Capitolo 1

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Qualche volte, la sera, prima di andare a letto o di andare con le mie amiche a qualche festa, mi fermavo a riflettere su come ero cambiata da quando ero piccola. Non molto, sinceramente. Delle volte mi piaceva ancora sentirmi raccontare le storie tipo Cenerentola, La Bella e la Bestia ed Ariel. Adoravo quando mio padre si sedeva al mio fianco sul letto e iniziava una nuova storia finché non mi addormentavo. Anche adesso stavo aspettando la mia anima gemella e probabilmente ero una delle poche che attendeva questo avvenimento. Per il momento avevo una storia poco seria con Matthew, il capitano della squadra di football della mia scuola.
Poteva essere considerato strano che io continuassi a credere a quelle storie, ma ero cresciuta grazie alle favole che ogni sera mi venivano raccontate. Se le mie amiche sapessero che ero cresciuta grazie alle favole, racconti e novelle a scuola ci sarebbe stato il finimondo. Al liceo ero abbastanza conosciuta, grazie al provino per diventare cheerleader. Avevo «fatto faville», o almeno così dicevano tutti. Dicevano che avevo fatto talmente colpo che i ragazzi di quarta e di quinta non facevano altro che parlare di me, non che la cosa mi cambiasse la vita.
Mia madre, con la sua voce che riusciva ad oltrepassare porte chiuse e muri di mattoni, era riuscita a distogliermi dai miei pensieri.
«Emily! Vieni giù, è pronta la cena!»
«Arrivo mamma!» risposi con voce convinta.
Così per non far aspettare ancora mia madre, decisi di avviarmi in cucina.
Mi sedetti, mia mamma, invece, come tutte le sere, dopo aver preparato la cena disse la solita frase: «Scusa amore, oggi ho lavorato troppo, ti infastidisce se vado a dormire?». E anche questa sera successe la stessa cosa. Ed io risposi uguale a tutte le altre volte: «No, mamma. Fai pure.» Come sempre mi diede il bacio della buonanotte sulla fronte e andò a dormire. Babbo come ogni sera, da quando avevo compiuto otto anni, tornava tardi. Io avevo capito tutto: mio padre aveva un amante. Io l'avevo capito tre anni fa, e se dovevo essere sincera, credo che anche mia mamma se ne fosse accorta. Mio padre non aveva un lavoro particolarmente stancante. Faceva l'assicuratore e a casa non doveva tornare tardi, anzi poteva scegliersi i suoi orari di lavoro. L'avevo scoperto perchè avevo sentito mia mamma urlargli che si stava perdendo tutte le cose che facevo a scuola. Mi ricordo che una volta dovevo fare il saggio di danza, e quando mi aveva detto che veniva a vedermi mi ero sforzata ancora di più per saper alla perfezione il balletto. La sera del saggio non lo vidi, e pensai che, forse, aveva avuto un contrattempo. Ma non era così, si era semplicemente dimenticato di sua figlia. E di tutto il resto.
Terminato il pasto lo misi nel lavabo pulii i piatti e li risistemai.
Mi sedetti davanti al computer, accesi la chat delle mie amiche. Avevano mandato1476 messaggi in poco meno di mezz'ora. Io gli volevo molto bene, ma molte volte erano veramente pesanti. Non facevano altro che chattare. Ed ero abituata anche a questo. La mia vita era un abitudine.
Come sempre non scrissi nulla. Lasciai che loro scrivessero tutti i loro pensieri su quanto era bello quel ragazzo con gli occhi azzurri o quanto fosse bella la nuova maglietta della più costosa marca di tutto il mondo. Argomenti di cui io ne facevo veramente a meno. Mi misi il mio abito bianco con una piccola scollatura, non era molto corto. Indossai un paio di scarpe nere, e mi diressi alla festa. Non mi ero nemmeno truccata pesantemente, mi ero messa solo un pò di mascara. I capelli erano come sempre: un pò boccolati e castani. Non mi facevo trattamenti come le altre.

Era da poco iniziata la scuola, e il mio compleanno si festeggiava il 15 Novembre. Dagli otto anni in su, l'unica persona che si era ricordato veramente del mio compleanno era stato Logan, il mio migliore amico. Un ragazzo bello molto, anche se femminile. Da poco avevo scoperto che era gay. E gli volevo anche più bene per questo.

Arrivai alla festa ed entrai dentro la casa di questo ragazzo di cui non sapevo nè nome, nè cognome, e nemmeno l'aspetto. Appena feci il mio ingresso, mi parve che la musica si abbassasse di volume e che tutti, senza lasciarne uno, si fossero fermati. Mi fissavano tutti, e ormai c'ero abituata. Sorrisi, come sapevo fare. E dopo poco arrivarono le mie tre compagne di classe: Adele, Brigitte e Grace. Tutte e tre avevano i capelli biondi e gli occhi, sia azzurri che verdi. Erano più alte di me. Ma molto più ignoranti. Iniziarono a farmi alcuni complimenti, mentre gli altri studenti mi fissavano, silenziosi. Chiesi dove fosse Matthew, il mio ragazzo. E loro mi dissero che era a giocare a biliardo con i suoi amici. Nel tratto dal punto in cui eravamo ci sarà voluto dieci minuti di tempo. In quei dieci minuti, quelle tre non fecero altro che parlare di come era bello quello o quell'altro. Di cosa si sarebbero messe alla festa di Capodanno, alla quale mancavano ancora tre mesi buoni. Ed erano argomenti che se non sentivo era meglio.
«Pupa! Dammi un bacio su!» mi gridò Matthew. Lo baciai, sperando, che almeno questa volta non ci avrebbero fissati tutti, ma, naturalmente, non fu così.
«Che bella coppia che siete. Ma adesso andiamo a scatenarci in pista!!» urlarono tutte e tre insieme euforiche. In quel momento vidi fare il suo ingresso Logan: la mia salvezza.
«Ragazze, arrivo tra poco. Vado a salutare una persona.»
«Ma certo tesoro.» risposero, di nuovo in coro.
Per l'ennesima volta i ragazzi in pista si fermarono e mi fecero arrivare alla porta, senza tanti problemi. Appena Logan mi vide aprì le braccia, come segno di volermi abbracciare, e, subito, mi gettai tra le sue braccia, notando, che con lui c'erano due ragazzi, molto carini. «Logan! Mi sei mancato tanto!»
«Anche tu piccola.» rispose. Ci staccammo e, girandosi, mi ritrovai davanti a questi due ragazzi. «E adesso, le presentazioni: Micheal Ross» indicò un ragazzo alto, capelli biondi e occhi azzurri. Era vestito in modo molto elegante: camicia bianca arrotolata fino ai gomiti e jeans, con scarpe da ginnastica molto raffinate. «Invece lui, è Brad Jackson», lui era diverso dall'altro: pur essendo alto aveva degli occhi verdi scuri, difficile da distinguere la pupilla, con le luci della festa. Capelli castani scuri. Era vestito in modo simile a Micheal, ma solo per pantaloni e scarpe. Al posto della camicia portava una t-shirt molto stretta, che faceva intravedere gli addominali perfetti. Aveva le braccia muscolose, molto. Avevo sentito nominare il suo nome, dalle mia "amiche". Se non ricordo male, lui nella nostra città non aveva la fama del bravo ragazzo, anzi, era considerato un puttaniere. Girava voce che era andato a letto anche con la professoressa di letteratura della nostra scuola, e dopo che gli altri professori vennero a saperlo, decisero di liceziare la professoressa. Però sapevo anche che nella scuola in cui andava, aveva degli ottimi voti - puttaniere a parte.
«Lei è Emily Hill, nonchè la ragazza più brava, più bella e più popolare di tutta la scuola!» mi presentò in modo scherzoso Logan, pur sapendo che non amavo essere etichettata come la più popolare della scuola.
«E' un vero piacere conoscerti.» disse Micheal e, invece di stringermi la mano, mi diede direttamente due baci su entrambe le guance. Rimasi un pò spaesata dal gesto. Ma non ci feci molto caso.
«Allora è vero quello che si dice, eh.» disse in tono beffardo Brad.
«E cosa si dice scusa?» chiesi incuriosita io.
«Si dice che tra i tre licei di questa città, tu sia la ragazza più bella. E menomale che vai in quella scuola, altrimenti da noi ti avrebbero già mangiato.» non capii come mai aveva detto una cosa del genere. Forse voleva farmi un complimento? Mah, non sembrerebbe. Lo ignorai, mi rivolsi a Logan, portandolo un pò più in là, per non farmi sentire da i due ragazzi. «Scusa, ma Micheal è...»

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