Le dita sfiorano il pianale, il coltello taglia il pane sul tagliere, le briciole cadono a terra e qualcuna si tuffa sotto il mobile.
Osservo il pavimento e, tuttavia, non riesco a guardarlo davvero.
Penso soltanto al suono delle chiacchiere provenire dal salone, le risate sguaiate, l'odore nauseante del fumo chiuso in una singola stanza.È appena volata una settimana d'inferno, con una sfilata di amici e persone conosciute solo da mio padre, e per miracolo oggi non mi ha costretto a partecipare alle loro idiozie.
Passo una mano sulla schiena: un livido spunta laddove uno di quei tipi mi ha menato un calcio per puro divertimento.-Lo fa lui, perché non posso farlo anch'io?- si è giustificato sotto lo scroscio di risate nel vedermi boccheggiare privo di fiato, le dita ad artigliare il tappeto alla ricerca di una via di fuga che però non esisteva, e hanno continuato così per non so quanti minuti.
Mi sono sentito come un pallone da calcio: sballottato in ogni direzione per accaparrarsi il gusto di portare a casa un punto.Bravi, avete segnato, il tabellone è pieno.
Lasciatemi in pace. Cosa ci vuole a ignorare la mia presenza?
Salgo con il tocco sul viso e pigio le palpebre tirando fuori un respiro spezzato.Non posso proseguire così.
Non ci riesco.
Da sei anni va avanti in questo modo, giorno dopo giorno sempre peggio.
Sono stanco, mi sento a pezzi fino a credere di non possedere più un corpo sano, ma al suo posto un contenitore stracciato come un foglio di carta.
Scrollo il capo e torno con l'attenzione su quelle fette striminzite di pane, sulla striscia di lattuga abbandonata e il prosciutto cotto proprio lì di fianco.Io e Roberta avevamo troppa fame e, sfidando la paura della rabbia di Jack, ci siamo avventurati al piano di sotto per trafugare un pasto più o meno decente.
Devo fare in fretta.
Non avrò una seconda possibilità.
Agisco veloce, mi muovo come se riuscissi a sentire già il respiro di mio padre dietro l'orecchio, il suo giudizio critico a scandagliare le mie movenze.Più svelto.
Più svelto.«Ah...» gemo, il dolore al dito si propaga in fretta proprio dove si è aperto un minuscolo taglio, il sangue cola lento e ricade in basso.
Questi coltelli sono davvero affilati, dovrei prestare attenzione.
Sono affilati.
Molto.
Fisso la lama e la vedo rilucere sotto il getto della lampadina, l'acciaio canta una musica nuova. Brilla più del normale e i miei sensi si accendono di colpo.
E se...Non aggiungo altro, l'indice è già andato a toccare il materiale freddo verso il lato piatto, ripercorro la lunghezza e il richiamo si fa forte.
Un gesto, solo uno.
Quanto ancora vuoi aspettare?
Posare, tagliare, chiudere baracca e burattini e scrivere la parola fine.
Una parola rossa, una parola indelebile che sa di per sempre.Non so se farà male, non so neppure se mi sentirò devastare fino a vedermi sciogliere; ciò che so, è che mio padre non avrà più alcun potere su di me.
Lo vogliamo entrambi.
Stringo il manico, sembra così leggero, una piuma delicata.
Smetto di respirare, di pensare, di guardare altro che non sia quella lama a un centimetro dal mio viso.Il boia di me stesso, ecco cosa diventerò.
Sono stanco. Questa è una valida ragione per dire basta, giusto?
Sussulto, la sento vicina, sfiora la mia gola e preme quel tanto da percepirla graffiare.
Ho dei buoni motivi per rimanere.
Altrettanti per andare, forse più dei primi.«Dani?»
Un sussurro flebile da parte di mia sorella proviene dalle scale, proprio dove l'ho lasciata giusto per avere una presenza accanto, una che mi fornisse la forza necessaria per sfidare il pericoloso perimetro.
C'è Roberta.
Lei è la ragione che butta giù tutti i birilli neri e lascia in piedi solo quello bianco. La mia strada al suo fianco merita una possibilità.
Senza di me, chi la porterà via da questa casa? Chi la salverà dal lutto prematuro di aver perso un fratello, il suo unico fratello?
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Il suono della mia Paura
General Fiction[SPIN-OFF/PREQUEL DI: "DESTINO"] (Sospesa.) Essere abbandonati dalla propria madre non è un problema; abitare con un mostro ubriaco e manesco neppure; crescere in fretta e tenere sulle proprie spalle la vita di una sorella piccola, neanche. Questo s...