- Cap. 26

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"Dimmi qualcosa ragazzo
Non sei stanco di cercare
di riempire quel vuoto?
O hai bisogno di più?
Non è difficile resistere così tenacemente?"
Shallow, song

POV DOWNEY

"Sì, certo, come se ti avessi portato qui per questo."
Scrollo le spalle e mi soffermo ad osservare il suo sguardo stupito e confuso; quasi mi vien da ridere nel vederla così, le mani stracolme di patatine, la bocca piena e gli occhi grandi e sorpresi.
Ridacchio e, accavallando le gambe, mi perdo nel girare il frappé con la cannuccia.
Cazzo, ho fatto l'amore con lei.
La frase emerge nella mia testa circa ogni due minuti, tanto per ricordarmi il madornale errore che ho fatto, ma, nonostante tutto, le uniche cosa che rammento ogni volta sono in realtà il suo sorriso sotto di me e il calore del suo corpo nel buio, la sensazione di essermi unito a lei e di aver fatto qualcosa di giusto. Sebbene l'età e il ruolo non mi permettano di pensare altro non mi sono pentito della scorsa notte e, se tornassi indietro, farei di tutto per ripeterlo.
Non so bene cosa mi sia preso.
Beh, ancora non riesco a spiegarlo, ma in qualche modo devo essere attratto da lei, dal suo corpo diciassettenne e dalla sue mente giovane, dalle sue curve e dalle suo parole, ma no, deve esserci di più, percepisco le stelle nel mio desiderio verso di lei, l'apeiron e l'essere, l'universo caldo attorno alla sua figura e il senso nei miei gesti.
Quello che provo per lei ha senso:
merita di divenire e non di essere, merita di alimentarsi come un fuoco e accrescere la sua sostanza, non di rimanere statico e perdersi.
Sospiro, guardandola mangiare soddisfatta.
Ho fatto l'amore con lei ed è stato meraviglioso, vorrei tanto dirglielo ma all'improvviso non riesco a trovare le parole adatte: non posso esordire così dal nulla con 'hey, è stato bellissimo stanotte sai?'
La metterei in imbarazzo ed è l'ultima cosa che desidero.
"Allora, perché mi hai portato qui?"
Muove con eleganza le braccia e spinge via il vassoio.
"Vorrei farti vedere una cosa fuori."

