17-Una traccia indelebile.

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Il sapore del pistacchio scivola giù nella gola, la panna accarezza ogni singola nota, e il cioccolato fa da sfondo a un cono gelato che ha tutta l'aria di essere il più buono mai mangiato in vita mia.
In verità, le volte in cui l'ho preso si possono contare su due sole dita. Non so dire, però, di quand'ero molto piccolo: di quei periodi non ho ricordi vividi; è rimasta una patina indistinta in cui rammento colori adesso sbiaditi.

Ascolto il suono delle risatine di Roberta, subito dopo l'abbaio di Rinoa che le saltella dietro con la lingua a penzoloni.
Do un altro assaggio ai gusti e sorrido compiaciuto. Freddie ha insistito per pagare la nostra parte, e poi il proprietario sembrava conoscerlo bene e ci ha fatto lo sconto, mostrando un sorriso gentile sotto la coltre di baffi ben curati e sfumati di grigio.
Dondolo le gambe oltre la panchina e mi godo il caldo, l'aria fresca e il trillo di qualche uccello a rincorrersi tra i rami senza renderci del tutto partecipi delle loro scorribande.

«Vuoi provare la fragola?» chiede Freddie agitando il suo cono ancora integro. È così lento a mangiare e per miracolo le sfere tonde si tengono in bilico sul bordo.
Ogni tanto gli ho lanciato un'occhiata per timore di vederle rotolare giù e colpire il suo pantalone a tre quarti.

Do una bella leccata e lui ne approfitta per rubare un po' del mio cioccolato, ci macchiamo il naso e ridiamo, prendendoci in giro.
Un pomeriggio diverso, ciò che ci voleva per fare il punto della situazione.
Credevo sarebbe stato semplice confidarmi con Mirko, anche baciarlo e scoprire così l'esito del nostro rapporto.

Sei un sognatore, Daniel.

Ogni prova è andata fallita.
Sotto sotto sono un fifone, altro che il mio amico Jacopo e le sue lamentele sul non mettersi in pericolo in cima ai palazzi tremolanti.
Sono in bilico anch'io, adesso, e non ho il coraggio di tuffarmi oltre, neppure di toccare la trave in collegamento con l'altra passerella.

«Rinoa, torna qui» dice Freddie con la voce più alta, fischia tra i denti e la cagnolina solleva le orecchie e scodinzola a un passo dalla recinzione, poi fa dietro front e si tuffa su Roberta, mettendola al tappeto in un coro di risate felici.
Osservo il sorriso genuino del mio amico, i suoi occhi esprimono dolcezza e mi chiedo se abbia anche lui una sorella.

«Sei figlio unico?» mi informo sgranocchiando la cialda, pochi morsi e sono a più di metà.

Scuote il capo. «Ho un fratello e una sorella, Samus e Coraline, entrambi più grandi di me» risponde e arriccia di poco il labbro superiore, una smorfia appena accennata.

«Non scorre buon sangue tra di voi?»
Ed ecco che il Daniel impiccione è stato tirato fuori dal cilindro del mago, impossibile rimetterlo dentro a tacere.

«Be'... Samus è andato via da tanti anni, studia negli Stati Uniti e non torna praticamente mai. Non lo conosco, ero molto piccolo durante la sua partenza, ed è più un dato di fatto sapere di averlo, piuttosto che provare dei sentimenti nei suoi confronti» rivela e si stringe nelle spalle.

«Vedila così: se fosse rimasto, magari ti avrebbero costretto a dividere con lui la cameretta» dico e lo spalleggio con una risata, subito accolta.
Mi piace buttare tutto sul divertente, la serietà è malinconica e triste. Meglio non prendersi sul serio, il motto della mia intera vita, altrimenti si rischia di affogare in un lago davvero profondo.
Sono già con l'acqua al collo, io, il corpo stretto a mala pena alla zattera.

«Guarda, Dani!»

Roberta urla e spalanco le palpebre quando la vedo aggrappata a un palo fino a metà, le braccia e le gambe avvolte attorno al ferro come una scimmia.

«Stai attenta, ti prego» dico e faccio per alzarmi, ma lei balza nell'erba, atterra con una capriola e corre via come una scheggia.
Cavolo, dove ha preso quell'agilità?
Cresce di giorno in giorno, e forse le nostre arrampicate stanno dando i loro frutti e incidono sulla sua forza.

Il suono della mia PauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora