Capitolo 47

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Persi un paio di battiti a causa di quella frase, dettata dalla sua voce così calda e bassa, roca a tal punto da farmi rizzare ogni pelo del corpo. Deglutii girando completamente il viso verso di lui, abbassandolo alle sue labbra, che in quel momento erano socchiuse e troppo invitanti.

"Per te lo sarà veramente, Tae?"

"Beh passivello, ogni cosa è possibile. Sta tutto a te, non ti obbligo" sussurrò.

Alzò una mano e andò a spostarmi delle ciocche di capelli dagli occhi, fissando nel mentre la mia bocca; sentivo il bisogno di baciarlo, era così vicino...
Purtroppo, il contesto attorno a noi non mi permetteva di esaudire il mio desiderio, perciò mi limitai ad ammirarlo in tutta la sua bellezza.
Sorrisi dolcemente, depositando un casto bacio sulla punta del suo naso.

"Vedremo" dissi a bassa voce, alzandomi dalla panchina.

Portai le braccia in alto e mi stirai sbadigliando, facendolo ridacchiare.
Mi girai verso di lui un po' contagiato dalla sua risata genuina e gli feci una linguaccia.

"Che hai da ridere?"

"Sei tenero" si difiese raggiungendomi. "Mi ucciderai con la tua innocenza"

"Nah" cantilenai andando verso la porta del giardino.

Era ormai finita la giornata scolastica, perciò aspettai Jimin-hyung e il mio ragazzo accanto al portone di legno così da uscire assieme.
Sospirai non vedendoli ancora, mi tirai i capelli all'indietro guardandomi attorno.
Poi, due mani si posarono sui miei occhi e un profumo di lavanda inebriò i miei sensi, facendomi sorridere e permettendomi subito di riconoscere la figura dietro di me.

"Tae!" Lo chiamai felice, facendogli togliere le mani dal mio viso. "Solo tu porti la fragranza alla lavanda, perché allo hyung non piace. Mi dispiace, saprò chi sei ogni volta" dissi, ottenendo da parte sua una risata.

Mi avvicinai e lo baciai sulle labbra, un tocco dolce e veloce.
Poi, mi staccai e gli presi la mano; in quel momento arrivò anche il maggiore, che fece una smorfia sdolcinata vedendoci con le mani intrecciate.

"Vai da lui anche per pranzo?" Chiese lo hyung.

"Beh...se non do fastidio" risposi guardando immediatamente Taehyung, che rise piano e scosse il capo.

"Non mi potrai mai dare fastidio, scemo. So cucinare abbastanza bene, spero di non avvelenarti" strinse le mie dita con una stretta protettiva.

"In tal caso credo tu sappia come curarlo" fece tranquillo Jimin-hyung, lasciandomi ancora una volta allibito.

"Hyung, ti prego!" Gridai esasperato alzando gli occhi al cielo.

Uscimmo dalla prigione color bianco, ci metteremo davanti le scale per parlare ancora un po'; dopo appena dieci minuti, Jimin-hyung ci salutò dicendo che doveva andare a casa per studiare, cosa che credevo vera dato la sfilza di compiti che aveva assegnati sul diario. Allora, se ne andò e tornò a casa.

"Andiamo anche noi?" Domandò Tae dopo che la figura dell'arancione sparì dietro al muro.

"Sì, ho una fame che non ci vedo più!" Ridacchiai alzandomi e pulendomi i pantaloni dalla polvere.

Lui mi imitò e si mise di fianco a me; mi prese ancora la mano e la strinse forte come per farmi capire l'amore che provava nei miei confronti. Iniziammo a camminare verso casa sua, la quale era parecchio lontana dalla scuola.
Durante la camminata, scherzammo e parlammo del più e del meno...anche se l'argomento stava prendendo sempre di più una piega un po'...over diciotto.

Dopo venti minuti di camminata, raggiungemmo finalmente la villa. Essa si estendeva alta e imponente davanti a noi, doveva avere almeno tre piani; sembrava molto graziosa e ben tenuta dall'esterno, non immagivano come fosse l'interno.
Da ciò che avevo capito di Tae, mi aspettavo un'abitazione elegante e ordinata, ricca di quadri e fotografie.

"Benvenuto nella mia tana" sorrise dopo aver aperto la porta.

Mi invitò ad entrare, quindi non mi feci scrupoli e varcai la soglia d'entrata: immediatamente i colori tenui e opachi mi investirono, facendo provare un senso di relax assoluto.

"Wow..." mormorai l'unica cosa che ero riuscito a tirar fuori dalla bocca.

"Ti piace?" Sentii domandare.

"È bellissima" annuii ancora incantato, fermo in mezzo al salotto così decorato e vuoto allo stesso tempo.

Il rumore metallico delle chiavi picchiò sul legno di un mobile, poi il fruscio del tessuto della giacca; aveva messo a posto le due cose.
Si tolse anche le scarpe: diamine che maleducato!
Subito mi sbloccai dall'ipnosi e andai a levarmi le Timberland. Lui rise, porgendomi un paio di ciabatte calde e bianche.

"Potevi anche tenerle, siamo soltanto noi due qui dentro e poi io non sono uno che rispetta ogni volta le regole, soprattutto se sono a casa mia"

Come se non avesse detto nulla, mi infilai le pantofole, notando subito dopo che erano di qualche numero più grande rispetto al mio normale.
Taehyung si allontanò, andando verso una grandissima stanza che doveva essere la cucina; lo seguii e entrai, ammirandone immediatamente la tranquillità che emanava.
Come sospettavo, era molto grande: il bancone bastava per sei persone, davanti ad esso c'erano i fornelli, la lavastoviglie e il frigorifero, il lavabo in marmo bianco, brillante e elegante.

"L'hai arredata tu questa casa?" Domandai, sistemandomi seduto.

"Non tutto, ma ho dato una grossa mano. Sono quattro anni che vivo qui, prima c'erano anche i miei genitori...però poi se ne sono andati e adesso è mia a tutti gli effetti. Ho diciotto anni e sono indipendente, i soldi che mi mandano sono di gran lunga maggiori della cifra che uso per pagare l'affitto e le bollette" spiegò.

Nonostante non fosse una storia felice, pareva tranquillo, forse non era neanche condizionato molto dalla lontananza dei parenti.
Mi dava le spalle, cucinava e armeggiava con qualche padella.

"Capisco..." dissi solamente dato che non sapevo che discorso prendere.

"Non stare lì, vai a farti un giretto per casa. Non ho nulla da nascondere, tranquillo" rise.

"Non mi piace curiosare in giro..."

"Questa può diventare anche casa tua...perché sappi, passivello, che ti porterò qui ogni volta che ne avrò l'opportunità"

Il maggiore spense il gas, quindi sistemò il cibo appena cucinato in due piatti e li posò sul tavolo della cucina.

"Non ho niente di particolare, a parte qualche preservativo sciolto qua e là" ridacchiò rivolgendomi un ghigno malizioso.

Diventai tutto rosso, dal viso ai piedi.
"N-non è divertente" mormorai nell'imbarazzo, sedendomi davanti a lui.

"Scherzavo, Kook" si difese alzando le mani. "O forse no"

"Smettila!"

Tҽxƚ αɳԃ Sҽxƚ [VKook] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora