Capitolo 44

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Ero così abbacinato dal sapore della sua pelle, così tenera e priva di imperfezioni, morbida così tanto da sembrare di gomma.
Non mi stavo rendendo neanche conto del posto in cui eravamo, ero preso dal baciare e torturare quella pelle, adoravo sentire gli ansimi che gli comportavo col mio trattamento.

Anche quando lui mi pregò di smettere, io non lo ascoltai, ero accecato dal calore della sua persona, della sua vicinanza. E i suoi versi non mi stavano aiutando affatto.
Era in mia completa balia, sotto al mio controllo.

Però, una voce maschile mi fece sgranare gli occhi e allontanare da lui. Jungkook mi guardava spaventato a morte, aveva riconosciuto il padrone di quella voce.
Park Jimin.

Il carota stava venendo verso di lui, col viso infuriato e le mani strette in pugni lungo i fianchi snelli.
Girai il volto verso il marmocchio e lo guardai mordendomi il labbro, portando una mano alla maniglia della classe.

"Sbrigati, entra. Ci parlo io con lui"

Lui annuì al mio comando senza ribellarsi, corse dentro le quattro mura e si chiuse alle spalle la porta.

Sospirai dal naso, avvicinandomi al minore. Adesso potevo vedere chiaramente le fiamme nei suoi occhi, la rabbia che lo stava assalendo con violenza.
Sapevo già che Kook era molto importante per lui, e il mio pensiero ebbe una risposta più che valida osservando il suo comportamento.

"Ora tu mi spiegherai per filo e per segno che cosa cazzo stavate facendo" sussurrò.

Quel sussurro mi parve più una minaccia, ma capivo le sue ragioni e non dissi nulla contro la sua richiesta.
Mi guardai attorno varie volte: anche se ero certo del fatto che non sarebbe passato nessuno, iniziai a camminare verso il bagno.

"Andiamo in un posto più chiuso. Lì ti spiegherò"

Park mi seguì senza aggiungere niente, mi camminava a qualche passo di distanza. Una volta arrivati nei bagni, aprii una porta e lo invitai dentro, guardando a bocca chiusa e impassibile.

"Non mi stuprerai vero?" Alzò un sopracciglio, entrando.

"Nah, non sei il mio tipo" assunsi una faccia schifata raggiungendolo.

Chiusi la porta e mi appoggiai con una spalla al muro, cercando delle parole con cui iniziare il discorso. Non era per niente facile chiedere il permesso al "fratello più grande" di stare assieme al marmocchio...non mi era mai servito e non era un comportamento inerente al mio carattere...

"Taehyung, che provi esattamente per Jungkook?"

Eccola, la domanda.
Avevo la risposta esatta scolpita nel cuore e nella mente; gli avrei dovuto per forza spiegare la mia storia affinché mi credesse.
Ero certo del fatto che, vedendomi dall'esterno come una persona senza anima, non mi avrebbe affatto creduto. D'altronde, nessuno l'avrebbe fatto in una circostanza del genere.

"Lo amo. Lo amo con tutto me stesso..."

"Sei sicuro di quello che stai dicendo? Se mai ti dovessi stancare di lui, io non voglio vederlo triste, non me lo perdonerei mai"

Sorrisi alla risposta dell'arancio. Abbassai il capo, mantenendo il sorriso malinconico e triste sulle labbra.

"Io non sono la persona che tutti vedono, Park" lo chiamai fissandolo negli occhi. "Non sono così forte come credi, non ho un cuore di pietra...non ho avuto un'infanzia felice, e questa cosa mi ha portato ad alzare un muro di rocce verso le altre persone. Volevo farmi vedere tosto, impassibile, senza macchia e senza paura...ma questo non è il mio vero carattere"

Il carota non disse niente, sentivo il suo sguardo bruciarmi addosso come se stesse cercando di capire quale fosse la verità.

"Jungkook mi ha aperto gli occhi, ha fatto tornare a galla quella dolcezza e quella bontà che avevo perduto in questi anni... mi ha fatto rivivere, completamente...mi ha fatto tornare la voglia di essere gentile, di non mostrarmi più sotto le vesti di un bullo"

Il silenzio regnò dentro quella piccola stanza, nessuno dei due parlò più.
Lasciai andare un secondo sospiro, rendendomi conto di quanto fossi in bilico fra la paura e la certezza.

"Tutto ciò che voglio è poter passare il resto della mia vita con lui, lasciarmi alle spalle il passato e concentrarmi a divertirmi col presente e con il futuro...gli resterò per sempre fedele e mi occuperò della sua salute, proverò con tutte le mie forze ad essere un buon fidanzato. Ma per farlo, ho bisogno di un tuo sì..."

Quella situazione mi stava risultando particolarmente strana.
Non avrei mai pensato di dover chiedere il permesso a Park, colui che sin dall'inizio della scuola odiavo perché era sempre accanto al marmocchio...ero geloso di lui perché veniva chiamato hyung dal soggetto dei miei desideri, aveva la sua piena fiducia.
Adesso, invece, lo stavo pregando di acconsentire al mio, anzi mio e di Kook, volere. 

"Park, per favore..." dissi spezzando la pace.

"Sì, te lo concedo...ma non appena farai una mossa falsa e lo farai piangere , per me sarai morto"

Tҽxƚ αɳԃ Sҽxƚ [VKook] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora