Capitolo 2

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Logan

Entrai in casa senza fare rumore, non avevo intenzione di disturbare mio zio che, solitamente, lavorava in casa.

Sentii uno spostamento d'aria improvviso e feci un salto all'indietro preparandomi a difendermi, ma una risata divertita mi fece rilassare

Mio zio era sulla balaustra del piano superiore e si divertiva a prendermi in giro.
Mi aveva lanciato contro una freccia!

- Dico, ma sei scemo! Potevi uccidermi! - esclamai

- Ci vuole ben altro per farti fuori, nipote. Neanche il terremoto ti ha ammazzato - disse facendo un salto e atterrando di fronte a me

- Già -

Mi poggiò una mano tra i capelli e me li scompigliò

- Hai fame? Come è andata a scuola? - chiese

- Ho fame e mi chiedo ancora perché insisti tanto a farmici andare - dissi scocciato

Lui non rispose e andò in cucina.

Vivevo a casa di mio zio da due anni, da quando i miei genitori erano morti durante il terremoto di Amatrice. Si, una volta vivevo lì e mio padre era il sindaco della città. Ma dopo quello che era successo...mio zio mi aveva preso con sé e mi aveva cresciuto come un figlio; per due anni me l'ero scampata ma, non si sa il perché, quell'anno mi aveva iscritto ad una scuola pubblica.

La casa di mio zio non era una casa, ma un villone vero e proprio, non che io vivessi in una catapecchia, prima.
La mia famiglia era ricca, non lo negavo e l'eredità era passata nelle mie mani da tempo. Non avevo toccato un centesimo però, non ancora almeno.
Io e zio vivevamo su una collina ai margini della città, circondati da un fitto bosco: la villa era enorme, a tre piani, ed era in stile medievale, ma mio zio era un uomo all'antica, molto direi; la casa era perennemente avvolta nell'oscurità ma piaceva così ad entrambi come ci piaceva la solitudine, dopotutto.

- Hai fatto amicizia? - chiese

- No - risposi sedendendomi al tavolo

- Nessuno ti è venuto a parlare? Eppure sei un bel ragazzo, nipote - disse

- Si ma... -

- Ma? -

- Una ragazza si è avvicinata -

- E allora? Qual'è il problema? - chiese lui curioso mettendomi il piatto davanti

- Il suo odore mi attira come non mi era mai successo con nessuno però ha qualcosa che non mi piace, a partire dal ciondolo che porta al collo - spiegai

- Che ciondolo? - chiese mio zio facendosi attento

- Quel simbolo... - sussurrai

- Simbolo? -

- Quello che era sui resti di casa - spiegai - Il simbolo della maledizione che ammazzato i miei genitori e ha raso al suolo Amatrice -

- Smettila, smettila Logan Kleid - disse lui - Ringrazia il fatto che tu, al contrario di mio fratello e sua moglie, sei immortale. Nella nostra famiglia ne nasce uno su cento come te -

Storsi la bocca. Era tutto vero.

Non ci avevamo mai creduto perché era raro che nascesse un' immortale, ma in fin dei conti la mia famiglia apparteneva alla linea dei puro sangue e sapevamo che prima o poi a qualcuno sarebbe toccato.

Non ne sapevamo nulla fino al terremoto. Quando la terra aveva distrutto casa mia e la città, nonostante le macerie mi avessero schiacciato, nonostante i sassi mi avessero rotto diverse ossa e il cranio, ero vivo e vegeto: se venivo ferito guarivo da solo.
I miei genitori erano morti e l'immortalità faceva schifo.

Mio zio scosse il capo e mi riempì il bicchiere di un liquido rosso e denso

- Davvero? - chiesi indicando il bicchiere

- Bevi, devi mandarne giù di più se vuoi vivere tra gli esseri umani - mi avvisò

- Ma io non voglio farlo! - esclamai - Perché non capisci? -

- Perché sei troppo pallido stando qua dentro - disse

Lo guardai scettico e mandai giù il liquido in pochi sorsi.
Sentii una nuova energia percorrermi da capo a piedi e sospirai soddisfatto

- Sono un vampiro dannazione! È normale che sono cadaverico - gli ricordai - E anche tu -

***

Christina

- Come è andata a scuola? - mi chiese mia madre quando tornò a casa dal lavoro

Me ne stavo tranquillamente seduta sul divano a guardare la televisione e non mi andava poi molto di ricordare il primo giorno di scuola.
Avrei preferito restarmene in vacanza ancora per molto.
Senza contare Logan

Non capivo che cosa aveva contro di me, in primis. E quello che mi aveva detto dopo mi aveva messo i brividi.

Lui sapeva chi ero, sapeva che lo aveva visto davanti quella casa, il problema era che non capivo che cosa voleva da me a quel punto.

- Allora? - chiese mia madre mettendosi davanti alla TV e guardandomi con le mani poggiate sui fianchi

- Allora abbiamo un nuovo compagno di classe - cominciai - E sai che cosa ho scoperto? Che quel ragazzo è lo stesso che ho visto davanti alla casa distrutta ad Amatrice. Mi ha detto che lui viene da lì -

- Cosa? Di nuovo Chris? - chiese portandosi le mani hai capelli

- Di nuovo cosa? - chiesi confusa, anche se sapevo a cosa si riferiva

- Di nuovo le allucinazioni? - chiese - O devo cominciare a credere che tu lo faccia apposta per far impazzire me e tuo padre? -

- Non è un'allucinazione. È stato proprio lui a dirmelo e comunque si chiama Logan -

Mia madre mi squadrò da capo a piedi e io sostenni il suo sguardo.
No questa volta non mi sarei fatta trattare come se fossi pazza.
Poi però, mamma fece una cosa che non mi sarei mai aspettata da parte sua: afferrò il ciondolo che mi aveva regalato la nonna prima di morire e me lo strappò con forza dal collo.

- Che cosa hai fatto? - chiesi alzandomi furiosa

Era l'unica cosa che mi era rimasta di mia nonna e lei non poteva fare una cosa del genere

- È questo il problema, da quando hai questo maledetto coso al collo hai perso la testa! - esclamò arrabbiata

- Non è vero! - esclamai cercando di riprenderlo

- Invece si è questo che ti fa perdere la testa! La psicologa aveva parlato di un trauma e tu ti sei legata a questo oggetto e cominciato a dare di matto dopo la morte di quella donna - disse tutto d'un fiato - Non lo vedrai mai più! -

Uscì dal salotto e si diresse fuori da casa

- No, mamma, ridammelo! - esclamai seguendola di corsa

Lei non mi ascoltò e una volta fuori lo lanciò lontano

- No! Non puoi averlo fatto! - esclamai correndo verso la direzione in qui poteva essere finito

- Fermati! - esclamò mamma prendendomi per un braccio - Lascia stare, è per il tuo bene -

- Nooo! -

- Che sta succedendo? - chiese mio padre avvicinandosi

- Ho fatto solo quello che ci eravamo imposti di fare - rispose lei

Continuai a dimenarmi per andare a cercare il ciondolo ma mio padre mi afferrò e mi riportò dentro

- Smettila Christina, è per il tuo bene - mi disse papà stringendomi a sé

Quel ciondolo...quel ciondolo...senza mi sentivo vuota, vulnerabile, quasi...in pericolo...

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