☀다섯

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Capitolo 5🐷

Capitolo 5🐷

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°.○¤ Even the sound of the rain all night is so sad, as if it knows how I feel °.○¤

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Suono il campanello una terza volta, ma ancora nessuna risposta. Va bene che sono arrivato in ritardo, ma sono sotto casa di Jimin da più di 10 minuti.
Ho anche provato a chiamarlo, ma parte sempre la segreteria telefonica.
Non riesco proprio a capire, è stato lui a chiedermi di venire, non dovrebbe essere almeno a casa?
Mi siedo sugli scalini sperando che sia lui in ritardo, magari tornando da qualche parte si è imbottigliato nel traffico e si è dimenticato di avvisarmi.
Dai cartoni della pizza ormai non esce più il vapore del calore, segno che ormai si stanno freddando. Prendo il mio cartone e nell'attesa inizio a mangiare qualche fetta, giusto per fare qualcosa.

Sono le nove in punto e del mio ragazzo non c'è traccia. Non so se preoccuparmi o essere arrabbiato.
<oh, Hoseok, che ci fai qui seduto a quest'ora di sera?> dal portone del condominio esce la signora che abita di fronte a Jimin. Una vecchietta molto gentile e simpatica che spesso ci offre i suoi Yakgwa (biscotti fritti ricoperti di miele) fatti in casa che sono i dolci più buoni che esistano. Ovviamente non sa che noi stiamo insieme, perché per la sua età non è abituata al fatto che due ragazzi possano frequentarsi, perciò pensa che io sia suo cugino.
<salve signora Lee. Stavo aspettando mio cugino, ma a quanto pare si è dimenticato che dovevamo vederci> mi alzo per rispetto, mentre lei apre del tutto il portone.
<ma il signorino Park non è tornato, è uscito questa mattina, verso l'ora di pranzo>
<Oh, grazie mille signora Lee e mi dispiace di averla disturbata a quest'ora tarda. Arrivederla> mi inchino e mentre questa rientra dentro il condominio prendo i cartoni della pizza e mi allontano.
Si dev'essere completamente dimenticato. Però il fatto che non mi risponda al telefono mi preoccupa un po'; gli mando un messaggio per avvisarlo che sono passato.
Le strade sono poco affollate e le luci delle insegne pubblicitarie le illuminano di mille colori fluo.
Continuo a camminare lungo il marciapiede finché alla fine non mi ritrovo davanti ad un palazzo un po' particolare. È tutto in mattoni e al piano terra c'è una vecchia scuola di ballo ormai chiusa. L'insegna sbiadita però lascia ancora intravedere il nome: Mirage. Vado nella vietta accanto al palazzo ed entro nella porta di servizio della scuola.
Questo posto lo conosco benissimo. Da quando mi sono trasferito a Seoul da Gwangju è diventato il mio posto preferito, il mio luogo sicuro.
Mi sono trasferito qui che avevo sei anni, ma scoprii questo posto quando ne avevo quindici. Stavo facendo un giro in centro ed ero come solito positivo, in più era anche una bella giornata di sole. Ero così sovrappensiero che non mi accorsi che un cane mi rubò dalla mano il sacchetto con dentro vari acquisti che avevo fatto. Lo rincorsi per un bel po' finché non entrò dentro una via isolata e quando lo raggiunsi non lo vidi più. Era magicamente sparito. Guardai un po' intorno, dietro i bidoni della spazzatura, a delle casse di legno, ma il cane non c'era. Poi mi accorsi di una porta di servizio rossa, palesemente inutilizzata da un po' e allora provai ad aprirla anche se ero un po' scettico, ma la porta si aprì. Entrai dentro. Era con molta probabilità il magazzino di una palestra, ma era tutto impolverato e incasinato che capii subito fosse abbandonato da un po'. Ero affascinato da quel posto, sopratutto quando varcai la porta d'uscita del magazzino ritrovandomi dentro un'enorme sala da ballo. Sulla parete di destra c'era la tipica specchiera, tutta impolverata e rotta in vari punti, sparsi qua e là vari attrezzi da ballo e da ginnastica e in un angolo c'era persino un pianoforte ricoperto da un telo bianco. Era tutto così surreale, con la luce che entrava fioca dalle finestre e con la polvere che fluttuava tutta intorno, mi dimenticai pure del cane.
Mi guardai un altro po' intorno e notai una porta accostata accanto a me che segnalava le scale antincendio. La aprii del tutto e iniziai a salirle tutte finché non mi ritrovai sul tetto dell'edificio.
La vista non era delle migliori perché l'edificio non è altissimo, ma si poteva vedere quasi tutto il quartiere. È proprio per questa sua semplicità che mi piace tantissimo. Alla fine il cane non lo trovai, ma riuscii a recuperare il sacchetto che aveva abbandonato sotto il pianoforte.

Ora che ho sistemato l'interno è ancora più mio. Ho messo in ordine i vari attrezzi, spolverato, aggiustato ciò che era rotto, aggiunto qualche mobile preso su internet a poco, et voilà la scuola abbandonata ora è meno abbandonata. La facciata esterna infatti è ancora come prima, per non insospettire qualcuno.
Accendo le lucine di natale che ho appeso per tutta la sala (la bolletta della luce costava troppo e poi queste lucine sono troppo belle) e mi butto sulla poltrona accanto al pianoforte.
L'unica cosa che voglio ora è affogare nella mia pizza e a questo punto anche in quella che avevo preso per Jimin. Credo di non aver fatto vedere a nessuno questo posto, neanche al mio ragazzo... che questa sera si è dimenticato di me. Mentre do un morso ad un'altra fetta di pizza una lacrime scende sul mio viso a cui poi se ne susseguono altre imperterrite. E cavolo, sembro una ragazzina col ciclo. Probabilmente se qualcuno mi vedesse in queste condizioni potrebbe benissimo scambiarmi per una ragazza.

Finito di mangiare l'ultima fetta di pizza i sensi di colpa cominciano ad invadermi, perché essendo un ballerino non potrei esagerare nel mangiare. Prendo la cassa bluetooth e la collego al mio cellulare, poi faccio partire un canzone qualsiasi. Parte un pezzo al pianoforte molto bello e comincio a ballare. Ballo come se ne avessi un disperato bisogno ed in effetti è così, io ho realmente bisogno di ballare. Muovo il mio corpo a ritmo di musica, ballo con le note e mi immagino che ci sia realmente qualcuno seduto sullo sgabello del pianoforte del "Mirage" a suonare per me, a consolarmi con la sua presenza, con la sua disperazione che mette in ogni nota, facendomi sentire meno solo nella mia tristezza.

Ballo e ballo e ballo, finché non cado stremato sul pavimento, stanco e tutto sudato a fissare le luci di natale sul soffitto.

Between Us ||sope|| (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora