fare qualcosa di importante, di cambiare il mondo o era semplicemente la vena sarcastica della sua anima a mostrare il sorriso? E se un giorno Allie perdesse la capacità...