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Non so perché piange, ma essendo un ragazzo fa male vederla così. Nessun ragazzo vuole vedere una ragazza piangere. È come vedere un piccolo fiore appassire al posto di sbocciare.

"Iris, che succede?" Chiedo preoccupato. Lei non mi risponde, ma continua a singhiozzare. "Ti prego Iris... parlami..."

"Io..." Comincia a dire con voce tremante.

La fermo subito. È stata un'idea pessima quella di farla parlare. Mi fa stare ancora più male.

"Vieni." Le dico prendendola per mano. Voglio portarla in un posto calmo, silenzioso, per farla smettere di piangere. Un parco dovrebbe andare bene. "Ecco, siamo arrivati." Annuncio sorridendo, per poi tornare serio.

"Stavolta non molli la mia mano?" Chiede lei accennando ad un piccolo sorriso mentre si asciuga le lacrime e si siede assieme a me in una panchina.

Iris comincia a giocherellare con la mia mano e io non posso fare a meno di sorridere a quella scena.

"È morbida." Dice lei.

"Oh grazie. È il miglior complimento che abbia mai ricevuto." Dico ironico posando la mano libera sul mio cuore fecendola ridere. Sorrido sentendo la sua risata, per poi tornare serio. "Cosa ti è successo?" Le chiedo nel modo più calmo possibile.

Lei sospira tornando seria e con lo sguardo triste.
"Tu non ti sei ancora accorto di nulla?" Mi chiede guardandomi negli occhi pietrificandomi. Scuoto la testa non capendo. Di cosa dovrei accorgermi? "Stanno girando mille voci su di me per la scuola... voci che mi spacciano per un mostro. Io te l'avevo detto. Tutti credono che io sia un mostro, una creatura orripilante..." Dice mentre una lacrima le riga il viso e il labbro inferiore riprende a tremare. "E forse hanno ragione..."

"Ora basta." Dico a denti stretti. Sono stufo di tutta questa questione. Lei non è un mostro e non è una malata. Perché non capiscono che è una ragazza normale? Le stringo la mano stando attento a non farle male. "Non hanno per niente ragione. Sono degli idioti. Gli unici mostri qui sono loro. Non sanno che ragazza meravigliosa sei." Dico guardandola negli occhi.

"Meravigliosa?" Chiede accennando ad una risata.

Arrossisco.
"I-io... Cioè non in quel senso... Tu... Hai capito, vero?" Chiedo agitandomi e mollando la sua mano. Accidenti a questa ragazza... perché mi fa arrossire in questo modo? Mi fa sentire uno stupido...

"Alex Thompson che arrossisce, strano." Dice lei continuando a ridere mentre io abbasso lo sguardo sorridendo. Sono felice di averla fatta smettere di piangere.

Proprio in questo momento comincia a squillami il cellulare. Guardo il display dove appare il numero di mia madre, la quale ho salvato come 'dittatrice senza cuore', perché a volte è davvero così.

"Scusa, è... mia madre." Dico facendola ridere ancora.

"Dittatrice?"

"Fidati, è anche peggio a volte. Sta a sentire." Dico aprendo la chiamata e mettendo in vivavoce.

"Pronto?"

"Harry, dove cazzo sei?!" Urla come avevo previsto. Mia madre è proprio una persona raffinata e dolce con i suoi figli... Non lo è neanche nei miei sogni.

"Alex..." la correggo mentre lei mi scimmiotta dall'altra parte della linea facendo ridere Iris e alzare gli occhi a me. "Al parco con dei killer, perché?"

"Perché se non ti teletrasporti a casa immediatamente chiudo la porta d'ingresso! Insomma, che ti è preso? Sei sca-" attacco prima che Iris senta che me ne sono andato di casa e spengo il telefono per evitare le prossime ottomila chiamate che mi farà mia madre.

Per noi dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora