L'odore dell'alcool misto al sudore.
Le chiacchiere e le risate nella piccola stanza.
Il mio piede batte lento il pavimento sudicio.
Particolari che rimarranno nel tempo; attimi infiniti di paura e angoscia.Mi sento schiacciare tra due corpi, il fumo prodotto dalle sigarette mi vortica attorno come squali nell'oceano.
Sono in balia delle loro intenzioni, irrimediabilmente solo e perso.
Ascolto le parole, o meglio, parolacce continue e scurrilità indecenti.Abbasso gli occhi sulle mie mani strette, le dita a ferire la pelle per cercare di mantenere il controllo.
Il tipo alla mia destra mi carezza la testa e io non la tiro su per timore di incontrare quegli sguardi iniettati di rosso.
Voglio salire in camera, vi prego, lasciatemi stare.«Lo sai che sei proprio un bel ragazzino?» sussurra, il suo alito mi sbatte in faccia, una miscela nauseante.
«Grazie» mormoro tremando, lanciando una breve occhiata a mio padre.
Troneggia sulla sua poltrona come il capo della banda, uomini sconosciuti di cui non avevo mai neppure sentito parlare.
Ma adesso sono qui, a invadere la mia giornata con la loro presenza ingombrante.«Quanti anni hai?» prosegue giocando con una ciocca dei miei capelli, scende in basso e mi slaccia la coda, rilasciando la cascata liscia e nera sulle spalle.
I suoi tocchi mi danno fastidio, sono viscidi.«Undici. Tra qualche mese dodici» rispondo piano e lui ridacchia, per poi riportare la bottiglia alle labbra, tracannando con avidità il liquido.
E se mentissi dicendo di dover fare i compiti di scuola per domani?
Non lo so, forse sarebbe meglio restare ancora per non mettere il pericolo mia sorella.
Un altro si immischia e parla con nostalgia dei suoi tempi di gioventù, raccontando aneddoti. E giù altre risate.
Un divertimento che proprio non riesco a provare.«Magari avessi un figlio così ubbidiente. Il mio non fa altro che mandarmi a 'fanculo. In vero impertinente» commenta uno dei tanti, non credo di aver capito un singolo nome.
In realtà, non li hanno detti. Si chiamano con dei versi, come bestie incapaci di esprimersi.
Mio padre sogghigna e posa sul tavolo la bottiglia vuota, le guance rosse e gli occhi lucidi.
Ha bevuto davvero tanto, forse più del solito.
La mia paura sale quando punta lo sguardo nel mio, una calamita da cui non riesco a staccarmi. Dio, spero non se la prenda con me per un motivo ignoto.Sono stato bravo; mi sono seduto e ho parlato con questi uomini.
Un ottimo figlio, proprio come ha detto il suo amico.«Hai ragione. Daniel è un ragazzino davvero in gamba, fa tutto quello che dico» asserisce con un sorriso storto.
Cosa?
Ho sentito bene?
C'è qualcosa sotto, deve esserci.
Lui non fa altro che rinnegare la mia nascita, di chiamarmi errore o sbaglio dandomi la colpa dei suoi problemi. Invece, questa volta, mi ha persino chiamato per nome.
Prevedo dei guai terribili.Deglutisco e mi muovo insofferente.
Cosa devo fare, papà? In quale modo vuoi umiliarmi e devastarmi più di quanto tu non faccia durante ogni giorno?«Dagli la bottiglia» dice a quello vicino che ancora tiene la sua mano sulla mia schiena, ogni tanto gioca con una pressione sulle mie scapole tracciando scie visibili solo ai suoi occhi.
«Io ho iniziato a bere quando avevo nove anni» commenta fiero il tipo in fondo, l'uomo con la coda da cavallo e l'orecchino d'oro penzolante, la pelle grinzosa e abbronzata.
Stringo le dita contro il vetro bagnato, lo sento gelido. Oppure è la mia pelle a essere ghiacciata? Probabile.«Bevi un sorso, Daniel.»
La voce di mio padre mi fa salire il voltastomaco.
Posso farcela. Ogni gesto, pur di liberarmi.
Accosto la bottiglia alla bocca e l'odore iniziale mi fa arricciare il naso, tuttavia, mando giù il magone e anche una piccola quantità.
Scende nella gola, forte e pungente, e per qualche secondo mi fa tossire forte.
Fischiano, qualcuno batte le mani.
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Il suono della mia Paura
Genel Kurgu[SPIN-OFF/PREQUEL DI: "DESTINO"] (Sospesa.) Essere abbandonati dalla propria madre non è un problema; abitare con un mostro ubriaco e manesco neppure; crescere in fretta e tenere sulle proprie spalle la vita di una sorella piccola, neanche. Questo s...