13-Promesse.

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Sfrego le dita tra loro e soffio la pelle con l'alito caldo, poi le infilo sotto le ascelle tirando su con il naso.
Ci siamo allontanati un po' dall'abitazione di Agnese per godere del completo buio, così da osservare le stelle al meglio in un cielo limpido.

«Ehi, vieni.»
Mirko si siede accanto a me e condivide la coperta pesante sotto la quale ci stringiamo alla ricerca di un contatto capace di contrastare il gelo.
È vero, non sono le condizioni ideali, però questa è la nostra unica vacanza assieme e proprio il mio amico ha insistito per uscire di casa.

Tutte queste stelle... potrò esprimere un desiderio?

Solo per stasera mi lascerò andare alla convinzione che i miracoli si avverano davvero e non mi darò dello sciocco per averci creduto.
Ascolto la vocina delicata e nervosa di Roberta, probabilmente si è attaccata a Vittoria con la chiara intenzione di non staccarsi più.
Ha un po' timore del buio e delle ombre nascoste nelle figure immobili, molte di loro sembrano bestie in agguato in attesa solo di una mossa falsa per attivarsi.

La capisco, eppure, al contrario di lei, sono affascinato da tutto ciò.
Dopotutto l'ignoto non sarà mai peggio di quello che viviamo nella realtà, quindi perché preoccuparsi? Una fatica inutile.
Stendo le gambe in avanti e le intreccio con quelle di Mirko, il polpaccio a contatto con il suo osso sporgente.

«Hai un buonissimo profumo» mormoro piano. Nessuno può vedere le mie guance arrossire, posso anche concedermi una battuta di qualche tacca più alta della soglia da me stabilita.

«Guarda che è lo stesso che hai usato anche tu» dice e io scrollo le spalle.

«Su di te sta meglio. Io sono abituato a lavarmi con il profumo alla rosa, mora o roba varia. Sai, mi accontento di quelli di Roby» commento.

«Perché non ne compri uno diverso e a ognuno il suo?» si informa curioso e io storco la bocca.

In effetti è un'ottima domanda, ma come spiegare i nostri soldi contati o messi da parte per i periodi difficili?
Mio padre non ha problemi nello spendere tutto in alcolici e alla fine sono io a dover tenere i conti in casa.
Un tuttofare, non c'è che dire.
Aprite le porte, gente, la carriera da contabile attende solo me.

«Perché sono un fiore e, come tale, devo profumare come la loro corolla» scherzo e lui ride dandomi dello stupido.

«Comunque poi prendilo il mio flacone, tanto ne ho altri a casa» propone dopo qualche istante di silenzio e annuisco ringraziandolo.
Sollevo il volto e fisso il cielo, inseguo le stelle e alla fine perdo il conto per quante ce ne sono.

Qual è la loro storia? Come sono finite lì?

Il concetto è così vasto da mettere addosso una certa soggezione.

Roberta lancia un gridolino. «Mi è entrato un grillo nella maglia» esclama con la voce piena di panico e per fortuna gli altri si apprestano a darle una mano, così non devo alzarmi.
Sorrido e non stacco l'attenzione da quella magnifica distesa di mistero.
Trattengo il fiato quando sento il peso della testa di Mirko sulla mia spalla, i capelli corti a solleticarmi la guancia.

Siamo così attaccati, davvero troppo. Riuscirà ad ascoltare il mio cuore, maledizione.
Perché non riesco a calmarlo, ma anzi, non fa altro che aumentare i battiti come per farmelo apposta?
Dovrei parlare, coprire ogni altro suono, eppure la lingua resta incollata al palato e ciò che posso fare è restare immobile con le palpebre un pelo sgranate.

Ogni suo gesto, ogni respiro, ogni parola, riesce ad azzerare la mia mente, la rendono un budino floscio incapace di solidificarsi.
Per lui sembra tutto così semplice.
E allora perché non faccio altrettanto e mi sento teso come una corda?
Stringo le labbra e con un pizzico di coraggio muovo il braccio, incontro la sua mano e la sfioro con i polpastrelli.

Il suono della mia PauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora