Capitolo 18

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Logan

Quando sentii bussare alla porta della mia stanza alzai gli occhi al cielo.

Mio zio non mi lasciava in pace da quando avevo mandato via Christina e, sinceramente, mi stava facendo girare la scatole.

Ero completamente guarito, quindi non capivo dov'era il problema. Non mi ero mai nutrito direttamente da una persona prima di Chris e adesso che lei era andata via avrei ripreso a nutrirmi come al solito: bottiglie e sacche di sangue.
Però niente da fare: zio non mi dava pace!

- Logan sto entrando - annunciò con voce roca.

Entrò e lo guardai dalla mia comoda posizione sul letto.

- Se sei venuto per farmi il diavolo a quattro stai perdendo tempo - dissi prima che potesse aprire bocca.

Lui mi si avvicinò furioso come non mai e prima che me ne rendessi conto mi arrivò una sberla in faccia.

- Cosa...? Perché? - chiesi.

Zio Vladimir non mi aveva mai messo le mani addosso prima d'ora. Nemmeno quando ero bambino.

Una parte di me voleva lanciarsi contro di lui perché non aveva nessun diritto di farlo, ma l'altra parte mi disse di starmene buono e capire che cosa l'aveva fatto infuriare così tanto.

- Perché? Mi chiedi anche il perché? Se adesso i cacciatori di vampiri volessero farti fuori non potrei impedirglielo - mi disse sempre più furioso.

E io continuavo a non capire il motivo.
Inoltre, non avevo poi tutta questa voglia di rincontrare i cari cacciatori che si erano divertiti a torturami.

- Potresti spiegarti? - chiesi a quel punto.

- Alzati - mi disse afferrandomi per un braccio e facendomi alzare dal letto.

Feci un movimento brusco e gli feci perdere la presa che aveva su di me.
Ora basta!
Non ero ne un burattino nelle sue mani ne suo figlio!
Senza contare che ero uno dei progenitori e che lui non aveva nessun diritto di trattarmi in quel modo.

Zio mi guardò in cagnesco e restituii lo sguardo ostile.

- Non capisci che hai fatto un casino! - esclamò rosso in volto.

- E tu non capisci che non devi trattarmi così! -

Guardai il suo corpo scattare, aveva intenzione di combattere con me e mi preparai.
Sarà stato anche più vecchio ma io ero più forte.

Poi fece un sospiro e indietreggiò.

- Scusami - disse - Ho perso le staffe -

- Già -

Incrociai le braccia al petto e aspettai una spiegazione.

- Mi ha chiamato il padre di Christina. Dobbiamo andare a casa sua - mi informò.

Sentii una strana sensazione invadermi stomaco e petto.
Che cosa era successo?
Chris era nei guai? Stava poco bene?

- Perché? Che cos'ha? -

- Lo vedrai con i tuoi occhi - mi rispose - E poi...non lo so nemmeno io, non sono stati in grado di spiegarmelo bene -

Deglutii.
Sapevo che c'era qualcosa che non andava.
L'avevo capito subito.
Ecco cos'era quella sensazione!

- Cosa può avere? - chiesi preoccupato.

- Spero non quello che penso -

                               ***

Quando varcammo la soglia della casa la madre di Christina mi guardò in cagnesco.

Davvero, ma perché c'è l'avevano tutti con me?

- Dov'è Chris? - chiesi senza farmi troppi problemi o dare la possibilità a quei due di farmi domande o analizzarmi in qualche modo.

- In camera sua - mi rispose il padre.

- Si può sapere che cosa succede? - chiese mio zio.

- Non lo sappiamo nemmeno noi, è strana e...fa cose che non dovrebbe fare - spiegò l'uomo.

Una descrizione molto dettagliata direi.
Scossi il capo e andai al piano di sopra. Visto che quei due non erano in grado di dirmi che cosa era successo alla figlia l'avrei visto di persona.
Sentii i passi di mio zio dietro di me e dietro ancora quelli dei genitori di Chris.

Bussai alla porta della camera e aspettai.

- Voglio stare sola! - esclamò Christina.

- Non mangia, si stanca facilmente e...gli piace la carne al sangue? A Christina non è mai piaciuta - disse suo padre.

Deglutii.
O cavolo...

Spalancai la porta e la trovai seduta sul suo letto, le gambe strette al petto e lo sguardo perso fuori dalla finestra.

- Chris... - la chiamai.

Lei si voltò verso di me e...mi sorprese! Con una velocità che non avevo mai visto prima in lei mi saltò addosso, facendomi cadere a terra, mi inchiodò al pavimento, salendo sopra di me.
Ero bloccato sotto il suo corpo, mi bloccava i fianchi con le gambe e le mani sopra la testa.

- Christina... - la chiamai.

Aveva gli occhi spalancati e lo sguardo fisso sulla mia gola.

Scossi il capo.

- Christina! - esclamarono i suoi genitori.

- No, state indietro - intervenne mio zio - Anzi... è meglio andare via -

Era un po' un "veditela da solo, nipote"

Chris sibilò e strinse la presa sui miei polsi.
Mi guardò male e anche come se fossi una preda succulenta.

- Non farlo! - esclamai.

Troppo tardi!
Mi azzannò la gola e trattenni un grido. Faceva male, sentivo la pelle che si lacerava.

Ero più forte di lei, dannazione!
Feci forza e me la scrollai di dosso, facendola sbattere contro il letto.
Chris si rialzò quasi subito e fece per caricarmi di nuovo ma quando arrivò, l'afferrai e la sbattei sul letto.

- Ora basta giocare! - esclamai con un ringhio.

Sentivo le zanne uscire dalle gengive e il mio corpo scattare.

Christina si lamentò sotto di me e questa volta fui io ad attaccarmi alla sua gola. Al contrario di lei, però, non facevo male perché io avevo i canini appuntiti.
Presi a bere il suo sangue e Chris gemette. Si rilassò sotto la mia presa e mi lasciò bere.

Dovevo andare avanti.
Sospirai, ormai il danno era fatto e non potevo lasciarla in quello stato, maledizione a me!

- Chris...devi fidarti di me, adesso - dissi staccandomi.

Lei mi guardò con gli occhi grandi e pieni di fiducia e adorazione.
Che cavolo avevo fatto!

Mi morsi il polso e aspettai che uscisse il sangue, poi l'avvicinai alle labbra di Christina e lei prese a bere avidamente.

- Brava... così, bevi -

Quando la staccai si lamentò e quasi ringhiò, ma mi bastò un'occhiataccia per farla stare calma.

Poi avvicinai il polso alla mia bocca e bevvi il mio stesso sangue, lo tenni in bocca per un po' e poi mi avvicinai al collo di Christina, ignettandolo poi nei due buchi che gli avevo fatto.

Chris gemette e mi guardò.
Quando mi sollevai incrociai i suoi occhi e sospirai.

- Scusa - sussurrai.

Christina aveva gli occhi rossi e si toccava i denti con la lingua. Mi sorrise e poi si accoccolò sul letto, stringendomi a sé.
Mi stesi al suo fianco e l'assecondai.
Era il minimo che potessi fare.
Visto e considerato che l'avevo appena trasformata in un vampiro.

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