Fantastico. Ho passato la notte a rigirarmi in preda all'angoscia, a chiudere gli occhi senza però riuscire a raccogliere le forze per dormire, sebbene la stanchezza.
Sarà stato un fattore di adrenalina non ancora totalmente scemata, o il riportare alla mente l'immagine di Mirko e le sue parole sussurrate prima di andare in macchina con i genitori.Una frase banale, un semplice: ci vediamo domani. Eppure ha espresso tutto e niente, mi ha lasciato con lo sfarfallio nello stomaco fino a portarmi a ridere da solo come uno scemo, ad abbracciare il cuscino e a soffocare la felicità nella stoffa per non svegliare mia sorella.
E adesso? Mi sento a pezzi, inizio ad accusare l'ansia di incontrarlo e di scorgere nei suoi occhi qualche traccia di pentimento.Io non ne ho.
Ma lui?Non posso neppure pensarci, anzi, non devo. Mi fido di Mirko, ciecamente, e non sarà certo questa la volta in cui metterò in dubbio la sua sincerità. Perché non è un ragazzo come tanti, uno di quelli disposti a fare un passo in avanti e cento indietro.
Mirko è unico, ha la testa sulle spalle e non posso fare a meno di ammirarlo.«Sei così silenzioso» dice Roberta, dondola le nostre mani unite e saltella oltre il marciapiede, costringendomi a riportarla al mio fianco per non vederla a un passo dalle macchine in movimento.
Stavolta non siamo potuti andare a scuola con la bici, dato che nostro padre è uscito allo stesso orario per andare al lavoro. Non sarebbe certo stato saggio mostrare il nostro bottino; lui si sarebbe comportato come il peggiore dei pirati, saccheggiando il mezzo e privandoci di una fetta di libertà.
«E tu sei troppo birichina, visto che ti ho detto mille volte di camminare vicino a me e di non andare dall'altro lato» la rimbecco e lei mostra una smorfia dispettosa.
Le pizzico forte una guancia e blocco il suo tentativo di vendicarsi, si lamenta arrabbiata e alla fine, dopo un'estenuante lotta, ridiamo all'unisono e attraversiamo in fretta la strada.«Ti voglio bene, coniglietta. Fa' la brava e stai attenta alle lezioni o mi costringerai a parlare con le tue maestre» dico mentre la vedo agitare un braccio e correre verso le sue amiche, il peluche di un piccolo riccio pende dallo zainetto di un rosa sbiadito.
Resto a osservarla per un minuto, gesticola e sembra così felice da contagiare il mio sorriso. Se solo avessimo una famiglia normale potrebbe invitarle più spesso, invece di trascorrere tutti i pomeriggi solo con suo fratello.
La domenica era il suo unico momento perfetto, ma il mostro ce l'ha strappato dalle mani, ha bruciato le sue ali e l'ha rinchiusa in una gabbia fatta di odio.
Posso darle tutto l'amore del mondo, però la vedo la sua lucina un po' più spenta, e questo mi fa male al cuore ogni giorno.Sospiro, giro il corpo e imbocco la strada fino alla mia struttura. Il vociare si sente fin da lì e spinge dentro le mie orecchie.
Il segreto è quello di essere me stesso, di azzerare i pensieri negativi e gettarmi nella mischia come se non avessi alcun problema.
Un piano perfetto da mettere in atto.Posso riuscirci.
Allargo il sorriso e ascolto i passi prodotti dai miei piedi aumentare di intensità, un calpestare frenetico identico al battito del cuore. Spalanco le braccia, non ci penso neppure un secondo e mi vedo sfrecciare contro la schiena di Mirko, lo stringo con un impatto diverso dal solito e subito il suo profumo si intrufola prepotente nelle mie narici.
Delizioso, davvero.
Risate per il solito teatrino inscenato dal duo migliore mai stato creato.
Ci sono però alcune differenze: la presa è maggiore, la sua guancia preme di più sulla mia e per un istante sembra che tutto si fermi, persino la campanella che annuncia l'orario di lezione rallenta e quasi si distorce.
Dura un secondo, un secondo in cui il mio sguardo incrocia il suo e mi sento invadere da una scarica potente, una lunga discesa su uno scivolo di sentimenti su cui mi lascio trasportare senza indugi.
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Il suono della mia Paura
General Fiction[SPIN-OFF/PREQUEL DI: "DESTINO"] (Sospesa.) Essere abbandonati dalla propria madre non è un problema; abitare con un mostro ubriaco e manesco neppure; crescere in fretta e tenere sulle proprie spalle la vita di una sorella piccola, neanche. Questo s...