Epicuro

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"Tieni il tuo compito Hemmings." la professoressa sta passando tra i banchi consegnandoci i compiti di filosofia che avevamo fatto solo un paio di giorni prima.

Avevo il terrore di vedere il voto, nonostante avessi studiato molto e avessi fatto un tema su Epicuro, il mio filosofo preferito fino ad ora.

Girando il compito vedo scritto e cerchiato in rosso una A+ e quasi mi viene un infarto.

Ho quasi il timore che la professoressa abbia sbagliato persona ma poco dopo aver terminato di consegnare i compiti, mi chiama alla cattedra.

"Hemmings, vorresti leggere la parte iniziale del tuo tema ad alta voce, visto che il compito non è andato bene a parecchie persone?"

"Certo professoressa." mi scharisco la voce con un colpo di tosse e sento il vociare dei miei compagni affievolirsi fino al silenzio. Sono tutti concentrati su di me, così inizio a leggere, con un pó di timore.

«Quanti di noi ricercano la felicità ogni giorno senza mai conseguirla? Quanti la trovano e poi la perdono? Epicuro sosteneva che la filosofia avesse il compito di consolare l'uomo, di aiutarlo nella ricerca della felicità e di aiutarlo nel trovare e assaporare fino in fondo le cose che ci danno gioia e piacere poiché se una cosa ci provoca dolore è meglio lasciarla andare.» inevitabilmente il mio sguardo cade su Michael che fissa un foglio davanti a sé e su Calum che sta guardando fuori dalla finestra. Forse è per loro che amo così tanto Epicuro. Rispecchia tantissimo il mio stato d'animo.

"Bene Hemmings. Puoi tornare al posto. E voi tutti dovreste imparare da lui. È così difficile studiare e andare bene in un compito?" torno al mio posto mentre le parole della professoressa scompaiono nella mia testa fino a non sentirle più, mi siedo e osservo ogni singolo movimento di Michael. Lo vedo fermare una lacrima sulla guancia per poi tornare a concentrarsi sul foglio di prima. Vedo anche una F cerchiata sul suo foglio.

So che non dovrei sentirmi cosi, ma mi dispiace per lui. Non solo per il compito, ma anche per averlo trattato malamente l'altro giorno. Non se lo meritava dopotutto. Lui ha fatto il primo passo, mi ha addirittura baciato. Non l'avrebbe mai fatto il Michael Clifford di prima. Decido così di parlargli dopo che la lezione è terminata.

Al suono della campanella lui scappa via e io cerco di rincorrerlo ma Calum mi ferma.

"Luke."

"Cosa vuoi Calum?" chiedo scocciato

"Parlarti. Sei tornato da quasi una settimana e non mi hai ancora rivolto la parola."

"Prova a indovinare il perché?"

"Michael te l'ha detto? Ti ha detto che era solo una messa in scena per vedere la tua reazione? Lui aveva solo paura che tu non provassi più gli stessi sentimenti di prima."

"E tu hai pensato bene di stare al suo gioco, sapendo che mi avresti fatto soffrire?"

"Lo so ho sbagliato, ma cerca di capire..."

"No Calum... non cerco di capire. Eri il mio migliore amico. Un comportamento del genere me lo sarei aspettato da Michael ma non da te. Io e te ci conosciamo da 17 anni, sei sempre stato al mio fianco, mi hai sempre aiutato e io mi sono sempre confidato. Non pensavo avresti avuto il coraggio di pugnalarmi alle spalle."

"Ma era una farsa Luke!"

"No Calum, non lo era. Se no me lo avresti detto. E ora scusami, ma devo fare un'altra cosa più importante."

Cerco di ricordare gli ultimi passi di Michael mentre camminava per il corridoio ma poi mi affido alle mie sensazioni e vado verso il parco dietro la scuola.

In Case -Muke-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora