Capitolo 17

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È mattina e sto sentendo Surry salutare Stefano dicendogli di farsi forza e che in caso di bisogno avrebbe potuto chiamarlo.

Detto in questo modo sembra che io sia un killer psicopatico e che Stefano abbia bisogno di essere salvato.

Lo sento poi bussare alla mia porta: 《Entra》gli dico alzandomi dal "letto".

《Ehi Sa.. io sto andando, tieni d'occhio Stefano perchè sta male... io da lontano non potrò farlo, chiama Giuse se succedono casini》dice abbracciandomi subito dopo e mio malgrado lo abbraccio anch'io sorridendo.

《Va bene Papà numero due》rispondo facendolo ridere.

Poi esce di casa salutandomi con la mano, non sono una persona che porta rancora e questa questione devo risolverla con Stefano, Surry può anche starne fuori.

Quando la porta si chiude alle sue spalle è come se sulla casa calasse un silenzio assoluto.

Un' ansia pressante mi schiaccia il petto.

Non dovrei parlare con Stefano di certi argomenti di quella serata, ma devo almeno stabilire un contatto.. non possiamo smettere di parlarci e basta.

Vado quindi a bussare alla sua porta.

《Che vuoi?》è la sua domanda.

《Parlare》rispondo.

《Per quanto mi riguarda allora puoi restare fuori dalla porta》dice con cattiveria.

《Non ti chiederò nulla se non vuoi, ma non possiamo ignorarci fino a quando non tornerà Surry》continuo cercando di stare tranquillo.

Metto da parte l'orgoglio per una volta, anche se avrei tutto il diritto di sapere almeno perchè quel tipo in discoteca lo ha menato colpendo anche me o perchè conoscesse il mio nome.

Nonostante questo preferisco però riallacciare i rapporti con Stefano in primo luogo.

Non posso sopportare che sia triste per la mia cattiveria, ma troverò un modo per farlo parlare magari più avanti.

《Possiamo ignorarci benissimo, sei tu che hai voluto andartene》dice con un tono di risentimento.

Se c'è una cosa che mi fa andare in bestia di Stefano è proprio il suo essere permaloso, come me, se non di più.

Io però fortunatamente ho imparato ogni tanto ad abbassare la testa, non voglio litigare con lui, non lo vedo sorridere da un giorno e già mi sento una merda...

Riuscirò a farlo calmare a costo di sembrare uno zerbino.

《Scusami Stefano per prima, non dovevo arrabbiarmi, per favore non voglio vederti stare male》sussurro in modo che però mi possa sentire.

Lo sento sospirare:
《Entra》esordisce poi.

Entrando lo noto straiato sul letto a petto nudo con le gambe sotto le coperte e il pc poggiato poco distante.

Le mani intrecciate dietro la testa, gli danno un aria spavalda e il suo sguardo, probabilmente fiero per aver ottenuto qualcosa di simile a delle scuse e a una tregua, svetta sul suo volto.

Trovo che il tutto sia uno spettacolo e attrae il mio sguardo come una calamita.

Gli sorrido e lui abbassa lo sguardo, poi mi fa cenno di sedemi al suo fianco.

《Mi dispiace se sono stato rude ieri mattina, ero e sono stressato da tante cose e volevo solo capire... ma me ne parlerai quando sarà il momento suppongo》 dico sedendomi contro lo schienale del letto.

《Forse... ma non ora, non oggi》 risponde neutro.

Mi viene spontaneo accarezzargli il ciuffo di capelli che lo rende così disordinato, ma perfetto e in cambio ricevo un lieve sorriso, non si scansa al mio tocco.

《D'accordo, ma per favore non ti ridurre più in quel modo》 gli chiedo.

Lui sposta lo sguardo verso la finestra con una leggera tristezza e non risponde subito.

Poi volendo cambiare discorso a tutti i costi mi chiede: 《ti va del sushi?》.

《Stefano ma sono le 10 del mattino》replico io.

《Eh va beh...ci mettono tanto ad arrivare》ridacchia lui sdraiandosi con la testa sul mio addome, come se tutto fosse tornato alla normalità...


~Kaminari

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