Capitolo 3

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Chissà chi diamine era quel ragazzino...
Mi era venuto addosso e, al mio sguardo, pareva essersela fatta sotto dalla paura. Era questo l'effetto che facevo, solo guardando le persone? Bah.

Dopo avergli dato uno sguardo famelico, lui scappò via, col capo basso e le gambe tremanti dallo spavento. Che tenero, povero bimbo.
Ridacchiai iniziando a salire le scale, pensando a quel ragazzo, tanto infantile quando attraente.

Eh già. Quei jeans gli fasciavano alla perfezione le gambe, la maglia aveva uno scollo non molto profondo, ma per lo meno offriva una ottima vista dei suoi pettorali.
Quel ragazzino doveva frequentare qualche sport, per avere un corpo così atletico.

E poi, beh, il suo viso. Poteva, un ragazzo più piccolo di me, farmi impazzire soltanto guardandomi? Non mi facevo prendere in giro da dei sentimenti così, non era da me.
Ma, osservandolo e ripensando a lui con la sua immagine nella mente, dovevo proprio dire che non era proprio niente male.
Era un bel bocconcino, senz'altro. Complimenti alla mamma.

Senza dubbio, doveva essere caratterizzato da un comportamento timido e calmo. Sembrava una preda facile, non avrei perso tempo con lui.
L'avrei conquistato con tutto me stesso, costasse quel che costasse.

Questi erano i pensieri che mi giravano in testa mentre il professore di storia proseguiva con la lezione, lezione alla quale io non prestai un minimo di attenzione.
A niente servivano le riprese e le note che mi davano i docenti, tanto la scuola non mi piaceva e mi bastava un cinque per esser "felice". Con un cinque non bocciavano.

Cinque minuti prima della fine della lezione, chiesi il permesso per andare al bagno. Il "povero" professore mi diede il permesso con voce disperata, così io uscii e andai a farmi una passeggiata.

"È tutto tempo perso la scuola" sussurrai nel mezzo del corridoio vuoto e freddo dell'istituto.

Approfittai di quel lasso di tempo per andare in segreteria, tanto avrei avuto via libera; tutti gli operatori scolastici si congedavano a mezzogiorno e mezza.
Dato che era l'una e tre quarti, non avrei trovato nessuno, neanche la signora delle pulizie.

Aprii la porta e entrai, chiudendola piano.
Mi fermai davanti all'altissima fila di carte, sulle quali erano scritti tutti i dati personali degli alunni, di tutte le classi e sezioni.

Girando lo sguardo, notai che sulla cattedra c'erano due fogli nuovi. Mi avvicinai e sbirciai.

Park Jimin, 5A
Jeon Jungkook, 3E

Mh, interessante.
Due nuove vittime di cui prendermi gioco. Il primo era in classe con me, come non riconoscerlo. Quella testa arancione mi dava sui nervi.

Il secondo...doveva essere sicuramente il ragazzino con cui mi ero incrociato prima.

-Non succederà nulla se prendo il suo numero in prestito, no? Bene, piccolo Jungkook-

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