Mi ritrovo a passeggiare nel bosco accanto a lei, senza una meta precisa in realtà, né un motivo di camminare se non il desiderio di starle accanto.
Mi accosto ad Allie con il busto, lei sfiora la mia mano e poi l'afferra, intrecciando le dita con le mie e liberando un sospiro.
"Dove stiamo andando?"
"C'è un laghetto più in là, volevo fartelo vedere..."
Arranco tra l'erba alta, cercando di non inciampare nelle buche e trascinando la ragazza dietro di me.
"Quindi mi hai portato qui per il laghetto?"
Annuisco, preso in contro piede.
Ti ho portato qui perché volevo stare con te in un posto diverso.
Cazzo, Robert, meno male non lo hai detto.
"Per la natura, volevo farti vedere qualcosa di diverso, guarda."
Mi fermo di scatto in mezzo al terreno, indicando un punto preciso tra due fronde d'alberi. Il sole, nascosto tra le foglie, sembra creare delicati giochi di luce illuminando la superficie del prato.
Allie per poco non sbatte contro di me, trattiene il respiro e si ferma a guardare; è così vicina a me cazzo, se la bacerei adesso non potrebbe sfuggirmi.
Dio, perché mi vengono in mente certe idee...
Eppure se la facessi mia qui sull'erba non se ne accorgerebbe nessuno, siamo lontani dalla strada, le auto non ci vedrebbero.
Deglutisco, sentendo qualcosa animarsi nei pantaloni al solo pensiero.
Allie si appoggia a me e quasi sfiora il mio viso con la sua guancia.
"Vogliamo andare?"
Adesso o mai più.
Sento il cuore battere nel petto e all'improvviso mi sembra di essere un adolescente nel cortile della scuola, cazzo comportati almeno da adulto Robert.
Riprendo il passo e in pochi minuti raggiungiamo il piccolo lago nella radura; ad Allie sembra piacere, si siede vicino ad un albero e tira fuori il blocco da disegno.
"Robert, vieni?"
La guardo sistemarsi vicino al tronco e al suono del mio nome sussulto violentemente.
"Tutto bene?"
"Sì, è solo che, devo fare una cosa, sai, quel tipo di cosa..."
"Oh, capito." finge di voltarsi dall'altra parte per non guardarmi, io sorrido e raggiungo un cespuglio alle mie spalle.
Solo quando, nascosto dietro il verde, avvicino le dita le dita alla cerniera dei pantaloni, mi rendo conto che le mie mani sono scosse da un violento tremore.
Sto sudando e sento il petto fasciato dalla camicia premere sui bottoni.
"Datti un contegno, Downey!" mi ripeto, serrando i palmi sulla coscia e tentando di far passare l'eccitazione.
Mi ha chiamato per nome.
Cristo, lo ha fatto un modo così diverso e unico da dare un profondo senso a quella parola.
Robert. Ecco, non possiede luce né significato, ma pronunciato da lei sembra avere un colore diverso.
Forse accende la tonalità o sfuma i contorni.
Sistemo i pantaloni e quasi mi fermo ad aspettare che mi chiami ancora, per sentirlo di nuovo, per percepire il senso nella sua voce.
"Robert? Tutto bene?"
Serro le palpebre per trattenere il giramento di testa e spunto fuori dal cespuglio.
"Sì, sono qui."
Mi fa segno di avvicinarmi e sedermi sull'erba accanto a lei.
"Ho bisogno di un sostegno per disegnare, ecco non so dove appoggiare il foglio..."
Allie si volta, sistemandosi dietro di me e passando una mano sulla mia schiena.
Un brivido mi scuote quando raggiunge con le dita il bordo dei pantaloni.
"Sembra perfetto..." ridacchia, posando il disegno sulle mie spalle e iniziando a disegnare.
"Mi stai usando come tavolo?"
Sento le gambe tremare incrociate sul prato, non riesco ancora a capire come sia in grado di trattenermi dal farla mia.
"Sei piuttosto comodo, il problema è che tra poco mi faranno male le braccia..."
E dal sentirla sussurrare il mio nome tra i gemiti.
Cazzo, Robert, controllati!
Respiro profondamente, percependo la punta della matita sulla stoffa della camicia e cercando di concentrarmi sul suo tratto leggero.
Eppure il tentare di pensare ad altro non mi aiuta, tento di svuotare la mente ma la prima cosa che rammento è il ritornello di quella canzone.
Chiudo gli occhi e inizio a canticchiare a bassa voce, non ricordo bene le parole e così spesso mi fermo e stringo il labbro tra i denti.
"I'm off the deep end, watch as I dive in
I'll never meet the ground
Crash through the surface, where they can't hurt us
We're far from the shallow now..."
"Non sapevo sapessi cantare." mi interrompe Allie, bloccando la matita.
Mi accorgo che sta trattenendo il respiro dietro il mio collo.
"Ma infatti non so cantare, non ascolto musica dagli anni '70, quando andavo in discoteca a ballare i Duran Duran..."
"Uh, interessante..." continua con tono malizioso, soffiando sulla mia pelle e facendomi rabbrividire.
Infila la matita tra i ciuffi sulla mia nuca e inizia a giocarci.
"Quindi sai anche ballare oltre che cantare eh, professore?"
Scuoto la testa con un sorriso.
"Già, e so anche memoria 'Critica della ragion pratica' di Kant..."
Mi volto verso di lei, facendole cadere il lapis di mano e il disegno.
"Che cosa vuoi di più?"
Incrocio il suo sguardo, all'improvviso appare seria e anche il mio divertimento sfugge via.
Forse vorrebbe una casa, i suoi genitori e un gruppo di amici, un briciolo di filosofia e un pizzico di felicità.
O forse, non lo so.
Forse desidera il calore del mio corpo sul suo.

SPAZIO AUTRICE
EHHH GIÀ
LO DESIDERA ECCOME ROBERT SVEEGLIAA
A PRESTO
MINEA

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