Capitolo 36

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《Sascha! Finalmente sei sveglio! Eravamo preoccupati! Da quanto tempo non dormivi?》mi chiede Surry dandomi una mano ad alzarmi in piedi.

Sento un po' di vertigini, quando provo a camminare, dovute alla carenza di sangue nel corpo, ma tutto sommato sto bene.

Noto solo ora di avere una fasciatura al braccio dovuta all'estrazione del sangue.

《Non dormivo decentemente da una settimana credo》rispondo scuotendo la testa e sorridendo.

《Dov'è Stefano?》chiedo subito dopo preoccupato.

《Stefano... è...》temporeggia Surry scostando lo sguardo.

《Non ce l'ha fatta?》chiedo spaventato sentendo il mio cuore accelerare verticosamente.

《No... cioé... non ci hanno detto niente... è uscito solo un chirurgo di corsa, da quando ti sei addormentato, poi è tornato dentro come se niente fosse e da quel momento è ancora tutto fermo》conclude portandomi fuori dallo stanzino per vedere con i miei occhi che la porta della sala operatoria è ancora sigillata.

Giuseppe è seduto sulle poltroncine lì davanti e lo raggiungiamo.

《Credi che ce la farà?》mi sussurra fissando il pavimento.

Per un attimo ho come la tentazione di colpirlo, ma mi trattengo.

Non sono più la persona di una volta.

Ho smesso di sfogare la mia frustrazione sugli altri.

In fondo Giuseppe non se lo merita questo peso, so che al suo posto avrei fatto le stesse identiche cose.

《Lo spero con tutto me stesso Giuse. Non ci voglio neanche pensare che potrebbe non farcela. Non questa volta. Non ora che le cose forse avrebbero funzionato...》vengo interrotto dall'aprirsi della sala operatoria.

Ne esce un dottore che si toglie i guanti e la mascherina, ma prima che io possa fare qualunque cosa, viene subito seguito da una barella che con il rumore delle ruote rompe il silenzio che si era creato.

Tutti e tre ci alziamo di scatto e li seguiamo all'interno della stanza, Stefano era sopra.

《Il paziente si riprenderà》dice semplicemente il dottore lasciandoci poi lì con lui.

Sento immediatamente un gran peso sollevarmisi dal petto e credo che lo stesso sia per gli altri due.

Un sorriso si allarga sul mio volto.

Ce l'abbiamo fatta.

Noto che Stefano lentamente apre gli occhi.

Credo che sia già sveglio per via di tutte le ore che ha passato lì dentro e perció abbiano voluto aspettato di essere certi che l' anestesia avesse finito il suo effetto prima di farlo uscire.

《Ehi Ste》dico felice avvicinandomi di corsa.

《Ciao Sascha...》dice sorridendomi e svegliandosi del tutto.

《Cos'hai al braccio?》domanda subito dopo prima che io possa chiedergli come stia.

Per un attimo tentenno.

Avevo pensato di non dirgli di essere stato io il suo donatore, volevo solo dimenticare l'esperienza.

Stefano peró è troppo attento ai dettagli non avrebbe potuto non notarlo.

《Sascha ti ha fatto da donatore del sangue》rivela Surry capendo il perchè del mio tentennare, abbozzo un sorrisetto e abbasso lo sguardo.

《C-cosa? Sascha ti sei fatto infilare un ago nel braccio per tutto quel tempo?》chiede sconcertato, io sono troppo scioccato al ricordo e lascio che Surry parli di nuovo per me.

《Sì l'ha fatto, era l'unico modo forse per salvarti e lui era l'unico ad avere il tuo stesso gruppo. Quando gliel'hanno detto é sbiancato...》dice Surry ridendo e facendo sorridere Stefano.

《...poi è tornato dopo dieci minuti con quella fasciatura al braccio e più bianco di prima. Però aveva l'aria felice l'aveva fatto per te e questo bastava》continua.

Stefano allarga le braccia con un po' di sforzo.

《Grazie Sascha... io non posso crederci davvero... hai fatto questo per me》dice abbracciandomi stretto.

《Tutto per te》rispondo subito dopo poggiandogli una mano sul viso.

Stefano sorride timidamente poi il suo sguardo si focalizza alle mie spalle.

《Sascha aiutami ad alzarmi per favore》mi chiede con un espressione indecifrabile in volto.

Una via di mezzo forse tra arrabbiato e determinato.

《Non puoi alzarti! A mala pena riesci a sollevare le braccia! Che vuoi fare?》chiedo sconsolato conoscendo l' indole impulsiva di Stefano.

《Se non mi aiuti lo farò da solo》dice con un pizzico di cattiveria nella voce squadrandomi un attimo il volto.

Non mi sembra il momento adatto per contrariarlo e piuttosto che lasciare che si faccia male provando ad alzarsi gli porgo il braccio, tirandolo su.

Per un attimo è sembrato come se Surry avesse voluto provare a fermarmi, infatti mi fissa con uno sguardo apprensivo da

Hei stai facendo una stronzata ti ricordo che nemmeno un quarto d'ora fa poteva anche essere potenzialmente morto.

Rispondo con uno sguardo sconsolato.

Che altro avrei potuto fare?

Stefano una volta in piedi fa uno scatto fulmineo e immediatamente mi pento di non aver dato retta al mio buonsenso e all'occhiataccia di Surry.

| You are my safe place | ~ SaschefanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora