We all live in a yellow submarine, yellow submarine, yellow submarine!

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~Yellow Submarine, The Beatles.

Ok sto capitolo è un po' moscio.
Però mhhhhh.
Tranqui ora ne scrivo subito un altro, se mi va lo posto già in tarda serata eheh.
Ho bevuto 3 caffè nelle ultime due ore, quindi sono parecchio gasata.

Qualche settimana dopo~
"Jack, cosa c'è che non va?"
Esclamò Finn, dopo aver sentito Jack lamentarsi nel sonno per l'ennesima volta.
"S-stavo facendo di nuovo quel sogno orrendo..."
Infatti, da un po', degli incubi (in cui Asher obbligava Jack a continuare ciò che stava per fargli fare nello spogliatoio) lo tormentavano.
Finn lo abbracciò e gli lasciò una scia di baci dolci dalle labbra all'orecchio, poi sussurrò.
"Tranquillo. Non vediamo lui e i suoi amici da due settimane, non c'è bisogno di preoccuparsi. Dovremmo festeggiare! E, post scriptum, se ti rivedo Ash attorno lo faccio fuori definitivamente."

Dopo colazione~
Jack ridacchiò per la battuta sui pancake che poco prima Finn aveva fatto e prese per mano il suo ragazzo, giocando con un lembo della felpa rosa chiaro.
"Mi piace questo colore, ti dona."
Commentò il più alto e il castano gli sorrise, arrossendo un po'.
Quella felpa gliela aveva regalata proprio Finn, per San Valentino, e Jack ci era molto affezionato.
Si alzarono dal tavolo da pranzo di casa Wolfhard e raggiunsero l'ingresso.
Faceva parecchio caldo per essere una giornata di marzo inoltrato, così decisero di non mettere la giacca.
Il tempo a Port Hope variava così tanto, date le montagne e il mare a pochi chilometri dalla cittadina, che molto spesso capitava che la primavera cominciasse prima.
Proprio mentre stavano per uscire, il telefono squillò.
Finn si precipitò a rispondere, poggiò la cornetta all'orecchio e si stupì di sentire di nuovo, dopo mesi, la voce dei suoi genitori.
Si bloccò un attimo.
"Finn? Finn ci sei?"
Era sua mamma, non la sentiva da quando gli aveva confessato il suo amore per Jack.
"Per voi? Non ci sono più."
Finn fece per riattaccare, ma il suono delle parole di suo padre lo bloccò.
"Finn. Ci manchi e devo parlarti."
"Devi parlarmi, eh? A quale proposito?"
Era parecchio teso e arrabbiato.
"Del tuo ragazzo. Jack, giusto? Siete ancora una coppia?"
La voce di suo padre si incrinò sulla parola "coppia".
"Si chiama così. E sì, stiamo ancora insieme."
"Oh...senti, io non volevo arrivare a tanto, ma devo proporti l'idea di tornare in Canada da noi, Finn."
Finn batté un piede sul parquet.
"E per far cosa?! Rimanere da solo? Per giorni e giorni senza vedervi dato che siete sempre impegnati? Con me non ci sarà più Nick! E neppure il mio Jack-"
Finn percepì nello stesso istante quanto aveva alzato la voce e quanto questo aveva irritato suo padre.
Erano rare le volte in cui lo aveva visto, o in questo caso sentito, in collera e al sol pensiero di Eric arrabbiato gli sudava la fronte.
"Tesoro, devi capire che-"
Cominciò sua madre, ma Finn la interruppe, guardando Jack dolcemente.
"Mamma, papà, io resto qui."
E chiuse la chiamata, poggiando la cornetta al suo posto.

Arrivarono a scuola in ritardo.
Il sole rischiarava i corridoi vuoti, passando per le finestre sporche e scritte.
I due ragazzi saltarono la prima ora e andarono a sedersi su uno dei tavolini da picnic in cortile.
"Sono parecchio triste."
"E io sono troppo frustrato! Come si permettono di giudicarmi quando per anni non hanno avuto neppure la decenza di farmi da genitori?"
Jack lo fissò e gli afferrò le mani nelle sue.
Mentre gliele massaggiava con i pollici, gli sorrise.
"Mio padre, anni fa, prima che prendesse il vizio dell'alcol, mi disse che quando mi sarei trovato arrabbiato o triste, avrei potuto fare una cosa, e lui non mi avrebbe vietato di farla."
"Cosa?"
"Ti va di saltare la scuola?"
"Detto da te suona parecchio strano, ma perché no?"
I due si baciarono velocemente e corsero all'auto bordò.

"Perché siamo a casa tua?"
"Lo vedrai."
Salirono le scale rincorrendosi e Finn quasi cadde.
"Sei proprio un deficiente!"
"Ma davvero?"
Wolfhard si aggrappò al retro dei jeans del suo ragazzo, tornando in equilibrio.
Jack gli lanciò un'occhiataccia e tirò giù la botola della mansarda.
Ci salì per un paio di minuti e Finn attese in corridoio, facendo stupide allusioni al sedere di Grazer.
"Se non ti muovi ti tiro via da quella scaletta per i pantaloni."
Il castano sbuffò e balzò sul pavimento con una scatola tra le mani.
Aprì la scatola e Finn strabuzzò gli occhi.
"Una pistola?!"
"Si."
"Sai usarla?"
"Certo, siamo in America nel bel mezzo degli anni 80', mio padre ha pensato che insegnarmi ad usarla sarebbe stata un ottima trovata. Capisci ciò che intendo?"
Finn negò confuso e Jack rise.
"Ah, giusto, sei canadese. Da te si dialoga dolcemente anche con i ladri birbantelli!"
Il corvino gli tirò uno schiaffetto sulla nuca.
"Forza, ti mostro come usarla."
"Io non credo che- Oh, al diavolo!"
Esclamò Finn, gli occhi al cielo.
"Oggi mi spaventi più del solito, babe."

Jack impugnò la calibro e chiuse un occhio.
"Per prima cosa devi prendere la mira e togliere la sicura."
Il castano mostrò a Finn come stendere le braccia e rimosse il gancio di protezione.
"Poi devi allargare le gambe per tenere salda la posizione."
Jack fece un sorrisino.
"Infine spari."
Il proiettile tagliò l'aria, provocando un suono davvero acuto, dopo ruppe una delle bottiglie di vetro poggiate sul tronco dell'albero caduto.
"Fortuna che siamo nel bosco."
Pensò Finn.
"Mi sento già meglio."
Affermò Jack.
"Come mai non ti ho mai visto sparare prima d'ora? Perché non me l'hai mai detto?"
"In realtà non lo faccio da un po'...da quando mio padre ha iniziato a scolarsi due cassette di birra a sera, a dirla tutta. Avevo paura che trovasse la pistola e..."
Lasciò la frase in sospeso.
"Non voglio neanche pensarci. Per questo la nascondevate in mansarda?"
"Si."
Calò un breve silenzio.
"Ok, voglio provare."
Jack fece un mezzo sorriso.
Finn prese la mira e poggiò entrambe le mani sulla calibro.
Uno sparo risuonò nel bosco e il corvino cadde per terra.
"Scusami, non ti avevo avvisato. Attento al rinculo!"
"Sei uno stronzo!"
"Ma almeno hai preso il bersaglio!"
Entrambi risero, divertiti.

Era appena pomeriggio quando i due si rimisero in auto.
Attraversarono il bosco e poi la lunga strada deserta all'ingresso della città, sulle note di "Yellow Submarine" che stavano dando alla radio.
Superarono il passaggio a livello, il benzinaio e poi fecero per oltrepassare il meccanico quando qualcuno li richiamò a gran voce.
"Jaeden! È da troppo che non ci si vede!"
"Sto guadagnando un bel gruzzolo. E in più ci so fare con le macchine!"
Il ragazzo rise e guardò la coppia.
Finn e Jack non poterono non pensare ancora a quanto fosse buono quel ragazzo e a quanto in fondo tenesse a Wyatt, il suo migliore amico.
"Vi abbraccerei, ma la mia tuta..."
Era una divisa di quelle grigiastre, fissate da una cintura da tuttofare in vita e abbinata ad un paio di guantoni da lavoro. Era sporco di benzina e lubrificante dalla testa ai piedi.
"-Non è nelle migliori condizioni! Scusate, devo andare, sono pieno di robe da fare, qui. Ma tranquilli, avrò modo di passare del tempo con voi stasera, ci sarete alla festa?"
"Quale festa?"

Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina⭐️💙

𝐌𝐨𝐨𝐧𝐥𝐢𝐠𝐡𝐭 - 𝐅𝐚𝐜𝐤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora