Capitolo 35

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Apro gli occhi di scatto.

Ho rischiato di addormentarmi un' ennesima volta, alzo la testa e vedo lo sguardo compassionevole di Surry su di me.

《Sascha... vai a dormire... ne hai bisogno》mi sussurra cercando di confortarmi.

《No... devo restare qui, non me ne vado》rispondo spossato.

Sono ore che siamo qui davanti alla sala operatoria, Stefano è lì dentro da quando ha sbattuta la testa.

Io invece ho dimenticato l'ultima volta in cui ho dormito.

Credo che l'ultima dormita decente risalga a più di una settimana fa prima ancora che Stefano mi dicesse la verità su tutto.

Lancio un' occhiata a Giuseppe seduto per terra contro il muro in stato praticamente catatonico.

È rimasto in questa posizione da quando si è reso conto di cosa ha fatto.

Vorrei dire che lo odio, dargli la colpa, dirgli che è uno stronzo, dirgli che se Stefano non sopravviverà, non riusciró mai più a guardarlo in faccia... ma no non lo faccio.

Si odia già abbastanza da solo e so per certo che si odierà per sempre per quello che è successo e so anche che non voleva farlo.

In fondo è stato Stefano a mettersi in mezzo, se non l'avesse fatto ora forse saremmo tutti fuori da questo posto a cercare di tornare alle nostre vite normali.

Surry apparentemente sembra quello più traquillo tra noi o forse quello che semplicemente è più abituato a tenere per se le sue emozioni, ma vedo che anche lui comincia a cedere all'ansia.

Infatti si sfrega nervosamente i polsi ogni pochi secondi cosa che fa solo quando davvero sente di essere a disagio.

Un chirurgo con le mani e il camice macchiato di sangue esce improvvisamente dalla sala operatoria, i nostri sguardi puntano all'unisono verso di lui.

Si guarda attorno spaesato per un secondo e poi ci si avvicina frettoloso.

《Il vostro amico ha immediatamente bisogno di sangue, l'ospedale non ha più sacche a disposizione e il suo sangue è più raro del normale quindi sono costretto a chiedervi se in estremis qualcuno di voi sarebbe disposto nel caso in cui fosse compatibile a donarlo》dice il dottore.

Subito tutti e tre annuiamo, Giuseppe con particolare vigore, dimenticandosi del fatto che essendo malato a livello immunitario gli è proibito donare il sangue.

《Il paziente è uno zero negativo... uno di voi per caso lo é?》continua.

《Io sono AB》risponde Surry.

《I-io s-sono zero positivo...》proferisce Giuse finalmente a distanza di ore dall'ultima volta in cui ha aperto bocca.

La paura mi assale.

《Io sono zero negativo》rispondo tremando.

Non sapevo di avere lo stesso gruppo sanguigno di Stefano.

Il mio cuore comincia a battere molto forte.

Se c'è una cosa che nella mia vita che temo tanto da farne una fobia sono le siringhe e i due ragazzi lo sanno.

Mi guardano infatti attendendo una mia reazione.

Donare il sangue vuol dire restare attaccati a una siringa il tempo che un litro del mio sangue esca fuori.

Il solo pensiero della siringa che entra nella mia pelle mi fa rabbrividire.

《Sascha...》mi richiama Surry alla realtà, mi mostra una foto dal suo telefono.

Siamo io e Stefano abbracciati che sorridiamo, sorridiamo di quei sorrisi che scaldano il cuore.

《... puoi farcela, fallo per lui. Fallo per voi》 dice guardandomi negli occhi.

Annuisco e faccio per seguire il dottore, mi tremano le gambe ad ogni passo che faccio.

Probabilmente chi non ha mai avuto una fobia non potrà mai capire il terrore allo stato puro che si prova...

Per Stefano però posso farlo.

Lo amo e se questo dovesse salvargli la vita, sopporteró a testa alta.

Il dottore mi fa stendere sul lettino e senza che io me ne accorga la siringa è già nel mio braccio.

Respiro a fondo, una lacrima scende sul mio viso, fare i vaccini è un millesimo di secondo qui si tratta di minuti con un ago dentro il mio corpo.

Mi costringo a respirare correttamente.

Penso al mio bacio con Stefano, al suo dolce sorriso, alle sue fossette, al suo carattere bizzarro e pazzerello e l'ombra di un sorriso spunta sul mio volto.

Per lui questo e altro mi dico nella testa.

Come se niente fosse, ciò che serviva per riempire una sacca di sangue, è fuori dal mio corpo.

Tremo di terrore, ma sono felice.

Il dottore mi sorride comprensivo prima di accompagnarmi di nuovo dai ragazzi.

Mi accascio sulla sedia ora cento volte più stanco di prima e con una terribile fame.

Surry mi abbraccia: 《Sei stato molto coraggioso, so che per te è stato difficile》dice.

Giuse mi poggia una mano sulla spalla timidamente, sedendosi al mio fianco, come a riaffermare ciò che ha detto Surry.

Ora tutto ciò che possiamo fare è aspettare ancora.

Aspettare...

Aspettare...

Aspettare.

Lo scorrere del tempo è scandito dall'orologio appeso al muro, il suo ticchettio mi culla e questa volta non posso resistere, la trasfusione mi ha stroncato.

Mi addormento sulle ginocchia di Giuse.

Tengo stretto al petto il mio braccio bucherellato e dolorante quando Morfeo mi accoglie.

Al mio risveglio, dovuto al trambusto, qualche ora dopo sarei stato su una brandina di fianco al lettino di Stefano ancora vuoto.



~Kaminari

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