Ormai la mia pazienza e lo stato d'animo sono davvero al limite, visto che ormai sono ore che lo aspetto, ma come al solito non arriva mai all'orario prestabilito. Okay, è in ritardo soltanto di mezz'ora, e forse è la mia insana gelosia nei suoi confronti a farmi credere che sono passate ore; a volte sembra che lo faccia apposta solo per farmi arrabbiare. Tanto lo stronzo sa benissimo che basta farmi due moine con uno dei suoi intensi sguardi da cucciolo abbandonato – che, per capirci meglio, scioglierebbero anche un iceberg in pieno inverno – per farmi capitolare e perdonarlo subito. Perché Nathan è così, uno spirito libero che ama la vita e ogni sua piccola sfaccettatura. È una persona forte e coraggiosa, che affronta le difficoltà che la vita gli butta addosso, senza paura e sempre con il sorriso. È dolce, altruista e non rifiuta mai di aiutare gli altri, anche quando non gli viene richiesto. È difficile che io lo veda triste o arrabbiato, a meno che non gli tocchino le persone che ama. E io, fortunatamente, sono tra queste.
Nathan è sempre stato un punto fermo nella mia vita, una roccia su cui mi aggrappo quando ho timore di non farcela da solo. Mi ha sempre guidato e spronato a prendere le decisioni fondamentali nella mia vita. Insomma, Nathan è stato ed è tuttora il mio punto di riferimento. Non potrei mai immaginare come sarebbe stata la mia vita se non lo avessi conosciuto.
Ricordo ancora il giorno che lo incontrai: era il primo giorno d'asilo, ed io piangevo attaccato alle gambe di mia madre perché avevo paura di rimanere da solo con tutte quelle persone estranee. Sono sempre stato un asociale, e la vicinanza con la gente mi metteva in soggezione. Anche solo dire "Buongiorno" alla vicina di casa o giocare con altri bambini al parco, mi faceva arrossire e cominciare a balbettare senza tregua. Anche quel giorno non riuscivo a placare quel senso d'angoscia, portando mia madre alla decisione di riportarmi a casa, finché qualcosa mi fece calmare, un brivido sulla schiena che, d'istinto, mi fece voltare verso una direzione precisa.
E fu li che li notai, un paio bellissimi occhi azzurri che mi fissavano, che mi sorridevano; due occhi incastonati sul viso di un bambino che mi guardava, e nello stesso momento, allungò la mano verso di me per farmi capire di andare da lui. Ancora oggi non so cosa mi abbia spinto ad avvicinarmi, ma, senza accorgermene, lasciai la gamba di mia madre, e andai da lui, e da quel giorno non ci siamo più separati.«Ciao, mi chiamo Nathan. Vuoi diventare mio amico e giocare sempre con me?» mi chiese, guardandomi negli occhi.
«Sì... Saremo amici per sempre» risposi fermamente, e come dice il motto dei moschettieri –uno per tutti e tutti per uno– siamo sempre pronti l'uno al bisogno dell'altro, in ogni circostanza. Io ci sarò sempre per lui, come Nathan ci sarà sempre per me. Certe volte non serve neanche chiedere, basta guardarci negli occhi e qualcosa ci dice che abbiamo bisogno di un abbraccio, o solo di una semplice stretta di mano, per stare meglio. E oggi è uno di quei giorni. Ho voglia di essere coccolato, di averlo accanto, ma come al solito è in ritardo e sto davvero cominciando ad innervosirmi. Stavo per chiamarlo al cellulare e insultarlo per l'ennesimo ritardo, quando due mani mi coprirono gli occhi e un brivido mi percorse la schiena.
Mi irrigidisco, posando le mie mani sui polsi della persona che si è permessa di toccarmi, ma una semplice parola mi fa rilassare, capendo subito chi è. «Scusami.» Un sorriso mi comparve sul volto, sentendo Nathan così abbattuto. Il tono della sua voce esprime quanto è dispiaciuto per il suo ritardo e questo mi rende felice, ma stavolta voglio farlo penare, perché non è giusto che la passi liscia senza soffrire un po'.
«Te lo puoi scordare che stavolta ti scuso. Un'ora, Nate... Un'ora!» dissi, con lo sguardo serio e severo, fissandolo negli occhi. Mi sto facendo paura da solo per quanto sono convincente. Se non sapessi che sto recitando, ci crederei pure io. «È un'ora che ti aspetto, e neanche ti sei degnato di avvisare che tardavi. Sei cattivo, Nathan, e io non ce la faccio più con te. Quando fai così, mi dimostri che non mi vuoi bene e comincio seriamente a pensare che forse è meglio se non siamo più amici.» Appena finisco il mio teatrino, chiudo gli occhi velocemente e tento di non ridere, ma questo mi impedisce di vedere Nathan diventare serio e pallido in volto.
«Sta-stai scherzando, vero? È uno scherzo, giusto? Alex, io non volevo... Ti-ti prego... non potrei mai stare senza di te. La tua amicizia è tutto per me. Mi-mi dispiace...» Apro gli occhi e rimango pietrificato quando vedo il suo viso rigato dalle lacrime, con un'espressione terrorizzata dopo aver ascoltato le mie parole. Non lo avevo mai visto piangere prima d'ora, neanche dopo la morte dei suoi genitori, e questo mi ha fatto sentire uno strappo al cuore, come trafitto da una spada. Per uno stupido scherzo l'ho fatto piangere e questo non posso permetterlo. Mi avvicino a lui e sorrido, guardandolo negli occhi, facendogli capire che era tutto uno scherzo. Non c'è bisogno di parole, basta solo il contatto. Ma nel preciso istante che tocco la sua mano, avverto come un nodo allo stomaco e mi sento cedere le gambe. Comincia a girarmi la testa e di colpo diventa tutto nero.
PoV Lexie
Adesso sono davvero infuriata! Stavolta non la passerà liscia. Non solo è arrivato in ritardo, ma pretende che lo perdoni solo con delle scuse. È in piedi davanti a me, con la sua tenuta da generale che lo rende fiero e bellissimo, che mi guarda, sorridendo, come se niente fosse. Come se non fossero ore che lo attendo mentre lui era chissà dove a fare chissà cosa; ma, soprattutto, chissà con chi. Non voglio neanche pensarci. Stavolta esigo la verità.
«Siete un mascalzone e un bugiardo, Ethan! Avevate promesso di essere qui all'imbrunire, e invece siete arrivato quasi a notte tarda. Si può sapere quale incombenza del nostro re vi ha trattenuto? O dovrei dire con chi vi siete trattenuto? Anzi, no, non voglio sapere con quale donna di malaffare avete giaciuto, altrimenti potrei fare una pazzia» gli dico, urlando, mentre il suo volto cambia espressione, facendosi improvvisamente serio.
Non l'ho mai visto con questa espressione e mi irrigidisco, preoccupata. «Non ero con nessuna e mai nessuna ci sarà nel mio cuore all'infuori di voi, Alexandra. Io vi amo più della mia stessa vita, e preferirei morire piuttosto che viverla senza di voi». Rimango pietrificata dalle sue parole, perché è la prima volta che mi esterna i suoi sentimenti e questo mi fa iniziare a piangere senza che me ne accorga. «Tu sei e sarai sempre la mia sola e unica ragione di vita, Lexie. Sempre e per sempre.» Ethan si avvicina e prende il mio viso tra le mani, mi asciuga le lacrime con i pollici e mi bacia con tutta la passione e l'amore che ha in corpo. Vuole farmi sentire che le sue parole sono vere e io ricambio il bacio con la stessa passione. È una bacio intenso, diverso dai baci che ci siamo scambiati fino a questo momento: è pieno di ardore, che mi fa sentire un calore allo stomaco che scende nel mio ventre; in quel momento ho preso la decisione più importante della mia vita.
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CHARMED DESTINY
RomancePuò il Destino sconfiggere una Maledizione, dettata da una gelosia morbosa? Può il Destino sconfiggere una Maledizione, che impedisce a due anime gemelle di ritrovarsi? Questa è la storia di due ragazzi, cresciuti insieme fin dall'infanzia, che igno...