- Cap. 6

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"Si dice che una volta toccato il fondo
non puoi che risalire.
A me capita di cominciare
a scavare."
Freak Antoni

POV ALLIE

Avanzo traballante tra le sfuggenti figure, mentre i miei occhi vedono tutto e niente: la pioggia fuori dalle finestre inesistenti, le risate e le pozzanghere nel giardino, la salvezza sul fondo del bicchiere e la fredda gioia dei fumi e nei cocktail. Il mio sguardo si posa sui pochi che riescono veramente ad imboccare quella via d'uscita o a perdersi nello stretto corridoio, scatenati al centro della pista, gli occhi vitrei e privi di anima, i corpi caldi e tremanti, i capelli scomposti sulla pelle sudata. Mi avvicino ad uno di questi, le orecchie tappate e la testa che ruota cercando a tutti i costi di afferrare quella triste felicità, una felicità del corpo, solitaria e inutile, che dopo poco tempo sfugge via insieme alle visioni idilliache.
Qualcuno mi chiede se voglio ballare con lui, quasi non riesco a distinguere i lineamenti maschili nell'oscurità quando lo affianco nella sala, tenendo stretto il bicchiere e cercando fin nell'ultima goccia di alcol. Non lo conosco, non riconosco nessuno in quella discoteca, solamente l'euforia del piacere travolgente e delle scottanti bevande sulla lingua, il desiderio di fuggire e non tornare a casa, la caparbietà e la voglia di contraddire il mondo e poi me.
Già, riconosco me. O forse qualcuno che sembra me, scatenata e senza freni contro un ragazzo sconosciuto, ubriaca e con il corpo euforico e in fiamme, qualcuno con i capelli castani ed un lungo ciuffo bianco, vestito di nero e alla ricerca della felicità.
Solo quando mi ritrovo sul retro di un magazzino, schiacciata contro il muro freddo e ruvido, mi rendo conto che quell'odore acre di sudore e erba non era l'aroma che stavo cercando.

Mi sembra di camminare su una striscia di fuoco. Le gambe in fiamme e i piedi instabili sul marciapiede bollente. Lo stesso fuoco sembra irradiarsi anche nella mia testa, bruciando i pensieri e le idee. Attraversa la mente, distrugge i valori e i sani principi, sterminando gli ultimi segni della mia debole filosofia.
Una filosofia futile, intrisa di sorrisi e risate, pacche sulle spalle e incoraggiamenti inutili.
Varco il cancello della scuola, sostenendomi sul muretto in pietra per non scivolare a terra. La mia testa infuocata ruota come una trottola, i rumori sono confusi e le voci si sovrappongono nei pensieri perdendo la loro identità. Sento a poco a poco le forze abbandonarmi e mi lascio cadere sul morbido prato. Gattono a terra, facendomi forza con le braccia, forse sto inseguendo una fragranza diversa da quella dell'erba bagnata.

SPAZIO AUTRICE
Wops! Capitolo cortissimo lo so, scusate ma dovevo tagliare.
Chi lo vuole il prossimo capitolo raccontato da Robertuccio eh eh?
Fatemelo sapere nei commenti.
A presto
Minea

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