Prologo

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Era una notte come le altre ma tirava una strana aria, come se sulla città gravasse un presagio di morte.

- Logan allontanati dalla finestra - disse la donna

Obbedii senza oppormi, quando mia madre si allarmava significava che stava succedendo davvero qualcosa di grave

- Che sta succedendo? - chiesi

Lei abbassò gli occhi e non rispose. Sapevo che nascondeva qualcosa, lo aveva sempre fatto ma ormai avevo 15 anni e non ero ne un bambino ne un ingenuo.

- So che nascondi qualcosa, ma non pensi che sia ora di dirmi la verità? - chiesi

Mi guardò, si morse il labbro, si avvicinò e mi accarezzò i capelli.

- Sai che in passato una donna scagliò una maledizione sulla nostra famiglia per farcela pagare? - chiese - Voleva sterminarci tutti per un torto che dice che gli abbiamo fatto -

Annuii, era la verità o una delle sue storielle per rassicurarmi? Una parte di me ci credeva ma l'altra era titubante

- Vai al letto Logan - mi ordinò mia madre

Annuii di nuovo e salii le scale per andare in camera mia...

Quella stessa notte la terra cominciò a tremare, facendo sparire dalla cartina geografica la città di Amatrice.

                            ***

2 anni dopo

- Amatrice? E se la terra ricomincia a tremare mentre sei lì? - chiese Laura

La mia migliore amica era fuori di sé e pensava che tutto le calamità del mondo dovessero abbattersi sulla sottoscritta. Ad esempio se andavo a visitare una città che era stata vittima di un terremoto, ci sarebbe stato di nuovo il terremoto.

- Anche se fosse, lì non c'è nessun pericolo visto che non c'è niente che possa crollare - risposi

- Guarda che la terra può spaccarsi in due - insisté

- Comunque non posso farci niente visto che siamo appena entrati ad Amatrice, quindi ciao, lasciami morire in pace - dissi e riattaccai il telefono

- Chris, non dovresti sempre trattarla in questo modo - mi rimproverò mia madre

Alzai gli occhi al cielo, mia madre non avrebbe mai capito le paranoie della mia migliore amica

Mi guardai intorno per vedere la distruzione che era stata in grado di fare la natura e il cuore mi si strinse; nonostante le barricate in legno riuscivo a scorgere le macerie, i resti di quelle che una volta erano delle cose e d'istinto mi chiesi se in mezzo a quei mucchi di calcinacci ci fosse ancora qualche corpo.

Erano passati due anni dal terremoto che aveva piegato la città e gli abitanti erano riusciti a tirarsi su di morale e a riorganizzare la famosa festa della pasta all'amatriciana che caratterizzava quel luogo.

- A che pensi? - mi chiese mio padre guardandomi dallo specchietto

Scossi il capo, preferivo tenermi per me i miei pensieri lugubri

Continuai a guardarmi intorno immaginando come poteva essere la città prima e come potevano sentirsi i sopravvissuti di quella tragedia e soprattutto come si era sentito chi si era reso conto di star per morire senza avere possibilità di salvezza.

Sospirai affranta, secondo e non era stata una buona idea portarmi lì. Mi facevo troppi film mentali! Tirai fuori il ciondolo che portavo sempre con me: era un regalo di mia nonna, un cerchio con all'interno tre sagome a mandorla che si incontravano in unico punto centrale. Cominciai a rigirarmelo tra le dita e mi voltai verso il finestrino. Eravamo in una zona in cui le case erano ancora in piedi o per metà, però erano tutte pericolanti e piene di crepe, davanti alle recinzioni c'era il cartello VIETATO L'ACCESSO.

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