ventidue

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"Jimin devo andare"
l'arancione si voltò
"dove?"
Jungkook si torturò le mani, non voleva farlo stare male, ma ormai non poteva più inventare alcuna scusa o Wendy avrebbe sospettato di tradimento o chissà cos'altro.
"A casa"
Jimin sorrise annuendo
"oggi ho una gran fame, potresti portarmi quel porridge che ho lasciato stamattina a colazione?"
Jungkook guardò altrove, la prossima vittima furono le sue labbra, martoriate all'inverosimile dal nervosismo che lo aveva preso nelle ultime ore, pensando a cosa dire
"no Jimin, torno a casa, a casa mia"
il ragazzino ci mise un paio di secondi per capirlo, poi quando finalmente capì si alzò con urgenza dalla sedia facendola strisciare sul pavimento
"perché?"
afferrò la sua manica, quell'espressione confusa fece solo rivoltare lo stomaco a Jungkook, si stava sentendo uno schifo
"Wendy si... starà chiedendo dove sono finito"
il minore inarcò un sopracciglio ancora più confuso di prima
"il gatto?"
Jungkook si grattò la testa guardando altrove
"mia.. moglie"
puntò gli occhi per terra, i piedi diventati improvvisamente interessanti.
"Tua cosa?"
Jimin aveva spalancato gli occhi, convinto di aver avuto un'allucinazione uditiva, perché altro non poteva essere
"cioè, quasi, la mia 'quasi' moglie"
l'arancione sembrava come imbabolato
"tu..hai una moglie."
"quasi, non è ancora mia moglie ecco"
Jungkook non capiva perché insisteva a sottolineare quel dettaglio, come se riparare una diga rotta con un cerotto fosse effettivamente utile.
"Quando pensavi di dirmelo?"
"non volevo dirtelo in realtà, hai già troppe cose per la mente"
Jimin lasciò la manica del suo maglione
"sparendo da un giorno all'altro come se nulla fosse, come hai già fatto prima? Cos'è, ci hai preso gusto?"
non capiva il suo tono né la sua espressione, sembrava così deluso,  voleva trovarsi lui in coma e ricevere tutte quegli sguardi e quelle carezze come faceva con Yoongi.
"Nono no!"
accompagnò le parole afferrando Jimin dalle spalle, impanicato, non era così che doveva andare.
Doveva essere una separazione semplice e secca.
"Jimin io vorrei rimanere con te per sempre, lo capisci? Ma non posso, perché io sono legato a Wendy, che mi ha sostenuto quando il mio cuore era ridotto a brandelli e tu a Yoongi, che ti ha reso il bellissimo ragazzo che sei oggi"
accarezzai la sua guancia rivolgendogli un sorriso triste
"ma.."
rimase con le labbra socchiuse, come a dire qualcosa ma senza far uscire alcun suono da esse
"ci rincontreremo sicuramente un giorno, dì a Yoongi di non portarmi alcun rancore quando si sveglierà"
tolsi la mano dalla sua guancia cominciando a prendere le mie cose per abbandonare per sempre quel posto.
Jimin si rese conto di un particolare, in fondo alla stanza vi era una borsa abbastanza grande da viaggio, era quella di Jungkook, senza saperlo il moro era già pronto per lasciarlo e lui ne era venuto a conoscenza  solo in quel momento.

Un doloroso flashback lo riportò alla mattina di 6 anni prima, quando la madre con freddezza gli disse che Jungkook non sarebbe tornato mai più da lui
"ha preferito farsi una vita migliore, sei troppo instabile per lui e troppo giovane."

Non poteva accadere di nuovo, sembrava un brutto scherzo del destino.
Non ora che stare tra le sue braccia era diventato così quotidiano e necessario.
Non ora che quel sorriso illuminava le sue giornate, non ora che si sentiva finalmente al sicuro.

Le sue gambe scattarono, come avevano già fatto in precedenza, verso colui che non lo aveva mai fatto sentire in quel modo prima d'ora.
Non poteva lasciarlo andare via così, di nuovo.

Jungkook si sentì afferrare da qualcosa, era in mezzo al corridoio con il borsone pesante nella mano destra, si voltò e vide ciò che non avrebbe mai voluto vedere, Jimin in lacrime
"Jungkook non farlo, non di nuovo, per favore"
posò la fronte sul petto del moro, stringendo con le mani il suo cappotto
"ti prego"
Jungkook lo abbracciò stringendolo forte
"Jimin tu hai Yoongi. Non puoi stare con me e con lui contemporaneamente."
sentì un paio di singhiozzi
"ma io non posso lasciarlo, capisci?"
Jungkook annuì, anche se il ragazzino non poteva vederlo, affondato com'era nel petto del più grande
"lo so Jimin, come io non posso lasciare Wendy"
cominciai ad accarezzargli i capelli posando il mento sulla sua testa
"non è giusto"
sentirlo parlare in quel modo, con quel tono così spezzato era difficile da sopportare
"non è giusto"
lo mormorò un altro paio di volte
"ti verrò a trovare Jimin, starò sempre nella tua vita in un modo o nell'altro"
il minore negò con la testa, ancora immerso nel calore del suo abbraccio
"hei"
Jungkook gli alzò il mento con la mano, un dolce sorriso a contornargli il viso
"lo prometto".
Gli occhi del moro si posarano su quelle labbra carnose rosa scuro senza neanche essersene accorto, poi distolse lo sguardo cercando di sciogliere l'abbraccio
"fallo"
non capì all'inizio
"cosa?"
"quello che stavi per fare" si avvicinò ancora "fallo".

Jungkook non se lo fece ripetere due volte, ancora scosso dalla richiesta del più piccolo che chiuse gli occhi nello stesso momento in cui Jungkook afferrò dolcemente il suo viso, con entrambe le mani a coppa, quella dolce visione non fece altro che aumentare il bisogno che aveva di fare sue quelle labbra, come sognava tutte le notti da anni.
Lentamente stampò un caldo bacio, poi un altro e un altro ancora.
Jimin portò le sue braccia dietro al collo del moro, rendendo quel bacio più intenso e passionale, tanto che Jungkook sollevò il più piccolo da terra sentendo subito le sue gambe muscolose attorno alla vita e il corridoio di quell'ospedale fu intriso di schiocchi e sospiri.

Jimin era al settimo cielo, stava baciando Jungkook in modo così intenso che tutto il suo corpo era un fremito di calore e brividi a contatto con il suo, altrettanto caldo.
Se lo ricordava esattamente così, estremamente passionale, mentre riempiva di baci il suo corpo acerbo e un'intensa voglia di andare più a fondo spaventò entrambi, dovevano fermarsi.

Dovevano davvero?

La schiena di Jimin fu premuta contro al muro freddo del corridoio, in netto contrasto con le mani calde di Jungkook che lo sorreggevano, mentre quelle di Jimin finirono tra i suoi capelli castano scuro.
Un altro paio di schiocchi e ansiti uscirono dalle loro bocche, ormai entrambi erano a corto di fiato e terribilmente accaldati
"dannazione Jimin"
pronunciò con un velato tono di disperazione, premendo la sua fronte nella spalla del minore
"e adesso come lo dimentico questo?"
alzò la testa dopo essersi ripreso, fissando con i suoi occhi quel viso d'angelo, in difficoltà quanto lui
"non lo so, non lo chiedere a me".

Seguì un minuto di silenzio, passato a fissare l'uno il viso dell'altro, desiderandosi in ogni modo possibile.
Jungkook sospirò facendo scendere Jimin da quella posizione pericolosa per il suo senno  e non solo

"mi farai impazzire ragazzino".

Sir Park • jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora