- Cap. 9

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"Basta sfiorare il filo teso
di un profumo
che i ricordi risuonano
immediatamente."
Diane Ackerman

POV ALLIE

Che merda.
Già, merda è proprio la parola adatta.
Nonostante tutto è un vocabolo perfetto: cinque lettere, solo due vocali e un suono arrogante e conciso.
Che schifo.
Anche questo è perfetto, dal ritorno sibilante e morbido: scivola tra la lingua e i denti e arricciola le labbra.
Sono entrambi adatti a me; forse il primo essendo duro mi riempie di più la bocca.
"Allie, tutto ok?" Betty si sporge dal banco dietro di me, per scrutarmi dubbiosa.
"Alla grande, certo, come sempre..."
"Ovvio, come no."
Ignora il mio sorriso forzato, spostando subito lo sguardo sulle mie occhiaie violacee e gli abiti stropicciati.
"Cosa ti è successo ieri? Non sei venuta a scuola..."
Alzo le spalle cercando si scacciare dalla mente i ricordi della post-sbornia.
"Nulla, calo di zuccheri, mi sono sentita male nel cortile e poi sono andata a casa a riposare."
"Downey era molto preoccupato, lo sai?"
"Downey?"
Sentire il suo nome mi provoca un leggero formicolio nello stomaco, d'istinto tiro un sorriso mentre la faccia di Betty tende ad assomigliare sempre di più ad un punto interrogativo.
"Sì, mi hanno detto che era confuso a lezione con quelli del terzo anno e che è andato più volte in segreteria a chiedere se avevano tue notizie. Dovevi essere veramente sconvolta, Allie..."
Mi volto, esibendo un sorrisetto soddisfatto alla lavagna e dimenticandomi di risponderle. Pensare che il professore era stato in pensiero per me mi rendeva quasi sollevata.
Lo vedo entrare nell'aula: una pila di libri sotto il braccio e lo sguardo assente.
Chissà su cosa sta riflettendo.
Un mezzo sorriso mi nasce spontaneo sulle labbra mentre osservo il professore sedersi alla cattedra e sfilarsi gli occhiali, scruta tutti ragazzi per pochi secondi, arrivato a me mi punta sul viso i suoi caldi occhi.
"Taylor." sentenzia con eleganza accavallando le gambe.
"Ce la facciamo a fare una breve interrogazione di storia? Tanto per cercare di rimediare quel brutto voto allo scorso compito di filosofia eh?"
Mi osserva aggrottando le sopracciglia mentre un ciuffo castano gli cade sull'occhio destro. Lo sposta con un soffio, sporgendosi sulla cattedra e afferrando il registro; solo quando si accorge che lo sta leggendo al contrario lo getta di lato, questo rimbalza e cade a terra suscitando un riso tra gli studenti.
Con una fredda occhiata Downey riporta il silenzio, poi impassibile si volta di nuovo verso di me.
Sento il sangue gelare nelle vene e l'imminente sensazione di non riuscire a dire una parola.
"Vogliamo cominciare con il feudalesimo? Cominci a raccontare..."
Si passa distrattamente le dita tra i capelli, andando indietro e sistemandosi comodamente sulla sedia.
Mi rivolge una ultima occhiata indifferente prima di invitarmi a parlare.
Che stupida a pensare che fosse realmente preoccupato per me.
Mi sta addirittura interrogando, Dio.
Che schifo, che merda, che tutto.
Abbasso lo sguardo sentendo gli occhi umidi, il cuore batte furioso nel petto e quella sensazione di gelo sembra avvolgermi nuovamente. Eppure non è notte e il tempo è bello fuori dalle finestre.
Ma a cosa importa al cielo e soprattutto a cosa importa a me delle stelle, della terra, delle domande e di quella stupida filosofia che mi tormenta, di storia, del feudalesimo e di scienze, dei miei amici e dei miei genitori, della mia vita e di Downey.
Smetto di guardarmi le mani e sollevo lo sguardo, padrona di un coraggio che non ricordo e ribollente di rabbia.
Scocco una freccia d'odio all'arrogante figura seduta dietro la cattedra e mi alzo di scatto. Con la vista appannata ribalto la sedia e mi precipito fuori dall'aula.
"Taylor ma che d-" lo sento borbottare e sollevarsi dalla sedia. Ignoro i suoi richiami e mi precipito in bagno, chiudendomi nello scomparto della toilette.
"Taylor! Dio mi apra per favore! Non volevo metterla in crisi! Dio..." con insistenza batte sulla porta, dopo qualche secondo lo sento arrendersi e scivolare con la schiena lungo la superficie.
Rannicchiata nell'angolo riesco a vedere il suo posteriore fasciato sul pavimento, i glutei sodi schiacciati sulle mattonelle e le pieghe dei pantaloni in tensione.
Silenzio. Il tempo scandito solamente dai miei singhiozzi, i battiti accelerati nel petto e il desiderio di vederlo seduto davanti a quella porta per sempre. Sistemato lì per me, in attesa.
Solo per me.
"Fanculo Allie, fanculo!" ringhio tra i denti colpendomi con forza la nuca e sentendo bruciare nello stesso punto.
Spalanco lo scomparto e quasi cado su di lui inciampando rovinosamente su una mattonella crepata.
"Va tutto bene, hey, hey va tutto bene, stai tranquilla adesso..."
Downey si è sollevato di scatto, afferrandomi per le spalle e spingendomi contro il suo petto.
Affondo il viso nell'incavo tra il suo collo e la spalla, nascondendo gli occhi senza imbarazzo e bagnandogli la giacca con le lacrime. Ad ogni singhiozzo sento le sue grandi mani premere sulla mia schiena, quasi a volermi proteggere dai violenti singulti e il suo profumo, intenso sulla pelle e accarezzato da una forte nota di tabacco, proprio di una fragranza maschile che le mie narici non hanno mai inspirato. Sa di caldo e di sudore, di una vita difficile e di tante domande, quasi riesco a percepire i perché e la disperazione di non riuscire a trovare la risposta lungo la linea ruvida del collo, i colpi battuti sul muro e la rabbia di un adolescente, forse la solitudine e la voglia di contraddire tutti, scavare nella terra e cercare quelle maledette verità.
Forse il suo odore nasconde tutto questo, o lo mostra al mondo come una nota distintiva, forse esalta i suoi successi e cela i fallimenti, perché quelle domande... già, nessuno sarà mai in grado di fornire una soluzione a quelle domande.
Respiro pesantemente sulla sua pelle, schiacciando i palmi sulle spalle larghe e muscolose e solo in quel momento, solo quando percepisco il corpo del professore scostarsi dal mio, mi rendo conto di aver smesso di piangere da un pezzo.
"Va meglio?" mi domanda con un sussurro, sfiorandomi la guancia con il respiro. Allontana la testa e mi osserva dolcemente.
"Credo di sì..." rispondo tirando su col naso e irrigidendo le braccia di nuovo gelide lungo il mio corpo.
"Non volevo metterti in difficoltà, scusami..."
Lo guardo sorpresa. Si sta scusando con me perché voleva interrogarmi?
Non riesco proprio a capire questo mondo.
"È solo che non riesco a capire cosa sta succedendo Taylor ed io... io voglio aiutarti."
Respira profondamente con sguardo perso, colpisce sofferente le mie pupille e poi abbassa la testa.
"Ho capito. Non vuoi ancora dirmi niente." mi lascia con uno scatto ed io barcollo senza il suo appoggio.
Lo vedo raggiungere la porta del bagno e sistemarsi con arroganza la cravatta.
"Torna in classe. Continuiamo l'interrogazione."
"Prof..." arranco ancora, cercando di afferrare l'estremità dei lavandini ma scivolo a terra.
"Taylor! Cristo!" mi afferra per la vita senza il minimo sforzo, sollevandomi e schiacciandomi tra il suo petto e il lavabo.
"Non ti lascio andare finché non mi dici cosa cazzo ti sta succedendo hai capito?"
"Hai capito cazzo?!" ripete alzando la voce e facendomi tremare contro la sua camicia.
Scoppio a piangere, tentando di allontanarlo ma il professore con uno strattone mi trattiene premuta e a pochi centimetri dal suo volto.
"Se entra il preside in questo momento e ci vede così mi licenzia in tronco, quindi cerca di parlare..."
Parlare per così mandarlo via?
E perdere il calore del suo corpo attorno al mio busto e contro le mie guance?
"Dio ora stai sorridendo, mi vuoi far arrabbiare seriamente vero?"
Ma evidentemente non ci sto riuscendo vista l'espressione divertita sul suo viso e la luce nei suoi occhi.
Scoppio a ridere tra le lacrime, sussultando quando la sua gamba si infila maliziosamente tra le mie.
Trattengo il fiato, mentre i suoi occhi mi scrutato facendo finta di nulla, spinge la coscia con forza e una smorfia provocante compare sulle sue labbra.
"Mia madre mi ha cacciato di casa." pronuncio con una sola emissione di voce.

SPAZIO AUTRICE
MA GUARDATELO QUESTO ROBERT!
Non so se a Londra studiano il feudalesimo comunque vabbè... io lo devo studiare e lo odio.
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Al prossimo capitolo
Minea

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