È passato quasi un altro mese: la lentezza con cui scorre il tempo è massacrante, i giorni sono trascorsi in silenzio, senza avere nulla da fare.
È difficile ideare qualcosa senza conoscere la base: non possiamo andarcene in giro nonostante la presenza dei bracciali di rilevamento della posizione.
Sia io che Axel siamo d'accordo sul fatto che ci venga nascosto qualcosa, forse anche importante. Kase ci tiene sempre sott'occhio e i suoi scagnozzi ci lanciano molte più occhiate rispetto a Nayla e Aesta quando ci portano da mangiare.
Non siamo giocattoli, non cederemo. Abbiamo dimostrato di saper reagire, non è stata una sola cavia a essere colpita quando i loro discorsi sforavano di troppo dal sopportabile.
Abbiamo anche preso le difese di Aesta e Nayla dai loro insulti: il loro legame per gli Altri è assurdo, inconcepibile - qualcosa che va contro ogni loro regola, scritta o non scritta.
Vorrei vedere Aesta sorridere di nuovo, come la ricordo prima di quel casino che accadde su Minerva.
Ogni giorno è un tornare sugli stessi pensieri, un loop senza fine, ma rimuginare dal passato non ci aiuterà nel presente, tanto meno ci salverà nel futuro.
Forse Kase aveva ragione a dire che la diversità divide e ci uccide dall'interno: più che gli Altri, mi pare proprio che ci si stia distruggendo con le nostre stesse mani.
Mi passo una mano sul volto, dopo aver appoggiato gli occhiali accanto a me, vicino agli stivali. Mi giro su un fianco, adesso ho il muro davanti a me, un'oscura presenza come quella del soffitto. Stanno dormendo tutti, ma io non ci riesco. Sono preoccupata – per Aesta, per la situazione in cui siamo, per l'Atlantis.
Ho paura che non riusciremo a tornare. Mi sembra che ci sia qualcosa che continua a sfuggirmi.
Da qualche giorno il tempo è migliorato, ma tornare sulla montagna non è servito a nulla: il paesaggio è tutto uguale, non c'è niente che potrebbe favorire la nostra fuga. Abbiamo individuato un possibile punto dove tengono le astronavi, ma non abbiamo certezze.
Prendo la torcia, faccio attenzione a non illuminare troppo intorno a me.
Axel si rigira nel sonno, ma continua a dormire. Cerco di fare meno rumore possibile mentre indosso gli stivali.
Kase, pur di non sentire più le mie lamentele, ha acconsentito a darmi un blocco di fogli. Il piccolo taccuino è pieno di possibilità per il piano di fuga e lo tengo sempre il più stretto possibile.
Almeno ora posso cercare di passare il tempo in altro modo – disegnerei volentieri qualcosa di tecnico, se Axel non considerasse sempre il momento adatto per giocare a tris.
Vorrei tanto tirare loro una bomba, vederli esplodere. Sarebbe una bella vendetta.
Mi manca anche Minerva, il veder distruggersi in mille pezzi ciò che ha puntato mentre tutto intorno si spande una sfumatura violacea.
Tengo la torcia sulla spalla, illuminando il primo foglio. Non mi interessano i vani tentativi di Axel di battermi a tris.
Sospiro: non ce la faccio a rimanere qui.
Lo chiudo, infilandolo poi sotto il braccio, prendo la coperta, mi alzo piano. Sguscio fuori dalla cella cercando di fare meno rumore possibile: il corridoio è illuminato, ma non sembra esserci nessuno.
Tanto meglio.
Odio dover dare spiegazioni sulla libertà.
Svolto a sinistra, salgo una rampa di scale dall'aspetto scalcinato, arrivando fuori, all'aria aperta.
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Ai confini del vuoto 2 - Operatio Mortis
Ciencia Ficción[la descrizione può contenere spoiler per Ai confini del vuoto 1 - Progetto Minerva!] A due anni dalla fine della guerra tra Alleanza e Federazione, quando l'intera galassia sembra ormai in pace, vengono registrati dei movimenti sospetti nella zona...