due

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jimin's pov

Odiavo tutti, non volevo stare lì.
Nessuno veniva spontaneamente a parlare con me, perché tutti non mi sopportavano.
Bah, chi aveva bisogno di loro.
Mi avevano praticamente cresciuto solo estranei e nessuno mi aveva insegnato cose come gratitudine, umiltà, affetto.
Amore.

Volevo catturarla, quella coccinella.
Volevo metterla dentro ad un cofanetto e portarla in camera, ma no, qualcuno era venuto a disturbarmi quando sapevano benissimo che odiavo essere interrotto durante le mie ore di gioco.
Stavo già per sputare veleno su quella giovane cameriera incompetente ma un paio di occhi cioccolata e uno smoking nero mi fece bloccare all'istante.
Chi era quello?
Se ne stava lì a fissarmi, non era nel panico come tutte le persone che erano al mio servizio e non distoglieva nemmeno lo sguardo, sicuro e impassibile.
Decisi di fare quello che facevo con tutti, essere insopportabile.
"Chi sei? ho detto  che non voglio nessuno qui in giardino durante le mie ore di gioco" .
La sua espressione cambiò di poco, poi parlò.
Ah, era il nuovo maggiordomo.
Non avevo visto nessun uomo girare per questa casa a parte mio padre, sarebbe stata una cosa nuova.
Aveva anche una voce calda, ma giovane, e quel sorriso accennato che mi fece mi provocò qualcosa.
Non so, qualcosa.
Continuai a fare l'acido, dopotutto era ciò che mi riusciva meglio
"va bene, ora so chi sei ma adesso vattene".
Non si mosse, non obbedì subito come facevano tutti.
Perché non obbedisci? Fai quello che ti dico maledizione.
"Ti va di fare merenda invece? Sono molto bravo a cucinare".
Non potevo dire di no al cibo, era una delle poche cose belle della mia vita.

E si, era veramente bravo.
Non avevo mai visto nessuno cucinare davanti ai miei occhi, di solito mi arrivavano i piatti già pronti che io prontamente mi mettevo a criticare, anche se in realtà mangiavo di gusto.
Lui sembrò soddisfatto di vedermi mangiare con appetito la crêpe che mi aveva preparato, potevo vederlo quel sorriso nascosto.
Eh no caro, non sarai tu a farmi sciogliere.
Ti renderò la vita un inferno, pensai .

jungkook's pov

Ogni tanto mi fermavo a vederlo qualche secondo in più quel ragazzino, diamine se era bello.
Con me non era insopportabile, si limitava a guardarmi e a stare in silenzio, e a me andava benissimo così.
Ogni mattina spazzolavo i suoi capelli biondi, c'erano voluti mesi per lasciarmelo fare, questa era roba da donne.
Non giocavamo mai, ovviamente, lui se ne stava in giardino da solo e io lo guardavo e basta.
Sapevo che gli piaceva vedermi cucinare e ancor più volentieri mangiare le delizie che gli preparavo;
non sapevo cosa pensare, tra di noi c'era uno strano rapporto.
Era come se ostentasse ad ogni modo un contatto più intimo ma era come se non chiedesse altro, voleva aprirsi con me, ma non era abituato.
Una sera si sbucciò un ginocchio cadendo, lo curai.
Lui mi fissava intensamente con quegli occhi d'ambra mentre gli fasciavo la ferita, tanto che fu impossibile non alzare lo sguardo e ricambiare.
In quel momento, timidamente, si appoggiò a me, stringendo le sue manine sulla mia divisa da maggiordomo.
Gli faceva così male?
"jungkook"
non mi aveva mai chiamato per nome.
Scoprii come si fosse addormentato tra le mie braccia, avevamo fatto un enorme passo in avanti.

Sir Park • jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora