Capitolo 22

4.7K 257 52
                                    

Gli scrissi il mio nome, chi fossi...non ce la facevo più a fingere. Nonostante mi stessi divertendo a prenderlo in giro e a vederlo incazzato, volevo che lui sapesse la mia identità.
Ero spinto dal desiderio di esternargli tutto, di raccontargli il mio passato e cosa mi avesse fatto diventare un bullo e uno dei ragazzi più popolari della scuola.
Magari, mi avrebbe capito. Oppure, mi avrebbe mandato a fare in culo senza mezzi termini.

Dopo avergli mandato il messaggio, sospirai e posai il cellulare in tasca, anche se lo sentivo vibrare per i messaggi: quei messaggi non venivano dalla chat con lui.
Ero ancora fuori dalla classe, perché l'insegnante mi aveva cacciato dato che facevo troppo casino, parlavo, distraevo gli altri e bla bla bla...era per quello che ero riuscito a vederlo mentre si dirigeva verso il bagno.
Avrei tanto voluto vedere la sua faccia dopo aver letto il mio primo messaggio.

Non avevo nulla da fare e mi stavo annoiando a morte; come potevo distrarmi?
Diedi uno sguardo in giro, ma, a parte un gruppetto di alunni, non vidi nessuno di attraente nelle vicinanze...se ci fosse stato il marmocchio, oh, avrei sicuramente trovato un modo per smorzare la noia.

Mi stiracchiai e mi alzai dal muro sulla quale ero appoggiato con la schiena; me ne andai a fare un giretto. Tanto, non c'era nessuno che mi stava controllando.

Passeggiai per i corridoi, con le mani in tasca ad osservare ogni tanto fuori le finestre. Non ci era permesso uscire nel giardino durante le lezioni, potevamo soltanto nei dieci minuti della ricreazione; ovviamente, io non avevo mai rispettato quella regola e, non appena avevo il tempo e l'occasione, sgattaiolavo nel cortile verde.

L'aria pulita mi rilassava, mi faceva distrarre dai problemi che avevo con la mia famiglia e mi portava in un mondo totalmente diverso, dove le persone non ti giudicavano e non parlavano male di te...
Quanto avrei voluto che fosse così anche nella realtà quotidiana.

Certo, non per me: io non avevo problemi con i pregiudizi. Io me ne fottevo, tanto l'importante era che mi trovavo in pace con me stesso e tutto mi andava bene.
Però lo pensavo per quelli che, a differenza mia, non erano riusciti a diventare "famosi" e ogni tre per due venivano presi in giro.

Anche se ero Kim Taehyung, il bullo più pericoloso e rispettato dell'istituto, rimanevo un ragazzo con un cuore e dei sentimenti.
Chi mi conosceva nel profondo, sapeva che ero un ragazzo dall'animo d'oro, ma che si era costruito una corazza di ferro impenetrabile. Alcuni miei amici ne rimasero sorpresi, non si aspettavano questo mio lato mieloso.

Il suono della campanella mi fece distrarre dai miei pensieri e mi riportò con i piedi per terra; era appena iniziata l'ultima ora della giornata.
Sbuffai sonoramente e ringhiai infastidito, avrei voluto tornare a casa e non potevo, perché ero costretto a frequentare quella fottuta scuola invece di andare in giro a farmi beatamente i cazzi miei, senza dare fastidio a nessun cristiano.

Entrai nell'istituto e tornai nella mia classe, a soffrire malamente con il professore di economia.
Mi sedetti al posto battendo di proposito la schiena al muro: amavo quel posto per il semplice fatto che avrei potuto dormire in tutte le ore.

Non appena l'insegnante entrò, incominciò immediatamente a fare  lezione senza neanche salutare noi poveri sfigati che dovevamo subirci la sua voce gracchiante e vecchia.
Io, dal canto mio, me ne stavo con la testa nelle braccia e gli occhi chiusi, viaggiando con la mente in una destinazione indefinita.

Dopo che suonò anche quell'ora, corsi via dall'aula e mi diressi, in mezzo alla folla di studenti, verso l'uscita.
Volevo andare via, e stavo per farlo quando un pensiero mi bloccò: il marmocchio.
Chissà come aveva reagito alla rivelazione, se aveva già una vaga idea della persona che si nascondeva dietro quel numero sconosciuto, o se gli si era preso un infarto.

Quindi, per scoprirlo, decisi di aspettare che uscisse, almeno così gli avrei potuto parlare.
Quando lo vidi, era in compagnia di Park. Sembravano molto legati, quei due: entravano e uscivano insieme dalla struttura, si vedevano a ricreazione...
Quanto avrei voluto essere in quel corpo dalla testa arancione carota.

"Jeon" mi avvicinai e lo chiamai, ottenendo l'attenzione di entrambi.

"Che vuoi?" Rispose, deglutendo.

Notai quel comportamento e ghignai internamente, aveva paura ed era timoroso.

"Vorrei solo parlarti" risposi alzando le spalle.

Park mi guardò dritto negli occhi, venne verso di me col dito puntato contro al mio petto. Aveva il viso corrugato, probabilmente era preoccupato.

"Se solo scopro che l'hai-"

"Park, non lo uccido, voglio solo parlare civilmente con lui! Devo avere le guardie, anche per scambiare delle parole? Neanche fosse un vip" lo interruppi, irritato.

Il carota si girò verso il ragazzino e lo guardò, lasciando andare un sospiro. "Kookie..."

"Va tutto bene, hyung. Vai pure a casa, io arrivo non appena finisco di parlare"

-hyung...l'ha chiamato hyung- pensai, geloso.

Sentii una fitta allo stomaco, ma non per la fame.

Gelosia.

Ero geloso, del marmocchio.
Cazzo dovevo reagire, mica mi potevo far prendere in giro da...quel sentimento che cresceva in me ogni volta che lo guardavo.

Park se ne andò, lasciandoci finalmente da soli. Anche gli altri studenti erano andati a casa, nella stradina eravamo presenti solo noi due.
Il marmocchio incrociò le braccia al petto e spostò il peso su una gamba, guardandomi con i suoi occhi scuri.

"Che mi devi dire?" Fece.

"Non parliamo qui, andiamo in un altro posto" tagliai corto.

Lo presi per la manica della maglietta e lo tirai finché non raggiungemmo un vicolo, poi lo lasciai e inclinai il viso.

"Tu, piuttosto, non hai da dirmi nulla?" Ripetei la domanda.

"Che devo dirti? Che mi dispiace per come ti avevo trattato? La risposta è no" disse, riprendendo fiato.

Aspettai che continuasse in silenzio, senza proferire parola.

"Perché l'hai fatto? Che cosa volevi fare? Io non potevo stare tranquillo neanche in casa mia, perché avevo il timore che mi vedessi. Ero arrivato a pensare che fossi un vero e proprio stalker, avevo...paura" sussurrò, alzando gli occhi nei miei. "Taehyung...mi hai portato ad aver paura di te..."

Sgranai leggermente gli occhi e deglutii il malloppo in gola.
Davvero mi ero spinto a tanto? Davvero gli avevo fatto questa impressione. Cazzo, che coglione.

Non avrei voluto farlo star male, cercavo solo un po' di divertimento perché ero a casa da solo senza fare nulla...avevo usato il suo numero per stuzzicarlo, mi ero vantato di alcuni atteggiamenti e lo avevo portato a pensare una cosa totalmente diversa da ciò che era la mia vera personalità: non ero una persona cattiva, infondo.

Portai lo sguardo a destra e a sinistra, controllando che non ci fosse nessuno, oltre noi, nel vicoletto.
Tenevo ancora la bocca chiusa, i pugni stretti ai fianchi.

"Perché non parli, mh? Perché non-"

Prima che lui potesse finire la frase, incorniciai il suo viso con le mani e lo zittii con le mie labbra.





Angolo autrice:

Ciao!!
Ecco un capitolo più lungo, ahahah. Spero vi piaccia la storia e che vi abbia fatto una buona impressione. 💖
Nel caso, votate e commentate!

Tҽxƚ αɳԃ Sҽxƚ [VKook] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora