《S-sascha c-che stai fac-cendo?》farfuglia disperato.Non gli rispondo trascinandolo per tutto il corridoio, visto che cercando di trattenermi si è appeso a me, e arrivando alla porta.
《Dove vai?》mi chiede cercando di buttarsi in avanti per impedirmi di uscire.
《Vado dove cazzo mi pare, dove tu non possa manipolarmi, dove non mi troverai》urlo con cattiveria.
Vorrei ferirlo nel profondo come lui ha fatto con me, ma non mi abbasserò alla sua altezza.
Stefano sembra rimpicciolirsi e diventare ancora più piccolo di quanto già non sia.
《Vado dove le tue bugie non potranno toccarmi, dove potrò sfogare la mia rabbia su qualcosa che non sia te》continuo.
《Fallo, picchiami se puó aiutarti》 dice Stefano con un filo di voce.
Per un attimo la tentazione di ascoltarlo è davvero forte, ma non mi lascerò travolgere dalle emozioni.
《Non farò mai più qualcosa che mi chiedi, se ti picchiassi ti farei solo un favore, invece no... ti lascerò qui ad affogare nel casino della tua mente》dico con una cattiveria che quasi non sembra appartenermi.
È ciò che si merita.
Apro la porta scansadolo di lato.
Con tutto l'alcol che deve aver ingerito mi stupisco anche solo del fatto che sia riuscito a reggersi in piedi per la distanza tra la sua stanza e il corridoio.
Quando sono fuori dalla porta inizio a correre, il cuore infranto.
Indovinate un po'?
Piove... come l'ultima volta.
Io distrutto e il cielo è pronto a piangere con me.
Questa volta però nessuno verrà a far finta di consolarmi, questa volta dovrò essere io il mio posto sicuro.
C'è un' abitazione che mi appartiene qui a Milano che solo Giuseppe conosce.
Un piccolo open-space in un ultimo piano di un palazzo, con all'interno tutto quello che serve per sopravvivere: un letto, una cucina, un bagno...
Era il posto in cui avrei dovuto abitare se io e Sabrina non fossimo mai andati a vivere assieme o il posto in cui sarei andato se quel fottuto giorno non avessi deciso di accettare di vivere con Stefano e Surry.
Corro a perdifiato ricordando a memoria il posto e cercando di vedere attraverso lo sguardo appannato dalle lacrime.
Dopo una corsa infinita raggiungo la casa e mi spoglio completamente infilandomi sotto la doccia bollente.
Il mio telefono continua a vibrare ininterrottamente.
Tutte chiamate da parte di Stefano.
Ripensare a lui mi fa tremendamente male perchè mi tornano in mente ricordi che non vivremo mai più, ricordi che ora mi sembrano finti, quand'è che è cambiato?
Quand'è che ha smesso di essere la persona sincera e spigliata che amavo?
Che ho amato senza rendermi conto...
La persona che sfortunatamente ancora mi ritrovo ad amare.
Mi accascio a terra dentro la doccia con le braccia attorno alle ginocchia.
Un giorno ci stavamo chiedendo se mai ci fossimo sposati se l'altro avrebbe potuto essere il testimone.
Stefano stava zitto, mi guardava sorridendo, mentre io parlavo e parlavo.
《..Già ti ci vedo, io con lo smoking bianco ad aspettare una donna bellissima che attraverserà la porta della chiesa, e tu al mio fianco. Completo nero tenendo per braccio la persona più importante per te. Vedo già tutti gli invitati, la festa, i ricordi felici del giorno più bello della mia vita》 gli dicevo sognando.
Stavo lasciando che lui covassi dentro di se questo senso di esclusione dalla mia vita.
Mentre io non mi rendevo conto che in realtà non ci sarebbe mai stata altra persona, se non proprio quella che ora mi ritrovo ad odiare e amare allo stesso tempo, che avrei voluto al mio fianco il giorno del mio matrimonio.
Solo ora mi rendo conto che forse per troppo tempo non sono stato in grado di capire che non eri più lo stesso, perché ero troppo occupato a capire cosa avrei potuto volere dalla vita.
-
Quando dopo un tempo infinito e indefinito decido di uscire dalla doccia, trascino il pulsante rosso dello smartphone per evitare una sua ulteriore chiamata.
Una lacrima scende sul mio viso, amore, odio e rancore fluttuano dentro di me scontrandosi ripetutamente.
Per un attimo osservo una lametta abbandonata lì sul lavandino.
La prendo in mano e il metallo freddo quasi mi scotta, la avvicino a me nel silenzio più totale.
Mi sembra quasi di poter sentire il mio cuore pulsare.
Mi guardo i polsi segnati entrambi da una cicatrice profonda e parallele alle vene, che nessuno fortunatamente mai nota.
Cicatrici di un' adolescenza che non auguro a nessuno e decido che no... Non ne vale la pena.
Per troppo tempo mi sono inflitto dolore per sperare che mi facesse sentire meglio, quando i miei genitori litigavano, ma non è così.
Non ti fa sentire meglio, ti illude con la prospettiva di trovare di meglio dall'altra parte, ma senza dirti che in questa morte dall'altra parte non troverai nulla.
Butto nel cestino quella lametta e decido finalmente di rispondere al telefono.
Sono pronto ad affrontare Stefano a costo di pentirmene...
La voce che sento rispondermi dall'altra parte però non è la sua...
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| You are my safe place | ~ Saschefano
FanfictionFAN FICTION SASCHEFANO ~Niente è mai come sembra. Le persone deludono, le persone si arrendono. Spesso...troppo spesso mentono. Troverò la forza di voler sopravvivere agli schiaffi della vita? Assieme a te forse sì.~ - - - Estratto dalla storia: 《...