diciotto

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Yoongi rimase in terapia intensiva, quello che pareva un banale svenimento si trasformò in un coma e le speranze di Jimin si staccarono dal suo corpo come foglie d'autunno.
Jungkook non lo lasciò nemmeno per un attimo, ma la sua presenza non era percepita da Jimin, lui lo vedeva solo come un'ombra, sempre presente, silenziosa.
In realtà i dottori non erano pessimisti, pensavano che si sarebbe ripreso da lì a qualche settimana, ma per Jimin era come essere attaccato ad una macchina respiratoria, incapace di muovere un muscolo.
"Andiamo a casa Jimin, hai bisogno di una doccia e magari un pasto completo"
Jungkook gli posò la mano sulla spalla, cercando in qualche modo di destarlo dal suo stato di trance, ovviamente nessuna risposta uscì dalla bocca dell'arancione
"Jimin"
il preso in causa alzò di poco la testa e lo guardò con occhi vuoti, un gioco di capillari rossi e occhiaie viola
"n-on posso"
aveva probabilmente la gola secca e non parlava da giorni
"jimin andiamo, di sicuro gli farebbe piacere averti accanto profumato e con la pancia piena"
lo prese dal braccio con lentezza, misurando ogni azione
"su, forza"
lentamente si fece portare via, in macchina regnava il più assoluto silenzio.
Jungkook si fece spiegare dall'infermiera dove viveva la mentina deducendo fosse anche casa di Jimin
"vai a farti un bagno"
Jimin rimase in piedi, le braccia avvolte attorno a sé stesso
"ho capito"
sospirò andando a riempire la vasca di acqua calda
"Jimin! vieni in bagno"
il ragazzo sussultò, tutto in lui era diventato sensibile, voleva solo essere lasciato in pace, piangere e dimenticarsi pure il suo nome.
Jungkook lo raggiunse poggiando una mano calda  sul suo braccio, invitandolo a muovere un passo
lo fece svestire lentamente, senza guardarlo ma aiutandolo ad entrare nella vasca.
Passò con delicatezza la spugna insaponata sulla sua pelle, massaggiò i suoi capelli e infine lo lasciò riposarsi un pò avvolto dal liquido caldo.
Lo osservò per un pò.
Jimin sentiva di essere tornato bambino,  quando Jungkook gli curava il cuore e lui non ne poteva fare a meno.
Era così stanco, si sarebbe fatto fare di tutto.
In quel preciso istante si accorse di quanto fortunato fosse ad essere accudito da quelle mani, da quegli occhi, da quelle parole che non avevano mai smesso di amarlo, anche se lui ne era all'oscuro.
"Andiamo a letto Jimin"

si, si sarebbe fatto fare di tutto, era come creta nelle sue mani.

Le coperte inizialmente fredde coprirono la sua visuale
Jungkook si sentì afferrare debolmente il pollice
"resta qua"
era tutto ciò che Jimin aveva la forza e il coraggio di pronunciare, mentre Jungkook lo avvolse con tutto l'amore che era possibile comunicare senza parole.
Il cuore di Jimin aveva iniziato a palpitare ed era così sbagliato.
Aveva sofferto così tanto e ora si ritrovava stretto tra quelle braccia forti, cullato da quel respiro caldo, avvolto da quel profumo di ricordi, quella presenza d'affetto, tutto ciò che aveva bisogno in quel momento.
Chiuse gli occhi e pianse, mentre lievi baci venivano posati come fiori su una tomba sui sui capelli e la stretta aumentò e così i battiti del suo cuore.

Era tutto così sbagliato,
perché voleva non finisse mai?

Sir Park • jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora