Capitolo 29

610 28 8
                                    

《Presto! Della morfina!》sento gridare da uno dei medici.

Che diamine succede lì dentro?

Mi alzo di scatto e sgattaiolo nella stanza.

So di stare infrangendo la promessa che avevo appena ribadito di non volerlo rivedere, ma poco mi importa.

So di doverci essere a costo di lottare con le lacrime per il resto dei miei giorni.

I medici non si preoccupano di me troppo concentrati su Stefano quando mi metto alle loro spalle, senza essergli di intralcio.

Lo guardo e il mio sguardo ne viene catturato.

Mi sembra di non averlo visto per anni, anche se è solo passata una settimana.

Ho passato talmente tanto tempo a rimuginare su di noi che avevo quasi dimenticato le curve del suo volto serafico.

I capelli bruni e spettinati.

La mascella incavata che si incurva in quel sorriso di cui ora non vi è neanche l'ombra.

Mi desto peró dalla mia visione.

Il colorito di Stefano è più acceso, ma a giudicare dalla reazione dei medici non penso sia una cosa buona.

I suoi palpiti raggiungono i 180 battiti al minuto, chiunque altro sarebbe probabilmente in preda alle convulsioni, ma lui per ora fissa il soffitto vacuo.

I suoi occhi non hanno luce. 《Stefano...》mormoro spaventato.

Le lacrime bruciano nei miei occhi potrei davvero perderlo così?

In un soffio? Portato via da me in qualche millesimo di secondo.

Il suo corpo comincia ad essere scosso da degli spasmi, sintomo di un possibile imminente infarto.

《Non puoi andare via così Stefano》dico alzando la voce e fiondandomi al suo capezzale.

I medici tentano inizialmente di trattenermi, ma alla fine mi lasciano andare.

Il loro lavoro è finito, devono sperare che la morfina faccia effetto e che non sia essa stessa a portarselo via.

Alcuni dei dottori mi guardano con compatimento, un'infiermiera ha le lacrime agli occhi solo a vedermi in questo stato.

《Stefano non fare il mio errore, non abbandonarmi》sussurro appoggiandomi al letto in lacrime guardando il suo corpo in preda agli spasmi ormai diventati convulsioni.

Questo è uno dei peggiori risvegli post-farmacoma mai registrati, sento borbottare da uno dei dottori.

《Stefano io ho fatto ora la mia scelta, ti sbagliavi io non avevo giá scelto...》dico riferendomi al sogno fatto qualche notte fa, anche se probabilmente lui non può capirlo.

《Fanculo il mio orgoglio. Fanculo il mio odio. Fanculo ciò che mi hai fatto. Non posso perderti. Non così. Non senza un ultimo instante in cui potró vederti sorridere》dico con la voce che mi brucia la gola.

Gli spasmi di Stefano si placano improvvisamente.

I suoi occhi prima vacui riprendono a focalizzare le cose.

Ricomincio a fatica a respirare, tutto il fiato mi si era bloccato in gola.

Mi guarda.

I medici lo fissano stupefatti.

Stefano é sveglio...
Nessuno se lo aspettava, non dopo una crisi epilettica di tale portata.

《S-Stefano?》sussurro.

《Sascha? C-che cosa ci fai qui? Perchè l'hai fatto? Perché mi hai seguito? Tu dovevi vivere》 farfuglia lui sconnesso, lasciando che le sue guancie vengano rigate dalle lacrime.

《Che stai dicendo? Io non ti ho seguito. Io vivo... e tu anche》rispondo preoccupato.

Stefano scoppia definitivamente a piangere.

《S-sono...vivo... P-perchè? Perchè mi avete fermato? I-io non... non posso sopportare tutto. Ho bisogno di pace... le pasticche non sono bastate?》farfuglia disperato.

La sua disperazione mi distrugge, quanto era radicata in lui la voglia di morire?

Ma qualcosa l'ha riportato indietro.

《Sascha... che ci fai qui? La mia lettera che avrei dovuto bruciare ti ha fatto così pena da farti venire qui?》chiede respirando a stento.

I medici lo costringono a stendersi.

《Non mi ha fatto pena, tu non meriti questo. Devi vivere》rispondo sicuro di me.

《No... io lo merito. Ho giocato con la tua vita come se fosse niente, avrei potuto distruggerti se solo avessi sbagliato a fare ona dirti qualcosa... io non posso perdonare ciò che ti ho fatto》dice fissando il vuoto.

Dentro di me già solo il fatto che sia effettivamente sveglio mi rende felice... ma a quale prezzo è sveglio?

Si può definire viva una persona che vorrebbe solo morire perché si disprezza?

《Ma io ti posso perdonare...》deglutisco e il silenzio cala nella stanza, i nostri sguardi si incontrano.

《Io ti perdono Stefano, non perchè io capisca le tue azioni, ma semplicemente perchè chi ama perdona...》continuo stringendo la sua mano gelida nella mia.

《T-tu.. m-mi ami?》chiede incredulo e scosso dimenticandosi di tutto e tutti.

Ci siamo solo io e lui.

《A quanto pare》rispondo accennando un sorriso.

Indico con il gesto delle mani che se sono qui in ospedale è per lui.

Resta a guardarmi immobile, i suoi occhi tristi riprendono lentamente il loro brillante che me li fa amare tanto.

《Mi dispiace》sussurra facendomi avviccinare per abbracciarlo.

Sento il calore esplodere nel petto.

Ogni vuoto lasciato viene ricucito in questo istante.

《Mi dispiace per il dolore che vi ho fatto provare》lo zittisco col dito.

《Basta scusarti. Io ti credo, so che ti odi per questo. Sai bene che so cosa significa essere veramente disperati...》dico lasciando la frase a metà.

Mi guarda negli occhi.
Prende le mie braccia, le ruota dalla parte dei polsi e scorre le sue dita sottili lungo le mie cicatrici.

Sorride tristemente.

《Già... chi meglio di te può capire》conclude.

Poi i medici mi costringono ad allontanarmi.

Deve riposare o potrebbe avere un collasso.

Controvoglia mi lascio trascinare fuori.

Stefano... ora che neanche la morte è riuscita a dividerci cosa ne sarà di noi?

Mi chiedo mentre prendo il telefono per chiamare Salvatore...

É finalmente l'inizio di un qualcosa?

O forse la fine di tutto?...

Potranno mai due cuori feriti come noi salvarsi assieme?


~Kaminari

| You are my safe place | ~ SaschefanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora