Nayla scende con un balzo dalla nave, atterra senza problemi nella neve. Si rimette in posizione eretta, sistemando la pistola che si era spostata leggermente nel salto. Mi guarda per un attimo, poi iniziamo ad avvicinarci il più velocemente possibile, per quanto permesso dalla neve che ha impregnato i pantaloni della divisa – la loro tanto conclamata impermeabilità non è stata certo dimostrata. Ignoro il freddo, c'è qualcosa di più importante di un misero problema che si può risolvere in poco tempo.

«Sei decisa a rimanere qui da sola? Non vuoi che ti aspetti con la LWSS?» La voce di Axel risuona impensierita nell'auricolare, sospiro: si preoccupa troppo.

«Sì, tornate alla Starfall come vi ho detto. Preparatevi al decollo e, in caso, veniteci a prendere con quella. Qualcuno – o qualcosa – abita su questo pianeta, ne sono certa ormai. Sai bene che se le cose dovessero degenerare, be', Minerva è più utile di qualsiasi arma posizionata sulle LWSS. Preferisco che tu sia ai comandi della Starfall che qui a non fare nulla».

«Come vuoi, ci sei tu al comando. Ci vediamo sulla Starfall, allora» mi risponde dopo un attimo di silenzio.

Guardo Nayla che ormai mi ha raggiunto. Sembra preoccupata: si morde un labbro, sfrega le mani tra loro come se avesse freddo.
«Andiamo, più tempo rimaniamo qui fuori, più probabilità abbiamo che la situazione degeneri».

«Cosa intendi?»

«Ora te lo spiego» mormora mentre ci avviamo all'interno. Riconosco i corridoi percorsi prima con Axel, probabilmente stiamo tornando nel luogo in cui ho ricevuto la chiamata, l'E13, appunto. Non l'avevo notata la targhetta vicino alla porta prima. Ha brillato per un momento quando ho puntato la torcia sopra al muro. Conoscevo solo di nome Kalea, forse me ne aveva parlato mio padre qualche volta, forse l'avevo letto nei documenti della Coalizione o della Federazione – non ricordo, ma non ha affatto importanza. Aggrotto la fronte: perché non ha mai fatto una parola su Kalea per due anni? Non la considero una mossa intelligente: vuole rischiare un altro processo?

«Quando ero qua successe un casino: la mia squadra di ricerca stava lavorando a un progetto in grado di creare esseri in laboratorio, noi gli chiamavamo gli Altri, ma il vero nome del progetto era l'Operatio Mortis» mormora, rivolta più a sé stessa che a me. Raccoglie una targhetta di metallo dal pavimento, coperto di polvere e schegge di vetro. Continuo a spostare la torcia sulle pareti, mi sembra di avvertire un formicolio alla base del collo, come se qualcuno ci stesse osservando – è un qualcosa che non mi ha lasciato da quando siamo entrati dentro questa costruzione per la prima volta. Cerco di capire se c'è qualcuno, ma non sento altro che il respiro quasi irregolare di Nayla.

«Questo era l'E13, il mio posto» esordisce parlando velocemente. «Ho lavorato qui per molte ore, spesso saltando i pasti pur di non interrompere la ricerca. Non ero la sola a mettere mano a questa follia: condividevo questa follia con una squadra di scienziati – le migliori menti che l'Atlantis e i pianeti nella sua zona d'influenza potessero fornire». Sospira, si lega i capelli in una coda alta e poi mi guarda con un sorriso amaro. «Non abbiamo visto la luce del sole per giorni pur di arrivare a questo risultato, ma fu inutile: una notte uno degli esseri... noi gli chiamavamo "gli Altri"... erano così diversi da noi. Potevano assumere qualsiasi aspetto, ma in sostanza rimanevano solo delle gelatine. Ciò che non sapevo era che uno di loro – la Cavia 1 – si nascondeva da tempo. Una notte... una notte riuscì a prendere il controllo di tutti i chip impiantati nelle cavie, riuscirono a distruggere i loro contenitori e infine... fecero fuori tutti quelli che lavoravano qui sopra. Non so il motivo per cui mi sono salvata, perché nessuno di loro è venuto a cercarmi mentre aspettavo che qualcuno arrivasse». Scuote la testa, i capelli seguono il movimento con un ondulare sinuoso. «Alla fine arrivò la Pegasus. Nei giorni successivi non si fece quasi parola di quello che era successo qua su Kalea. Nessuno sapeva la verità, io sospettavo e basta, ma non potevo fare molto: la Federazione rischiava di spazzarci via con Minerva, pertanto l'Operatio Mortis non fu mai ripresa, anche se ci avrebbe fatto comodo. E ciò che successe dopo lo sai: con Erix mi ritrovai al comando dell'Alleanza, mi aveva proposto quel patto di conquista che io avevo accettato, un po' anche perché volevo vendicare la morte dei miei compagni... fosse anche tirare giù la Starfall senza pietà».

Ai confini del vuoto 2 - Operatio MortisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora