Mi passo una mano sul volto non appena appoggio la schiena alla parete, mentre il cuore mi batte all'impazzata. È stata un'idea pessima, degna della Starfall in ogni caso, e una pazzia, considerando che ho il bracciale di segnalazione al polso.

«Problemi di insonnia?»

Sussulto, presa alla sprovvista. Incontrare Kase non era affatto nei piani, qualunque essi fossero.

«Sì... non riesco a dormire».

«O è perché vuoi ficcare il naso dove non dovresti?»

Incrocio le braccia, mordendomi l'interno della guancia. Lo sa, lo sa benissimo che sono stata fuori, che sono rimasta ferma per un certo tempo vicino alla porta. Ha stampata in faccia l'espressione di chi è certo di aver la vittoria in pugno.

Vuole sentirsi dire che stavo curiosando.

«Non riesco a dormire, motivo per cui sono uscita prima». Porto una mano dietro la schiena, alzando il palmo della destra verso l'alto. Fin qui è la verità. Kase annuisce, ma sono sicura che non mi creda. Stringo il pugno della mano sinistra: le unghie si conficcano nel palmo. È l'unico modo che ho per far uscire il disgusto che provo nei suoi confronti.

«Non lo metto in dubbio». Quanto suonano ipocrite le sue parole.

«Con permesso».

Mi stacco dal muro, faccio per oltrepassarlo, ma la sua mano si stringe sul mio braccio.

«Voglio andare a dormire» sibilo, cercando di togliere il braccio dalla sua presa. E brava, continua con quel tono arrabbiato, di sicuro ti crede. Ho paura che quella vocina abbia ragione stavolta.

«Non credo proprio». Ghigna, strattonandomi verso la direzione opposta a quella che volevo prendere. «Credevo proprio di dover aspettare ancora, ma mi pare che adesso il momento sia molto adatto».

Aggrotto la fronte, cercando di non farmi prendere dal panico: non devo arrendermi, non posso farlo prima di non aver trovato la soluzione al problema.

Eppure, negli ultimi tempi è stato un precipitare della situazione. È stato sempre peggio.

Mi passano davanti agli occhi tutti gli scontri verbali, e talvolta fisici, che ci sono stati tra Axel e l'Orlan: lui l'accusa di averli creati, di essere la responsabile di tutti i nostri guai, lei gli risponde con insulti, gli dice di non esser stato in grado di combattere contro Kase.

«Cosa vuoi?» gli sibilo liberando il braccio dalla sua presa non appena sento che allenta appena la stretta. Faccio un passo indietro: non riuscirei a scappare, mi riprenderebbe in ogni caso, ma posso mettere qualche metro in più tra noi.

Ghigna, azzera la distanza che avevo messo fra noi, poi si abbassa. Lo so, sono un nano da giardino. Potrebbero mettermi come decorazione da qualche parte qui intorno visto che sono quasi tutti alti due metri. Almeno ora capisco da chi ha preso l'altezza Axel.

«Il momento è giunto, non puoi più tirarti indietro».

Qui va a finire peggio che male. Suonano criptiche le sue parole.

Ho paura... però... «Non credo di avere alternative».

Annuisce.

«Mi fa piacere tu lo capisca senza problemi. Andiamo».

«Dove?»

«Al -4» mi risponde senza battere ciglio. Dev'essere il piano che non mi sono mai azzardata a esplorare.

Kase si avvia, lo seguo in silenzio, lanciando un ultimo sguardo alla luce che filtra da sotto quella porta. Chissà cosa c'è lì dentro e se uscirò viva da qui.

Ai confini del vuoto 2 - Operatio MortisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora