Capitolo 40

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Il forte rumore di una serranda mi riscosse dal sonno, facendomi prontamente svegliare e mettere in piedi.

Erano arrivati i proprietari del cinema ad aprire l'attrazione, ci avrebbero tirati fuori di lì e saremo potuti tornare a casa.
Quindi, non temporeggiai e scossi Tae per avvertirlo.

A differenza mia, lui subito scattò in piedi, il viso ancora stanco e assonnato.

"Dai che usciamo!" Dissi felice, sorridendo come non mai.

"E un buongiorno?" Domandò col labbruccio sulla bocca, così tenero che mi fece ammansire.

Mi avvicinai e gli stampai un veloce bacio sulla guancia, poi gli voltai le spalle e andai verso la porta.
Ma mi sentii strattonare da un braccio che mi riportò nella posizione iniziale.
Subito dopo, due morbide labbra sulle mie che si muovevano in sincronia.

Sorrisi nel gesto e ricambiai immediatamente, allacciando le braccia al suo collo.
Potevo sembrare egocentrico, ma apprezzavo tantissimo il fatto che si prendesse queste piccole attenzioni per me.

Si staccò per primo, come per primo aveva iniziato lo scambio di affetto e amore; il sorriso che aveva mi fece sciogliere il cuore.

Era così bello, non appariva affatto un bullo dal cuore di pietra: vedevo in lui una persona dolce e bisognosa di tanto amore, Tae non avrebbe mai voluto di sua spontanea volontà costruirsi quel muro tanto spesso verso il mondo esterno...si era sentito obbligato.
Anche io l'avrei fatto, al posto suo solo che non avrei mai picchiato nessuno.

"Dirigiamoci verso la porta, tra poco verranno ad aprire. Non immagino la faccia del tizio appena ci vedrà" rise.

Fece scorrere una mano per il braccio, fino a raggiungere la mia, le quali dita le fece intrecciare alle sue. Abbassai lo sguardo verso il groviglio appena creato: anche con una semplice stretta riusciva a trasmettermi molto calore.

Appena dieci secondi dopo, percepimmo il rumore metallico di una chiave, poi la serratura che scattava e, alla fine, la porta che, scricchiolando appena, si aprì facendo entrare la luce del Sole mattutino.

Ne entrò un uomo sulla quarantina, molto alto e abbastanza largo, con degli occhiali che gli facevano sembrare la faccia ancora più tonda.
Questo diede uno sguardo in giro, non notandoci.

Sentii da Tae un paio di colpi di tosse, che lo fecero girare a noi. Non appena ci vide, allargò gli occhi sbigottito.

"Perché siete qui...?"

"Beh, ovviamente ci volevamo godere il primo film della mattina, non è ovvio?" Rispose malamente il mio ragazzo, alzando scocciato un sopracciglio.

Gli diedi una gomitata al fianco, ricevendo da lui un'occhiata truce, poi sospirai rivolgendomi al lavoratore. "Scusi il mio rag- mio cugino...veramente siamo rimasti qui dentro da ieri sera dopo le sette..."

"È molto strano, mi dispiace tantissimo. È colpa mia, avrei dovuto controllare bene...ma il fatto è che non vi ho neanche visti"

L'uomo si inchinò varie volte, così dispiaciuto che sul suo volto si dipinse un'espressione triste. Mi fece tenerezza, scossi il capo come per dire che non aveva importanza.
Venne verso di noi e allargò un braccio verso la porta indicandola, come se noi non sapessimo che quella era la via d'uscita da prendere.

Lo ringraziammo comunque, ma la sua voce ci fermò prima che fossimo potuti uscire. "Riferirò al capo il disagio che avete dovuto subire...scusatemi ancora"

"Sul serio, non serve. Buona giornata" salutai formale.

Taehyung sembrava voler aggiungere qualche altra cosa, ma glielo impedii trascinandolo via.
Uscimmo dalla porta scorrevole e, finalmente, potemmo respirare dell'aria pulita.

Feci in tempo a fare un passo, prima che il cellulare iniziasse a suonare violentemente, avvisandomi delle notifiche.
Sfilai il telefono dalla tasca e lessi lo schermo: più di venti chiamate perse da Jimin-hyung. Sbiancai completamente in viso e mi girai nel panico verso il mio fidanzato.

"Tae! Sono morto, sono morto...Jimin-hyung mi ucciderà!" Iniziai a piagnucolare, battendo i piedi a terra preso da un colpo d'ansia.

"Calmati, Kook. Sbrigati a tornare a casa, ci sentiamo dopo" se la rise invece lui. "Non voglio essere fidanzato con un moribondo"

Fece una faccia schifata, la scena non riuscì a farmi reprimere una risata.
Gli diedi un colpetto sulla spalla, colpo che ovviamente a lui non fece il minimo effetto.
Avvolsi la mano al suo colletto e lo tirai a me, rubandogli un bacio veloce. Successivamente mi staccai e corsi via, salutandolo con la mano.

-sono morto, oh sì che lo sono- continuavo a ripetermi.

Iniziai a correre più veloce che potevo, divorando metri e metri di terreno con pochi passi.
Menomale che ero uno dei più veloci in classe, altrimenti sarei arrivato a casa mezz'ora più tardi.

Chissà com'era arrabbiato Jimin-hyung...non mi aveva visto tornare, doveva essere di sicuro molto infuriato e preoccupato per me, che invece ero stato imprigionato nel cinema assieme al mio "bullo".
Sperai soltanto che non mi avrebbe dato una punizione...in caso, avrei cercato di spiegargli tutto. Odiavo le punizioni.

Scorsi la nostra casetta bianca in mezzo alle altre tutte colorate, era un bene così sarebbe stata sempre riconoscibile.
Mi affrettai e arrivai dopo pochi attimi davanti casa; una volta trovate le chiavi aprii l'entrata e ne varcai l'uscio, facendo capolino.

Non sembrava esserci nessuno nel soggiorno, la luce era spenta e la stanza fredda, quindi pensai che non ci fosse il maggiore perciò, sempre cautamente, mossi dei passi lievi verso le scale.
Dal soggiorno alla rampa non c'erano molti metri, perciò avrei potuto aggiungere la ringhiera con pochi istanti.

"Jungkook"

Il mio nome intero fece eco in tutta la stanza, la voce che lo aveva pronunciato era seria e dura.
Erano anni che Jimin-hyung non mi chiamava col nome intero...ciò voleva dire che era irato.
Mi immobilizzai all'istante, presi un pochino di coraggio quando girai di poco il profilo verso lo hyung e lo guardai mordendomi il labbro dal timore.

"S-sì hyung?"

"Non ti sembra un po' tardi per tornare?"

Tҽxƚ αɳԃ Sҽxƚ [VKook] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora